<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=1500520490268011&amp;ev=PageView&amp;noscript=1"> Allarme rosso: oltre Grecia, Spagna e Portogallo ce ne iniziano ad essere altri. | Page 2 | Il Forum di Quattroruote

Allarme rosso: oltre Grecia, Spagna e Portogallo ce ne iniziano ad essere altri.

key-one ha scritto:
Thefrog ha scritto:
l'Inghilterra deve ringraziare la Tatcher per quello che ha combinato con l'industria automobilistica nazionale. Ora l'Inghilterra da Paese dall'economia manifatturiera e' passato a Paese dall'economia strettamente finanziaria, ed ogni qual volta c'e' una crisi il Paese va giu' di bottto.

Regards,
The frog
Una volta tanto , quoto Frog e aggiungo :anche Irlanda ,Spagna e Grecia ,oltre al loro modello GB,hanno spinto troppo sul pedale finanziario e "creativo"(?),sul capitale fittizio a scapito della produzione industriale,con l'aggravante correlata di dover sborsare miliardi alle banche per puntellarle ,proprio in periodo di crisi.
Beh, una minoranza sparuta sostiene che senza "produzione" e senza una realta' industriale un paese moderno non e' assolutamente in grado di reggersi in piedi ...
Siam pochi ma .... :rolleyes:
 
leolito ha scritto:
key-one ha scritto:
Thefrog ha scritto:
l'Inghilterra deve ringraziare la Tatcher per quello che ha combinato con l'industria automobilistica nazionale. Ora l'Inghilterra da Paese dall'economia manifatturiera e' passato a Paese dall'economia strettamente finanziaria, ed ogni qual volta c'e' una crisi il Paese va giu' di bottto.

Regards,
The frog
Una volta tanto , quoto Frog e aggiungo :anche Irlanda ,Spagna e Grecia ,oltre al loro modello GB,hanno spinto troppo sul pedale finanziario e "creativo"(?),sul capitale fittizio a scapito della produzione industriale,con l'aggravante correlata di dover sborsare miliardi alle banche per puntellarle ,proprio in periodo di crisi.
Beh, una minoranza sparuta sostiene che senza "produzione" e senza una realta' industriale un paese moderno non e' assolutamente in grado di reggersi in piedi ...
Siam pochi ma .... :rolleyes:

ma che dici ? ma vuoi mettere un bel centro commerciale ? non ha pari ...
 
Thefrog ha scritto:
Fonte TG RAI 1 di ieri sera 06/02.

La gia' martoriata economia europea rischia di fare i conti anche con le economie allo sbando niente po' po' di meno che della Francia e dell'Inghilterra.

Ma come si puo' fare ad asserire che la crisi e' oramai alle spalle?

Secondo me ci stiamo addentrando in un tunnel che appare profondo e senza uscita.

Opinioni in merito sono gradite.

Moriremo tutti.

Regards,
The frog

Moriremo tutti.
 
arhat ha scritto:
ma che dici ? ma vuoi mettere un bel centro commerciale ? non ha pari ...
Ma c'e' il centro abbronzature? Mica ho voglia di girare inutilmente tra le gondole all'iper ... poi se vado in pista le w-e ho gia' l'aspetto di uno che bazzica l'ambiente ... :D
 
Negli anni passati siamo andati verso un'economia dove i 3 settori fondamentali risultano più redditizi in ordine inverso: Terziario, Industria, Agricoltura.
Normalmente in tempo di crisi, è l'esatto opposto, ovvero i settori che ne risentono meno sono in ordine inverso: Agricoltura, Industria, Terziario.
Questo perlomeno in linea teorica.

In realtà vediamo che l'agricoltura nella normalità fatica a sopravvivere (tranne alcuni casi di eccellenza) senza sovvenzioni, agevolazioni (specialmente finanziarie) ecc, salvo poi diventare il cuscinetto a cui aggrapparsi quando le cose vanno male, insieme al settore alimentare.
Il terziario tende ad avere un ciclo opposto, se le cose vanno bene è il settore trainante, se vanno male è il primo a risentirne.
L'industria tenderebbe sostenere il terziario quando le cose girano, salvo poi essere il settore che per ultimo risente delle crisi.
Riassumendo, l'agricoltura ha un ciclo opposto a quello economico, il terziario segue pari pari crescita e crisi, l'industria è leggermente in ritardo rispetto al terziario.

