<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=1500520490268011&amp;ev=PageView&amp;noscript=1"> Cambio punto di vista. | Il Forum di Quattroruote

Cambio punto di vista.

Questa mattina mi sono svegliato con i primi sintomi di influenza A, quindi perdonatemi se questo topic è un po' strano (anche se credo non meriti lo spostamento in OT).

Ebbene, leggevo velocemente la discussione "Ancora Honda..." alla quale non ho potuto partecipare, e ho avuto questo pensiero: "Ma perché diamo sempre tutto per scontato?"

Intendo dire, quando tutti noi ci riferiamo all'oggetto "autovettura" diamo per scontato che si stia parlando di un qualcosa pensato in modo razionale e da tutti condiviso. Non parlo ovviamente delle diverse soluzioni tecniche, ma proprio della logica che sta dietro all'oggetto.

Facciamo il classico gioco per assurdo: le automobili non esistono e dobbiamo inventare oggi qualcosa per soddisfare la mobilità individuale, ponendo come assunto arbitrario che non sia possibile risolvere tutte le esigenze possibili attraverso i mezzi pubblici, per quanto evoluti ed evolubili.

Siamo sicuri che nelle risposte che ci inventeremmo arriveremmo a descrivere l'automobile come ce la ritroviamo per le mani oggi? L'auto reale di oggi è frutto di un'evoluzione tecnica lunghissima e di un'evoluzione commerciale che ha seguito e talvolta determinato percorsi tutt'altro che razionali.

Quindi, anziché pensare a come vorremmo migliorare l'auto di oggi, perché non pensare direttamente a come vorremmo la nostra vettura ideale?

Si tratta, come da titolo, di cambio di punto di vista radicale. E non credo che si possa obiettare che non sia possibile ripensare all'automobile in modo diverso da come questa è oggi. Si può fare invece tutto, compatibilmente con le tecnologie esistenti e le valutazioni di impatto ambientale. Se questo non si fa, è piuttosto perché commercialmente progetti troppo arditi si presentano come troppo rischiosi per chi li deve proporre e vendere.

Quindi, dovremmo dare per scontato che le vetture che guidiamo tutti i giorni non sono le migliori possibili, ma il frutto di una serie di scelte operate negli anni, di una selezione naturale volendo citare Darwin, che si è adattata non tanto a ciò che sarebbe meglio, bensì a ciò che può sopravvivere meglio, che nel caso specifico corrisponde a ciò che si vende meglio e più fa guadagnare la Casa che produce il tal oggetto, consentendone la sopravvivenza.

Ma, rimanendo nel paragone darwiniano, se mutano le condizioni ambientali? Alcuni "scossoni" ci sono stati in passato (crisi energetica anni '70 per esempio), e alcuni effetti si sono visti.

Anche oggi assistiamo ad un nuovo, grandissimo, "scossone". Le vetture che più si vendono oggi sono più piccole e consumano meno. Certi dinosauri rischiano l'estinzione. La selezione naturale sta operando a pieno regime.

Ma le Case reagiscono. Giustamente, devono sopravvivere.

La mia domanda, e qui mi innesto fortissimamente sulle note posizioni di meipso, pur avendo io notoriamente una posizione più sfumata: quanto di ciò che stanno proponendo le Case oggi per sopravvivere va nella direzione del rispondere alla iniziale domanda di mobilità individuale e quanto invece si tratta di pure operazioni volte alla semplice sopravvivenza senza collegamento alla funzione primaria dell'oggetto?

Non si tratta di questione da poco, perché il tipo di oggetto che possiamo acquistare influenza fortissimamente la nostra vita quotidiana.

Un esempio veloce veloce su tutti: riconosciamo che le vetture di oggi sono meno durature di quelle di ieri, alla stessa maniera di TV, telefoni, lavastoviglie e lavatrici, solo per citare qualche oggetto pure lui presente in tutte le nostre case. Eppure, mentre tutti gli altri elettrodomestici, in cambio della minor durevolezza, sono crollati come prezzi, rendendo talvolta accettabile il rimpiazzo dato che è bilanciato da migliorie tecniche reali sul piano funzionale a costi decisamente inferiori dell'oggetto rimpiazzato, per quanto riguarda l'automobile i prezzi aumentano. Se vogliamo spendere gli stessi soldi dell'oggetto rimpiazzato dobbiamo comprare meno automobile. E per non farci sentire più poveri, come invece mi pare ovvio, si usa il termine downsizing che rende più elegante la scelta e si aggiungono tante belle "lucine" di poco costo ma grande scena (ripeto, anche se noto, che in questo forum al termine "lucine" di meipso devono essere accostati un po' tutti i gadget elettronici e non solo che infarciscono le auto di oggi).

