<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=1500520490268011&amp;ev=PageView&amp;noscript=1"> ARTICOLO DE &#34;L'ESPRESSO&#34; SULLA FIAT | Il Forum di Quattroruote

ARTICOLO DE &#34;L'ESPRESSO&#34; SULLA FIAT

ciao a tutti,
vi consiglio caldamente di leggere l'articolo sulla fiat di m. uscito sull'espresso di questa settimana. molto ben scritto, con pareri di economisti pro e contro l'ad fiat, in modo da poter avere un quadro definito di versioni sulla situazione del gruppo.

letto l'articolo, fa quasi ancor più rabbia vedere la notiziona di oggi: la fiat che esce dalla confindustria.

ognuno la pensa come vuole, ma che la più grande impresa italiana esca dalla propria associazione di categoria, quando poi questa lancia un manifesto (salviamo l'italia - poi ognuno condivide o meno...), francamente mi lascia un po' basito....
 
nicolapak ha scritto:
ciao a tutti,
vi consiglio caldamente di leggere l'articolo sulla fiat di m. uscito sull'espresso di questa settimana. molto ben scritto, con pareri di economisti pro e contro l'ad fiat, in modo da poter avere un quadro definito di versioni sulla situazione del gruppo.

letto l'articolo, fa quasi ancor più rabbia vedere la notiziona di oggi: la fiat che esce dalla confindustria.

ognuno la pensa come vuole, ma che la più grande impresa italiana esca dalla propria associazione di categoria, quando poi questa lancia un manifesto (salviamo l'italia - poi ognuno condivide o meno...), francamente mi lascia un po' basito....

Forse sì, ma forse anche no: il manifesto di confindustria aveva un contenuto fortemente politico.

E in questo senso la scelta può essere una netta presa di distanza. Cosa comprensibile (e perfino auspicabile) per una multinazionale.

Credo però che la questione abbia altre motivazioni, molto più legate alla realtà di confindustria e dell'imprenditoria italiana (della quale confindustria è espressione).

Penso che al fondo della scelta ci sia la difficoltà di inserire Fiat, grande multinazionale con migliaia di dipendenti, in un'associazione al pari di industrie di ben altra dimensione. Le problematiche non sono le stesse. Non possono esserlo. Probabilmente l'uscita di Fiat vuole essere una forzatura per costringere a prendere atto del fatto che gli interessi delle due realtà (grande impresa e piccole e medie imprese) non possono essere rappresentati in modo efficace da un organismo unitario: come a dire, noi siamo altro, abbiamo bisogno d'altro. Quindi ci poniamo in modo diretto di fronte ai nostri interlocutori.

Ipotizzo, s'intende...

Domani cercherò di leggere l'articolo.
 
sebaco ha scritto:
nicolapak ha scritto:
ciao a tutti,
vi consiglio caldamente di leggere l'articolo sulla fiat di m. uscito sull'espresso di questa settimana. molto ben scritto, con pareri di economisti pro e contro l'ad fiat, in modo da poter avere un quadro definito di versioni sulla situazione del gruppo.

letto l'articolo, fa quasi ancor più rabbia vedere la notiziona di oggi: la fiat che esce dalla confindustria.

ognuno la pensa come vuole, ma che la più grande impresa italiana esca dalla propria associazione di categoria, quando poi questa lancia un manifesto (salviamo l'italia - poi ognuno condivide o meno...), francamente mi lascia un po' basito....

Forse sì, ma forse anche no: il manifesto di confindustria aveva un contenuto fortemente politico.

E in questo senso la scelta può essere una netta presa di distanza. Cosa comprensibile (e perfino auspicabile) per una multinazionale.

Credo però che la questione abbia altre motivazioni, molto più legate alla realtà di confindustria e dell'imprenditoria italiana (della quale confindustria è espressione).