Il problema è che l'industria sta cambiando. La delocalizzazione cambia profondamente la struttura dell'industria propendendo pericolosamente a favore delle piccole e medie imprese, che per carità sono il vanto dell'italia e del veneto in particolare, ma soffrono di una dipendenza cronica e decisamente troppo forte dal terziario, nella fattispecie le banche.
Se avete seguito il ragionamento, questo fa in modo che in fase di decrescita del terziario, l'industria ne risenta gli effetti prima e peggio.

Che è quello che è successo.

Un fattore esterno (i subprime americani) fanno calare la fiducia tra banche ed investitori. Le banche (terziario) hanno meno risorse da investire, quindi lo fanno con più oculatezza.
Ci sono molte piccole e medie imprese (che io definisco i morti viventi, e cmq siamo nel settore industria) che rimangono in attività solo grazie ad un pesante apporto delle banche e sono sempre sull'orlo del fallimento, pertanto sono le prime a saltare dato anche il loro scarso peso contrattuale con le banche stesse. Da qui gente a casa e via via a cascata, non sto a ripetere tutto...
Da notare che comunque, in italia, l'anello debole è l'industria: le banche da noi sono tradizionalmente meno elastiche che all'estero, ma molto più solide, anche rispetto a tanti colossi esteri. L'agricoltura, per l'appunto è anticiclica. Pertanto chi ne risente di più è l'industria ed in minor intensità le altre imprese del terziario (meno dell'industria grazie alla stazza media delle imprese che lo compongono).

Non voglio difendere le posizioni che vogliono mantenere le grandi imprese manifatturiere in italia, ma la nostra struttura sta cambiando ed è ora di pensare a come affrontare il futuro...
 
quindi tutti a zappare? :D
scherzi a parte quoto jaccos :thumbup:
il nostro problema è sempre stato quello di trovare un equilibrio in cui far coesistere la piccola industria con le evoluzioni globali dei mercati;
non ho mai condiviso tuttavia la spinta alla crescita imposta dalle istituzioni piuttosto che dalle pubblicazioni accademiche.. non sempre grande è bello, anzi, la piccola impresa ha tanti vantaggi anche se spesso è meno propensa ad innovare e rinnovarsi sopratutto dal punto di vista gestionale. un esempio è rappresentato dalle tante ex imprese manifatturiere del triveneto che si stanno rinnovando con produzioni lean production e jit, e stanno riscontrando notevole successo.. ma il problema è che rispetto ad alcuni modelli stranieri, hanno aspettato decenni prima di evolversi in questa direzione!
un altro grande problema è quello della competitività del sistema paese, e del costo del lavoro.. ma come fa la germania ad averlo così basso?
 
moogpsycho ha scritto:
quindi tutti a zappare? :D
scherzi a parte quoto jaccos :thumbup:
il nostro problema è sempre stato quello di trovare un equilibrio in cui far coesistere la piccola industria con le evoluzioni globali dei mercati;
non ho mai condiviso tuttavia la spinta alla crescita imposta dalle istituzioni piuttosto che dalle pubblicazioni accademiche.. non sempre grande è bello, anzi, la piccola impresa ha tanti vantaggi anche se spesso è meno propensa ad innovare e rinnovarsi sopratutto dal punto di vista gestionale. un esempio è rappresentato dalle tante ex imprese manifatturiere del triveneto che si stanno rinnovando con produzioni lean production e jit, e stanno riscontrando notevole successo.. ma il problema è che rispetto ad alcuni modelli stranieri, hanno aspettato decenni prima di evolversi in questa direzione!
un altro grande problema è quello della competitività del sistema paese, e del costo del lavoro.. ma come fa la germania ad averlo così basso?