Ovviamente anche l'obiezione che si deve tener conto di normative di sicurezza ed ambientali ha il suo peso, che però diminuisce fortissimamente se pensiamo a quali sono le pressioni che le determinano. Qualcosa di buono è stato sicuramente fatto, ma più che altro incidentalmente rispetto ad altre necessità...

Ok, non voglio domani mattina una vettura con 3 ruote e 1 portiera e le ali, ma dico in buona sostanza che, potendo scegliere (che spero oramai si capisca non vuol dire scorrere i listini e i cataloghi bensì pensare piuttosto al costruire un oggetto completamente diverso), mi piacerebbe poter acquistare un oggetto che sia economico da acquistare e mantenere e durevole (anche 10 anni e più: chi cambia, come me, vettura piuttosto spesso non pensi che la cosa non sia interessante...una vettura di 3 anni con ancora tanti anni di vita davanti avrebbe un valore residuo di un certo peso, non ridicolo come ci tocca accettare oggi). Meccanica ben fatta senza sofisticazioni tecniche fini a sé stesse. "Fuffa" ridotta al minimo indispensabile, eventualmente integrabile aftermarket se proprio uno non può fare a meno di un qualche gadget specifico.

In questo forum di appassionati qualcuno potrebbe dire: ma non c'è più il divertimento! Pochi cavalli e vetture più lente...dov'è il progresso?. Ma, scusate, qualcuno si ricorda le vetture di 30 e passa anni fa? Avevano potenze ridicole rispetto ad oggi, velocità quasi sempre sotto i 180... eppure erano divertentissime da guidare, più di qualsiasi turbo-gt-vtec di oggi. Erano più pericolose, certamente, ma in 30 anni si sarebbe potuta trovare una strada che unisse la sicurezza alla piacevolezza di guida. Invece no. E' passata l'equazione "più cavalli=più divertimento" che funzionerebbe pure, peccato che la disponibilità di cavalli ha consentito di aggiungere peso e fuffa alle nostre vetture.

Intendiamoci, peso e fuffa che paghiamo a peso d'oro.
 
Mamma mia, chi sa se qualcuno si prenderà la briga di leggere ?sto malloppone di post? chiedo scusa a tutti, evidentemente l?influenza ha richiesto il suo obolo?
 
Ciao GuguLeo, ho letto il "malloppone" e .......... si, tutto vero, tutto condivisibile. Purtroppo siamo nel campo dei se. La realtà è che dobbiamo subire questo sistema, cercando di farci fregare il meno possibile. Mi ritengo un appassionato "ignorante" di auto, nel senso che mi piacciono, le cambio spessissimo (troppo, secondo mia moglie) ma non sono certamente un tecnico del settore. Personalmente faccio volentieri a meno del blasone e cerco di acquistare, non solo in campo automobilistico, ciò che credo mi appaghi e cui attribuisco caratteristiche superiori al resto dell'offerta (non solo e non necessariamente in termini di prestazioni, dotazioni, funzioni ed ammennicoli vari), disperando, comunque, di riuscire anche solo ad "intaccare" il sistema attuale.

Rimettiti presto e bene dall'influenza.

Lampeggi febbrili.

