<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=1500520490268011&amp;ev=PageView&amp;noscript=1"> Bella 'e mammà..... | Page 2 | Il Forum di Quattroruote

Bella 'e mammà.....

L'alternativa però è una mamma che non interviene o che se lo fa non interviene per difendere il figlio ma per dirgli che è un ciuccio e il professore ha ragione.
E' molto più comodo fare la figuraccia e lasciare al professore cattivo il ruolo di bersaglio delle ire dei genitori.

sei all'università non alle medie, le questione le devi risolvere tu studente, nel bene e nel male, i genitori per me in quel percorso di studi non devono entrare , se poi non riesci a superare le difficoltà allora non fa per te ,anche perchè poi anche se ti laurei e ti immetti non mondo lavorativo non è che ti porti dietro mamma e papà.
Io non discuto che non si possa anche litigare con un professore, io stesso l'ho fatto perchè non ho mai sentito la sacralità del professore all'università, però ho litigato io con quello mica mia madre...certo poi ho cambiato esame dopo che ho litigato con il professore :)
 
Io alle medie mi lamentavo che una professoressa di matematica mi aveva preso di punta,ci tengo a precisare però che avevo 14 anni e quella peluria morbida sotto il naso mai rasata che non si può nemmeno definire baffi.
Ovviamente non ne ho mai parlato coi miei genitori altrimenti col cavolo che mi avrebbero difeso.
La realtà è che ero un gran lazzarone e lo sono stato per parecchio tempo,raccogliendo risultati molto più scarsi di quanto avrei potuto e dando anche dei grossi dispiaceri ai miei genitori.
E l'ho pagata più avanti.
Se mi fossi dato più da fare probabilmente avrei preso un altro indirizzo,avrei iniziato a lavorare molto prima e avrei guadagnato molto di più,senza contare l'aspetto della realizzazione personale.
 
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Senza offesa ma se l'avesse interpretato lei sarebbe stato un horror...
 
In molti casi ragazzi di oltre 20 anni vengono ancora considerati e trattati come bambini in casa,di conseguenza si comportano come tali anche fuori e se hanno un problema si lagnano con la mamma che è li per questo.

questo è un problema, infatti poi quando arrivano nel mondo lavorativo sono soggetti problematici, anche capaci a livello di preparazione ma incapaci ad affrontare problemi lavorativi soprattutto legati ai rapporti con le altre persone.
 
questo è un problema, infatti poi quando arrivano nel mondo lavorativo sono soggetti problematici, anche capaci a livello di preparazione ma incapaci ad affrontare problemi lavorativi

Io ho sempre odiato l'espressione problem solving.
Un po' perchè mi ha stufato l'abitudine di ricorrere sempre all'inglese e poi perchè non vuol dire nulla.
Sarebbe un modo gentile per scrivere che tra i requisiti che deve avere un candidato oltre al titolo di studio o alla patente c'è anche il fatto di non essere uno che si perde in un bicchier d'acqua.
Ma quello lo vedi mettendo alla prova una persona,simuli una situazione problematica e vedi come si comporta.
Se cerca una soluzione facendo girare le rotelle che ha nella testa oppure alza le mani e dice mi arrendo.
Ed è più probabile che si ingegni una persona che è cresciuta senza la mamma a fare da angelo custode/guardia del corpo che ha imparato ad arrangiarsi quando era necessario.
 
Tornando al discorso dei medici io sono convinto che quella sia una professione non alla portata di tutti.
E in un certo senso è così perchè comunque c'è il numero chiuso,gli anni di studio sono tanti,soprattutto all'inizio bisogna accumulare un sacco di ore in ospedale etc etc.
Però anche tra il personale medico che è li quindi ce l'ha fatta,più o meno brillantemente,a passare tutta la trafila a volte capita di vedere differenze importanti.
Ci sono quelli faciloni che ti dicono che non è niente e magari il giorno dopo ti ritrovi su una barella diretta d'urgenza in sala operatoria.
Ci sono quelli catastrofisti che ti fanno fare 1000 accertamenti per dirti che è una cosa congenita e te la devi tenere.
E poi ci sono quelli che imho non hanno gli attributi per fare i medici.

Scena di cui sono stato purtroppo testimone,anzi più che testimone perchè ho addirittura dovuto dare una mano.
Tubo della nefrostomia intasato,dolori lancinanti e personale medico esperto impegnato in sala operatoria.
In reparto c'era solo uno degli specializzandi più giovani che stando ai pettegolezzi degli infermieri era il cocco del primario.
Gli esponiamo il problema e la sua prima reazione ovviamente è prendere lo smartphone e telefonare al primario per chiedergli "Cosa faccio?".
Molto rassicurante dal punto di vista del paziente.
Non sono sicuro se si trattasse di impreparazione oppure di timore di fare la cosa sbagliata irritando il capo.
Comunque lavata di testa telefonica in cui si poteva sentire chiaramente il primario che gli diceva di non rompergli le scatole mentre operava e di sturare il tubo.
Solo allora il giovane medico si decide a far sdraiare su una barella il paziente.
Con una manovra che dire brusca è poco inietta una generosa dose di soluzione salina direttamente nel tubicino causando al paziente un dolore orrendo,dopo di che chiede "Male?".
Io ho dovuto tenere in mano una di quelle bacinelle di metallo dove far defluire il liquido dal tubo finalmente libero.

