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che jella ragazzi...

D

dexxter

Guest
un operaio di 44 anni in cassa integrazione si è ucciso ieri impiccandosi nel garage della propria abitazione a Marmorta di Molinella (Bologna), dove viveva con la moglie - rimasta a sua volta senza lavoro circa un anno fa - e le due figlie di 6 e 13 anni.
A scoprire il corpo dell'uomo, originario della provincia di Matera e arrivato in Emilia per lavoro più di dieci anni fa, è stato un vicino di casa, anche lui dipendente in cassa integrazione nella stessa azienda.

«Può essere successo solo per colpa del lavoro, non avevamo nessun altro problema», ha detto la moglie dell'operaio. «Non doveva farlo, insieme avremmo risolto tutto, avevamo tanti amici».
L'uomo lavorava alla Nuova Renopress di Budrio, azienda che produce ricambi per auto protagonista di una battaglia sindacale che dura dal 2008 e riguarda 106 operai. Per guadagnare qualcosa, l?operaio cantava di sera in qualche locale della zona, dove organizzava anche il karaoke, e intanto aveva spedito diversi curriculum alle aziende.

Proprio ieri mattina, una delle aziende che ha ricevuti il curriculum dell?uomo avrebbe chiamato a casa dell'operaio per proporgli un colloquio, ma in casa c'erano già i carabinieri e i sanitari del 118, che hanno potuto solo constatare il decesso.
Ieri mattina l'operaio ha accompagnato la figlia più piccola all' asilo, poi è sceso in garage, ha preso una corda che la bimba utilizzava per saltare e giocare e si è impiccato. La moglie in quel momento stava facendo le pulizie da una signora che abita nella stessa via. Secondo i carabinieri l'uomo non avrebbe lasciato messaggi.

«Sicuramente soffriva, aveva problemi come gli altri operai della Renopress e sicuramente questa situazione non ha aiutato - ha commentato un funzionario Fiom della zona di Budrio, Predo Pucci - ma ci andiamo con i piedi di piombo, non possiamo dire che è stata la causa scatenante. C'era la cassa a rotazione, lui era ai forni e riusciva a lavorare un po? di più, ma comunque la situazione era pesante. Abbiamo un grande dolore e stiamo in contatto con la famiglia»
 
specialmente perchè si lascia una famiglia che deve continuare a cercare di tirare avanti, con che coraggio ci si suicida? mah
 
Gunsite ha scritto:
specialmente perchè si lascia una famiglia che deve continuare a cercare di tirare avanti, con che coraggio ci si suicida? mah
Il coraggio non c'entra niente.

Si può pensare al suicidio per disperazione, poiché non si intravede una via d'uscita da una situazione tragica, o si può farlo per la vergogna di dover ammettere il proprio fallimento, l'incapacità di riuscire a provvedere ai propri cari.

Può entrarci il rimorso per scelte sbagliate o occasioni mancate, o l'orgoglio, che non permette di piegare la schiena davanti a un sopruso inaccettabile.

Con che coraggio invece, mi chiedo, ci si permette di giudicare l'ultima (e per questo intima e genuina) espressione della volontà di un uomo?

Non sarebbe meglio prenderne semplicemente atto e, magari, adoperarsi perché nessun altro ne debba mai sentire nuovamente il bisogno?
 
PURTROPPO LA DIMINUIZIONE DEL LAVORO PORTA TANTI PROBLEMI IN UNA FAMIGLIA CHE TI SI ACCUMULANO POI QUANDO VIENE LA BOTTA FINALE CHE VIENE A MANCARE DEL TUTTO E' MOLTO FACILE CEDERE A QUELLA MANIERA E' TREMENDO
 
Poveraccio, un atto di disperazione definitivo.
Purtroppo, però, lascia ancora + nella c.acca chi rimane, A meno che non abbia un assicurazione sulla vita.
Scusate il cinismo, ma purtroppo è così.
 

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