Moro
 
Ciao, Dario. Vedo che i sintomi dell'influenza "A", anche se sono le prime avvisaglie, non ti hanno tolto alcunché a riguardo della lucidità intellettiva necessaria a gestire argomentazioni estremamente articolate e complesse come quella di specie.
Bene. La "tempra" si vede anche da questo...... ;)
Ho letto con attenzione il tuo post che trovo assai interessante.
Mi soffermo solo su due, tre punti che ritengo particolarmente sensibili.
Ad esempio, la domanda che formuli, ovvero "quanto di ciò che stanno proponendo le Case oggi per sopravvivere va nella direzione di rispondere alla iniziale domanda di mobilità individuale e quanto invece si tratta di pure operazioni volte alla semplice sopravvivenza senza collegamento con la funzione primaria dell'oggetto?" apre a diverse considerazioni, prima ancora che richiedere una risposta. Il concetto di "mobilità individuale", intanto; credo che gran parte della risposta non possa esimersi dall'essere in stretta correlazione con quanto si possa intendere con questo concetto.
Se per mobilità individuale intendiamo un'iniziativa per l'espletamento della quale serva un apparato, più o meno complesso, in grado di essere usato all'occorrenza da un qualsiasi fruitore per spostarsi autonomamente da un punto "A" ad un punto "B", credo che le vetture conservino, ed anzi, per tanti aspetti abbiano addirittura enfatizzato questa caratteristica.
Il problema, a mio avviso, sorge sul come avviene questo tragitto. Se immaginiamo questa modalità (il come) in maniera assimilabile a quanto avverrebbe se potessimo disporre di un piccolo autobus pilotato direttamente da noi stessi, si ritorna in pieno a quanto sopra. Se invece ci troviamo, per le più disparate circostanze (cultura, formazione, tradizione di famiglia, velleità personali e quant'altro) ad essere sensibili all'intimo rapporto che si istaura tra veicolo e guidatore, anche se il veicolo medesimo viene utilizzato per scopi molto lontani dal "ludico", la situazione si ribalta drasticamente. Oggi è troppo massiccio il diaframma che separa il guidatore da quello che fa la macchina; i comandi che egli impartisce sono drasticamente mediati, pre-interpretati da una logica messa in atto a monte, non nostra, e che quindi deve andare "abbastanza" bene in tutte le situazioni, il che vuol dire che proprio bene non va per nessuna. Sarebbe il guidatore, invece, a dover imporre il dovuto controllo sulla vettura in modo da adattarne il comportamento alle più disparate situazioni, dalla gita lungo mare, all'ambito urbano, al percorso autostradale a quello misto-collinare. E così via.
Quel che vogli mettere in evidenza, prendendo spunto dalle tue pregiate considerazioni, è che prima le vetture non erano così "limitate". Erano messe in condizioni tali per cui la si poteva usuare con soddisfazione in quasi ogni circostanza, purché chi guidasse fosse capace di farlo, di ottenerlo. E' stato, quindi, dato un grosso giro di vite agli estremi dell'insieme delle condizioni d'uso; se è per la città, fuori andrà così-così. Se è per i percorsi autostradali, nel misto andrà così-così. Se va bene nel misto, in autostrada sarà non proprio appagante, e così via. Dal momento che la limitazione dell'ambito di applicazione del funzionamento di taluni apparati comporta una minore cura nella realizzazione dei medesimi, è facile intuire che tale situazione è scaturita da un forte protendimento verso la riduzione dei costi progettuali e produttivi.
Oggi, l'approccio è molto differente; si riesce a fare un po' meglio in diversi ambiti, e questo farebbe presupporre una maggiore polivalenza che striderebbe con con il concetto di limitatezza descritto sopra; ma il fatto è che si fa un po' più di tutto ma un po' peggio di tutto. Non so se riesco ad essere chiaro. Ed anche quel che si riesce a fare, vede il guidatore sempre meno "protagonista".
Si aumenta in tal modo la sicurezza? giusto, in qualche ambito; però si è posta forse troppa attenzione a quella passiva piuttosto che a quella attiva, proprio perché in quella attiva gioca un ruolo maggioritario il guidatore, mentre nell'altra no. Una vettura agile, maneggevole, stabile, reattiva, comporta un tenore di sicurezza attiva sicuramente più alto, se ben manovrata, rispetto ad un veicolo che assecondi in minor misura il volere del pilota. E' anche molto importante, a mio avviso, che tali caratteristiche si mantengano a lungo costanti, proprio per enfatizzare la possibilità che si instauri un feeling concreto- che richiede tempo ed assuefazione - tra colui che guida e l'attuatore della sua volontà, ovvero il mezzo "automobile". Affidabilità e costanza prestazionale, quindi, a ben vedere, sono parte integrante della sicurezza. E pure del piacere di guida.
Ecco che la condizione ideale sarebbe mantenere caratteristiche dinamiche di prim'ordine (volti al conseguimento della sicurezza attiva e del piacere di guida) ed affiancarle ai dispositivi di sicurezza passiva.
Purtroppo, però, motivi legati essenzialmente al contenimento dei costi hanno posto le seconde in primo piano. Con questi ultimi, infatti, è possibile dichiarare sicuro - o farlo percepire come tale dall'utenza - un comportamento stradale non del tutto sano, non del tutto equilibrato, che, per di più, tenda a decadere velocemente per la scarsa qualità della componentistica adottata; comportamento stradale che deriva, quindi, da un minor impegno, sia concettuale che economico, verso i comparti correlati. Al contempo, è pure possibile evidenziare un "plus" senza necessariamente evidenziare, anzi, nascondendo con cura, il deficit perpetrato per i fini suddetti. Si toglie senza dirlo, si aggiunge per dare l'idea della presenza di qualcosa in più in modo da poterlo far pagare. Ecco che la sicurezza passiva può ritenersi salvaguardata ma quella attiva no, tirandosi dietro, al ribasso, anche il piacere di guida.
 

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