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Gli italiani bevono una quantità smisurata d?acqua minerale l?anno: una media di 195 litri a testa. Per questo la Coop ha lanciato una campagna per invitare gli italiani a consumare più acqua del rubinetto o scegliere le etichette delle fonti più vicine a casa. Lo scopo dell?iniziativa è quello di ridurre i costi e l?inquinamento che derivano dal trasporto dell?acqua su strada.
«Ne consumiamo troppa. E comunque occhio all'etichetta»
Pietro Migliaccio, presidente della società italiana di scienza dell'alimentazione, ha le idee molto chiare: «La Coop è stata fin troppo moderata», ha detto a Lettera43. «L?Italia è al primo posto in Europa nel consumo di acqua in bottiglia, un record inutile ed eccessivo perché consumiamo le falde idriche e danneggiamo l?ambiente». Quindi l?acqua dei rubinetti italiani si può bere perché «arriva da acquedotti mediamente ottimi».
E poi «le etichette andrebbero lette attentamente e l'acqua bevuta in base alle proprie esigenze», ha avvertito Migliaccio. «Le minerali presentano alcuni nutrienti in diverse quantità: chi soffre di osteoporosi deve cercare quelle con più calcio. L?ipertensione, invece, si può contrastare anche con un?acqua a basso contenuto di sodio». In ogni caso l'invito a bere dal rubinetto resta valido: «Così l?impatto ecologico sull?ambiente viene ridotto. La campagna della Coop è giustissima».
Quella del rubinetto costa un millesimo
Anche per Carlo Cannella, docente di scienza dell'alimentazione all?università La Sapienza di Roma, «l?acquedotto è controllatissimo, l?acqua del sindaco è buona e costa un millesimo rispetto a quella in bottiglia quindi perché non sceglierla sempre?». Le abitudini dei consumatori invece sono differenti perché «la bottiglia di plastica è pratica e ha cambiato il nostro stile di vita. Questo, però, non vuol dire che sia meglio del vetro, che resta comunque più sicuro».
L?iniziativa della Coop», ha concluso Cannella, è almeno «un tentativo di educare i consumatori. In Italia ci sono oltre 240 marchi di acque registrate. Troppe».
Domenica, 10 Ottobre 2010
«Ne consumiamo troppa. E comunque occhio all'etichetta»
Pietro Migliaccio, presidente della società italiana di scienza dell'alimentazione, ha le idee molto chiare: «La Coop è stata fin troppo moderata», ha detto a Lettera43. «L?Italia è al primo posto in Europa nel consumo di acqua in bottiglia, un record inutile ed eccessivo perché consumiamo le falde idriche e danneggiamo l?ambiente». Quindi l?acqua dei rubinetti italiani si può bere perché «arriva da acquedotti mediamente ottimi».
E poi «le etichette andrebbero lette attentamente e l'acqua bevuta in base alle proprie esigenze», ha avvertito Migliaccio. «Le minerali presentano alcuni nutrienti in diverse quantità: chi soffre di osteoporosi deve cercare quelle con più calcio. L?ipertensione, invece, si può contrastare anche con un?acqua a basso contenuto di sodio». In ogni caso l'invito a bere dal rubinetto resta valido: «Così l?impatto ecologico sull?ambiente viene ridotto. La campagna della Coop è giustissima».
Quella del rubinetto costa un millesimo
Anche per Carlo Cannella, docente di scienza dell'alimentazione all?università La Sapienza di Roma, «l?acquedotto è controllatissimo, l?acqua del sindaco è buona e costa un millesimo rispetto a quella in bottiglia quindi perché non sceglierla sempre?». Le abitudini dei consumatori invece sono differenti perché «la bottiglia di plastica è pratica e ha cambiato il nostro stile di vita. Questo, però, non vuol dire che sia meglio del vetro, che resta comunque più sicuro».
L?iniziativa della Coop», ha concluso Cannella, è almeno «un tentativo di educare i consumatori. In Italia ci sono oltre 240 marchi di acque registrate. Troppe».
Domenica, 10 Ottobre 2010