Penso che al fondo della scelta ci sia la difficoltà di inserire Fiat, grande multinazionale con migliaia di dipendenti, in un'associazione al pari di industrie di ben altra dimensione. Le problematiche non sono le stesse. Non possono esserlo. Probabilmente l'uscita di Fiat vuole essere una forzatura per costringere a prendere atto del fatto che gli interessi delle due realtà (grande impresa e piccole e medie imprese) non possono essere rappresentati in modo efficace da un organismo unitario: come a dire, noi siamo altro, abbiamo bisogno d'altro. Quindi ci poniamo in modo diretto di fronte ai nostri interlocutori.

Ipotizzo, s'intende...

Domani cercherò di leggere l'articolo.
Quoto. Fiat deve essere libera di poter investire in Italia e di contrattare direttamente coi propri operai.
 
Maxetto ha scritto:
Quoto. Fiat deve essere libera di poter investire in Italia e di contrattare direttamente coi propri operai.
No, perchè si troverebbe a trattare in condizioni di forza. L'associazionismo è fatto apposta per far sì che i deboli si possano unire e abbiano così la possibilità di trattare con "i padroni" in condizioni di parità.
La mossa di Fiat lascia pensare un periodo "caldo" dal punto di vista sindacale...
 
sebaco ha scritto:
nicolapak ha scritto:
ciao a tutti,
vi consiglio caldamente di leggere l'articolo sulla fiat di m. uscito sull'espresso di questa settimana. molto ben scritto, con pareri di economisti pro e contro l'ad fiat, in modo da poter avere un quadro definito di versioni sulla situazione del gruppo.

letto l'articolo, fa quasi ancor più rabbia vedere la notiziona di oggi: la fiat che esce dalla confindustria.

ognuno la pensa come vuole, ma che la più grande impresa italiana esca dalla propria associazione di categoria, quando poi questa lancia un manifesto (salviamo l'italia - poi ognuno condivide o meno...), francamente mi lascia un po' basito....

Forse sì, ma forse anche no: il manifesto di confindustria aveva un contenuto fortemente politico.

E in questo senso la scelta può essere una netta presa di distanza. Cosa comprensibile (e perfino auspicabile) per una multinazionale.

Credo però che la questione abbia altre motivazioni, molto più legate alla realtà di confindustria e dell'imprenditoria italiana (della quale confindustria è espressione).

Penso che al fondo della scelta ci sia la difficoltà di inserire Fiat, grande multinazionale con migliaia di dipendenti, in un'associazione al pari di industrie di ben altra dimensione. Le problematiche non sono le stesse. Non possono esserlo. Probabilmente l'uscita di Fiat vuole essere una forzatura per costringere a prendere atto del fatto che gli interessi delle due realtà (grande impresa e piccole e medie imprese) non possono essere rappresentati in modo efficace da un organismo unitario: come a dire, noi siamo altro, abbiamo bisogno d'altro. Quindi ci poniamo in modo diretto di fronte ai nostri interlocutori.

Ipotizzo, s'intende...

Domani cercherò di leggere l'articolo.

Credo che dietro lo scontro Marchionne - Marcegaglia c'è anche la scelta del succesore di quest'ultima.
Marchionne ha provato ad imporre il suo candidato, Bombassei (Brembo), mentre Marcegagia indica un'altra persona.

L'uscita di Fiat puo' star anche ad indicare che Bombassei non è passato.

Il vizio di Fiat è sempre lo stesso: voler comandare anche quando non ne avresti nessun titolo, come era in telecom Italia dopo la privatizzazione, quando volevano comandare con lo 0,7 del capitale, tramite il loro uomo Rossignolo.

In paesi più evoluti certe pretese non te le fanno manco venire, o te le fanno passare subito.
Qui, invece, sono abituati troppo bene.
 
modus72 ha scritto:
No, perchè si troverebbe a trattare in condizioni di forza. L'associazionismo è fatto apposta per far sì che i deboli si possano unire e abbiano così la possibilità di trattare con "i padroni" in condizioni di parità.
La mossa di Fiat lascia pensare un periodo "caldo" dal punto di vista sindacale...
caldo ? direi torrido.....anche perchè non è che abbiano modelii su modelli pronti ad essere lanciati sul mercato , quindi...
 
modus72 ha scritto:
Maxetto ha scritto:
Quoto. Fiat deve essere libera di poter investire in Italia e di contrattare direttamente coi propri operai.
No, perchè si troverebbe a trattare in condizioni di forza. L'associazionismo è fatto apposta per far sì che i deboli si possano unire e abbiano così la possibilità di trattare con "i padroni" in condizioni di parità.
La mossa di Fiat lascia pensare un periodo "caldo" dal punto di vista sindacale...