La piccola impresa ha indubbiamente i suoi vantaggi, primo fra tutti una redistribuzione della ricchezza più efficiace (perlomeno in veneto), ma è comunque sempre debole. Quello che per una corporation americana è una brezza leggera, per l'artigiano da 5 dipendenti è il fallimento.
Certo, se fallisce un artigiano al sistema paese poco importa. Quando ne falliscono 100 cominciano ad avere il loro peso però...
 
moogpsycho ha scritto:
un altro grande problema è quello della competitività del sistema paese, e del costo del lavoro.. ma come fa la germania ad averlo così basso?

In Germania il costo del lavoro è molto più alto, così come in molti altri paesi.

Ci sono altre cose, in particolare la scarsa concorrenza nei servizi e le carenze nelle infrastrutture che alzano i costi.

Poi purtroppo temo che riguardo a certi settori industriali a basso contenuto tecnologico ci dovremo mettere l'anima in pace: in un paese sviluppato non si possono più fare.
 
renatom ha scritto:
moogpsycho ha scritto:
un altro grande problema è quello della competitività del sistema paese, e del costo del lavoro.. ma come fa la germania ad averlo così basso?

In Germania il costo del lavoro è molto più alto, così come in molti altri paesi.

Ci sono altre cose, in particolare la scarsa concorrenza nei servizi e le carenze nelle infrastrutture che alzano i costi.

Poi purtroppo temo che riguardo a certi settori industriali a basso contenuto tecnologico ci dovremo mettere l'anima in pace: in un paese sviluppato non si possono più fare.

Insomma sto paragone con il costo del lavoro!!!!!????? In Italia ci raccontano da una vita che il costo del lavoro e' insostenibile per le imprese, in virtu' del fatto che la tassazione e' altissima, che la quota Inps e' folle, allora com' e' possibile che in Germania la tassazione e ' qualche punto in meno ma gli stipendi sono il doppio dei nostri? Ciao grazie
P.S. senza contare che mentre vengono trattenute delle cifre esagerate per le pensioni.... poi tutti si lamentano perche' le pensioni sono da fame.C'e' qualcosa che non mi torna
 
uyi
leolito ha scritto:
key-one ha scritto:
Thefrog ha scritto:
l'Inghilterra deve ringraziare la Tatcher per quello che ha combinato con l'industria automobilistica nazionale. Ora l'Inghilterra da Paese dall'economia manifatturiera e' passato a Paese dall'economia strettamente finanziaria, ed ogni qual volta c'e' una crisi il Paese va giu' di bottto.

Regards,
The frog
Una volta tanto , quoto Frog e aggiungo :anche Irlanda ,Spagna e Grecia ,oltre al loro modello GB,hanno spinto troppo sul pedale finanziario e "creativo"(?),sul capitale fittizio a scapito della produzione industriale,con l'aggravante correlata di dover sborsare miliardi alle banche per puntellarle ,proprio in periodo di crisi.
Beh, una minoranza sparuta sostiene che senza "produzione" e senza una realta' industriale un paese moderno non e' assolutamente in grado di reggersi in piedi ... :oops:si parla si promette ma--nn si fa niente ,e senza andare x la lunga visto che le aziende in difficoltà tagliano x dimezzare le spese e che il ns governo formato da un esercito di non so a che servono se non a sperperare soldi (tanto sono nostri) se avessero davvero la volontà d i risanare il bilancio come farebbe una ditta grande o piccola e datosi che la spesa maggiore che pesa sul popolo sono proprio i loro stipendi dovrebbero x lo meno dimezzarsi e sarebbero ancora troppi ,ma non l faranno mai x il fine è la poltrona il potere lo stipendio che non è poco, non abbiamo speranza.
 
moogpsycho ha scritto:
io inizio a lavorare l'orticello in giardino :D
così combatto la crisi e non muoio di fame :D

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"meriti" della globalizzazione che i nostri potenti hanno voluto. e noi ne paghiamo le le conseguenze..sarà, ma io sono fortemente campnilista e ultranaziolista.
 
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