Ecco io non so se quel ragazzo fosse uno studente particolarmente brillante,magari conosceva i manuali di medicina a memoria.
Però non ce lo vedevo proprio a fare il medico in corsia (infatti non l'ho mai più incontrato).

Questo per dire che se di fronte al cazziatone di un professore ti senti male e chiami la mamma cosa fai davanti a un paziente che sta morendo?
Chiami San Pietro?
 
Io alle medie mi lamentavo che una professoressa di matematica mi aveva preso di punta,ci tengo a precisare però che avevo 14 anni e quella peluria morbida sotto il naso mai rasata che non si può nemmeno definire baffi.
Ovviamente non ne ho mai parlato coi miei genitori altrimenti col cavolo che mi avrebbero difeso.
La realtà è che ero un gran lazzarone e lo sono stato per parecchio tempo,raccogliendo risultati molto più scarsi di quanto avrei potuto e dando anche dei grossi dispiaceri ai miei genitori.
E l'ho pagata più avanti.
Se mi fossi dato più da fare probabilmente avrei preso un altro indirizzo,avrei iniziato a lavorare molto prima e avrei guadagnato molto di più,senza contare l'aspetto della realizzazione personale.

Siamo gemelli divisi alla nascita....................
 
sei all'università non alle medie, le questione le devi risolvere tu studente, nel bene e nel male, i genitori per me in quel percorso di studi non devono entrare , se poi non riesci a superare le difficoltà allora non fa per te ,anche perchè poi anche se ti laurei e ti immetti non mondo lavorativo non è che ti porti dietro mamma e papà.
Io non discuto che non si possa anche litigare con un professore, io stesso l'ho fatto perchè non ho mai sentito la sacralità del professore all'università, però ho litigato io con quello mica mia madre...certo poi ho cambiato esame dopo che ho litigato con il professore :)
Condivido, l'Università andrebbe obbligatoriamente fatta lontano da casa, per far crescere l'autonomia degli studenti. So che non è possibile, ma gli anni dell'Università per me sono stati formativi anche sul piano personale.









Anche divertenti, eh....
 
Tornando al discorso dei medici io sono convinto che quella sia una professione non alla portata di tutti.

Alcuni miei ex-studenti sono medici, ma erano in gamba, gente uscita dal liceo scientifico ( tosto ) con voti dal 90 / 100 a salire. Però devo dire che ogni tanto mi dicono o vengo a sapere che sono entrati anche mezze cartucce.
Riguardo al fatto che spesso gli studenti siano figli di medici, probabilmente molto dipende dai genitori , ma credo che dipenda anche dalle cifre che guadagnano. Tanto per dirne una, la settimana scorsa visita da un primario: 200 euro per una visita di 5 secondi netti. Sfido io che i figli - anche se sono delle cernie - vogliono diventare medici.
 
l'Università andrebbe obbligatoriamente fatta lontano da casa, per far crescere l'autonomia degli studenti.

Se uno ha la fortuna di vivere in una città dove c'è una buona università e non ha bisogno di pagare 400 euro / mese per una stanza, il problema dell'autonomia diventa secondario. Non pensiamo poi che la distanza faccia crescere tutti. La vita ti pone delle sfide, ma non è detto che il risultato sia la crescita e la maturità personale. Può anche accadere che uno molli l'università, proprio perché gli è mancato il sostegno dei genitori. Tanta gente, lontano da casa, si perde e non conclude nulla.
 
Se uno ha la fortuna di vivere in una città dove c'è una buona università e non ha bisogno di pagare 400 euro / mese per una stanza, il problema dell'autonomia diventa secondario. Non pensiamo poi che la distanza faccia crescere tutti. La vita ti pone delle sfide, ma non è detto che il risultato sia la crescita e la maturità personale. Può anche accadere che uno molli l'università, proprio perché gli è mancato il sostegno dei genitori. Tanta gente, lontano da casa, si perde e non conclude nulla.

Concordo al 100%.
Stare lontano da casa non significa per forza crescere e rimanere in casa non significa per forza continuare a essere dei bambini.
Imho chi resta a casa se ha dei genitori presenti rischia meno di perdersi,ma non è tanto la presenza fisica dei genitori a fare la differenza quanto piuttosto la loro capacità e voglia di tenere d'occhio e guidare i figli.
E chi invece va a stare lontano con mamma e papà che pagano la casa,non impara a cucinarsi un uovo ma vive di pizza e take away,e quando torna a casa per il weekend porta la valigia di panni sporchi alla mamma beh non cresce neanche un po'.
Dipende dai casi.
 
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