Questa volta non sono d'accordo. O penso che non abbia afferrato i termini del problema.

La scelta di Fiat non impone ai lavoratori di trattare individualmente, nè esclude le rappresentanze sindacali.

La differenza rispetto al sistema attuale, dove la trattativa si svolge tra le rappresentanze sindacali e la rappresentanza degli industriali (o se preferisci dei datori di lavoro) nel loro insieme - con possibilità, però, di esprimere dissensi all'interno delle singole rappresentanze sindacali, sta nel fatto che queste ultime tratteranno con il singolo datore di lavoro (in questo caso Fiat). Niente vieta, però, di richiamare per gli aspetti non disciplinati o non derogati espressamente, la disciplina dei contratti collettivi nazionali.

Questa prospettiva in linea teorica spinge verso decisioni condivise, perchè impone che una volta che siano state raggiunte intese non possa essere espresso un dissenso di minoranza (semplifico, permettimi). Ma questo, forse, non è un risultato disprezzabile, perchè consente di avere certezze e di limitare le posizioni conflittuali pretestuose (cosa che non è rara all'interno delle rappresentanze sindacali). Ti garantisco che per molti aspetti il nostro sistema di relazioni industriali è a dir poco anomalo (e comunque non conforme a quello che avrebbe voluto essere in base all'art. 39 cost., mai completamente attuato).

Dopodichè, se vuoi parlare di relazioni industriali ne parliamo volentieri. Ma non in un forum automobilistico.
 
modus72 ha scritto:
Maxetto ha scritto:
Quoto. Fiat deve essere libera di poter investire in Italia e di contrattare direttamente coi propri operai.
No, perchè si troverebbe a trattare in condizioni di forza. L'associazionismo è fatto apposta per far sì che i deboli si possano unire e abbiano così la possibilità di trattare con "i padroni" in condizioni di parità.
La mossa di Fiat lascia pensare un periodo "caldo" dal punto di vista sindacale...
Ma Confindustria è il sindacato dei padroni, non degli operai.
 
Maxetto ha scritto:
modus72 ha scritto:
Maxetto ha scritto:
Quoto. Fiat deve essere libera di poter investire in Italia e di contrattare direttamente coi propri operai.
No, perchè si troverebbe a trattare in condizioni di forza. L'associazionismo è fatto apposta per far sì che i deboli si possano unire e abbiano così la possibilità di trattare con "i padroni" in condizioni di parità.
La mossa di Fiat lascia pensare un periodo "caldo" dal punto di vista sindacale...
Ma Confindustria è il sindacato dei padroni, non degli operai.
Si Maxetto. Ma si è dimostrata molto più accodiscendente di Marchionne nella trattativa con i sindacati dei lavoratori.
 
roby_38 ha scritto:
sebaco ha scritto:
nicolapak ha scritto:
ciao a tutti,
vi consiglio caldamente di leggere l'articolo sulla fiat di m. uscito sull'espresso di questa settimana. molto ben scritto, con pareri di economisti pro e contro l'ad fiat, in modo da poter avere un quadro definito di versioni sulla situazione del gruppo.

letto l'articolo, fa quasi ancor più rabbia vedere la notiziona di oggi: la fiat che esce dalla confindustria.

ognuno la pensa come vuole, ma che la più grande impresa italiana esca dalla propria associazione di categoria, quando poi questa lancia un manifesto (salviamo l'italia - poi ognuno condivide o meno...), francamente mi lascia un po' basito....

Forse sì, ma forse anche no: il manifesto di confindustria aveva un contenuto fortemente politico.

E in questo senso la scelta può essere una netta presa di distanza. Cosa comprensibile (e perfino auspicabile) per una multinazionale.

Credo però che la questione abbia altre motivazioni, molto più legate alla realtà di confindustria e dell'imprenditoria italiana (della quale confindustria è espressione).

Penso che al fondo della scelta ci sia la difficoltà di inserire Fiat, grande multinazionale con migliaia di dipendenti, in un'associazione al pari di industrie di ben altra dimensione. Le problematiche non sono le stesse. Non possono esserlo. Probabilmente l'uscita di Fiat vuole essere una forzatura per costringere a prendere atto del fatto che gli interessi delle due realtà (grande impresa e piccole e medie imprese) non possono essere rappresentati in modo efficace da un organismo unitario: come a dire, noi siamo altro, abbiamo bisogno d'altro. Quindi ci poniamo in modo diretto di fronte ai nostri interlocutori.

Ipotizzo, s'intende...

Domani cercherò di leggere l'articolo.

Credo che dietro lo scontro Marchionne - Marcegaglia c'è anche la scelta del succesore di quest'ultima.
Marchionne ha provato ad imporre il suo candidato, Bombassei (Brembo), mentre Marcegagia indica un'altra persona.

L'uscita di Fiat puo' star anche ad indicare che Bombassei non è passato.

Il vizio di Fiat è sempre lo stesso: voler comandare anche quando non ne avresti nessun titolo, come era in telecom Italia dopo la privatizzazione, quando volevano comandare con lo 0,7 del capitale, tramite il loro uomo Rossignolo.

In paesi più evoluti certe pretese non te le fanno manco venire, o te le fanno passare subito.
Qui, invece, sono abituati troppo bene.

Te le fanno proprio passare...pensa che c'e un azienda che ha il 19,9% di un altra azienda,e si e' messa in testa di comandarla come se fosse sua...sara' che forse altrove sono abituati ancora piu' bene di noi?chissa'...
 
Punto83 ha scritto:
roby_38 ha scritto:
sebaco ha scritto:
nicolapak ha scritto:
ciao a tutti,
vi consiglio caldamente di leggere l'articolo sulla fiat di m. uscito sull'espresso di questa settimana. molto ben scritto, con pareri di economisti pro e contro l'ad fiat, in modo da poter avere un quadro definito di versioni sulla situazione del gruppo.

letto l'articolo, fa quasi ancor più rabbia vedere la notiziona di oggi: la fiat che esce dalla confindustria.

ognuno la pensa come vuole, ma che la più grande impresa italiana esca dalla propria associazione di categoria, quando poi questa lancia un manifesto (salviamo l'italia - poi ognuno condivide o meno...), francamente mi lascia un po' basito....

Forse sì, ma forse anche no: il manifesto di confindustria aveva un contenuto fortemente politico.

E in questo senso la scelta può essere una netta presa di distanza. Cosa comprensibile (e perfino auspicabile) per una multinazionale.

Credo però che la questione abbia altre motivazioni, molto più legate alla realtà di confindustria e dell'imprenditoria italiana (della quale confindustria è espressione).

Penso che al fondo della scelta ci sia la difficoltà di inserire Fiat, grande multinazionale con migliaia di dipendenti, in un'associazione al pari di industrie di ben altra dimensione. Le problematiche non sono le stesse. Non possono esserlo. Probabilmente l'uscita di Fiat vuole essere una forzatura per costringere a prendere atto del fatto che gli interessi delle due realtà (grande impresa e piccole e medie imprese) non possono essere rappresentati in modo efficace da un organismo unitario: come a dire, noi siamo altro, abbiamo bisogno d'altro. Quindi ci poniamo in modo diretto di fronte ai nostri interlocutori.

Ipotizzo, s'intende...

Domani cercherò di leggere l'articolo.

Credo che dietro lo scontro Marchionne - Marcegaglia c'è anche la scelta del succesore di quest'ultima.
Marchionne ha provato ad imporre il suo candidato, Bombassei (Brembo), mentre Marcegagia indica un'altra persona.

L'uscita di Fiat puo' star anche ad indicare che Bombassei non è passato.

Il vizio di Fiat è sempre lo stesso: voler comandare anche quando non ne avresti nessun titolo, come era in telecom Italia dopo la privatizzazione, quando volevano comandare con lo 0,7 del capitale, tramite il loro uomo Rossignolo.

In paesi più evoluti certe pretese non te le fanno manco venire, o te le fanno passare subito.
Qui, invece, sono abituati troppo bene.

Te le fanno proprio passare...pensa che c'e un azienda che ha il 19,9% di un altra azienda,e si e' messa in testa di comandarla come se fosse sua...sara' che forse altrove sono abituati ancora piu' bene di noi?chissa'...

Non capisco il discorso, non capisco a chi ti riferisci, ma soprattutto non capisco cosa ci sia di scandaloso nel "comandare un'azienda come se fosse propria" se il 19,9% della partecipazione azionaria consente di averne il controllo.
 
Punto83 ha scritto:
Te le fanno proprio passare...pensa che c'e un azienda che ha il 19,9% di un altra azienda,e si e' messa in testa di comandarla come se fosse sua...sara' che forse altrove sono abituati ancora piu' bene di noi?chissa'...
Non sarà mica l'azienda di quel vecchietto pelato, detto zio Ferdinand? :D
 
Punto83 ha scritto:
roby_38 ha scritto:
sebaco ha scritto:
nicolapak ha scritto:
ciao a tutti,
vi consiglio caldamente di leggere l'articolo sulla fiat di m. uscito sull'espresso di questa settimana. molto ben scritto, con pareri di economisti pro e contro l'ad fiat, in modo da poter avere un quadro definito di versioni sulla situazione del gruppo.

letto l'articolo, fa quasi ancor più rabbia vedere la notiziona di oggi: la fiat che esce dalla confindustria.

ognuno la pensa come vuole, ma che la più grande impresa italiana esca dalla propria associazione di categoria, quando poi questa lancia un manifesto (salviamo l'italia - poi ognuno condivide o meno...), francamente mi lascia un po' basito....

Forse sì, ma forse anche no: il manifesto di confindustria aveva un contenuto fortemente politico.

E in questo senso la scelta può essere una netta presa di distanza. Cosa comprensibile (e perfino auspicabile) per una multinazionale.

Credo però che la questione abbia altre motivazioni, molto più legate alla realtà di confindustria e dell'imprenditoria italiana (della quale confindustria è espressione).

Penso che al fondo della scelta ci sia la difficoltà di inserire Fiat, grande multinazionale con migliaia di dipendenti, in un'associazione al pari di industrie di ben altra dimensione. Le problematiche non sono le stesse. Non possono esserlo. Probabilmente l'uscita di Fiat vuole essere una forzatura per costringere a prendere atto del fatto che gli interessi delle due realtà (grande impresa e piccole e medie imprese) non possono essere rappresentati in modo efficace da un organismo unitario: come a dire, noi siamo altro, abbiamo bisogno d'altro. Quindi ci poniamo in modo diretto di fronte ai nostri interlocutori.

Ipotizzo, s'intende...

Domani cercherò di leggere l'articolo.

Credo che dietro lo scontro Marchionne - Marcegaglia c'è anche la scelta del succesore di quest'ultima.
Marchionne ha provato ad imporre il suo candidato, Bombassei (Brembo), mentre Marcegagia indica un'altra persona.

L'uscita di Fiat puo' star anche ad indicare che Bombassei non è passato.

Il vizio di Fiat è sempre lo stesso: voler comandare anche quando non ne avresti nessun titolo, come era in telecom Italia dopo la privatizzazione, quando volevano comandare con lo 0,7 del capitale, tramite il loro uomo Rossignolo.

In paesi più evoluti certe pretese non te le fanno manco venire, o te le fanno passare subito.
Qui, invece, sono abituati troppo bene.

Te le fanno proprio passare...pensa che c'e un azienda che ha il 19,9% di un altra azienda,e si e' messa in testa di comandarla come se fosse sua...sara' che forse altrove sono abituati ancora piu' bene di noi?chissa'...

Un conto è il 19,9%, un altro conto è lo 0,7%, di un'azienda, tra l'altro, che avrebbe dovuto essere una public company.
 
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