Federico Rampini è un acuto giornalista economico del Corriere; riporto uno dei suoi articoli più recenti:
"Mentre si avvia a conclusione la Cop28, vi vorrei parlare della plastica. L’«orrida plastica» che invade il pianeta di discariche, intasa gli oceani, uccide la fauna e soffoca la flora marina.
Ovviamente la battaglia contro una certa plastica è sacrosanta e qui negli Stati Uniti come in Europa la stiamo combattendo con misure restrittive: in molti luoghi le bottigliette e le cannucce usa-e-getta sono proibite o fortemente penalizzate; il riciclaggio e l’economia circolare vengono incentivati. Ma prendo dalle analisi del grande esperto Daniel Yergin – persona informata ed equilibrata, tutt’altro che negazionista – una difesa del ruolo della plastica come benefattrice dell’umanità.
Vi sembra blasfemo? Abbiate la pazienza di seguire le informazioni di Yergin condensate in poche righe qui sotto.
Per cominciare, la piaga della plastica non riciclabile e del suo accumulo nelle discariche o nelle acque oggi non è più una malefatta del mondo sviluppato, se non in minima parte. L’America genera meno dell’un per cento delle plastiche che finiscono negli oceani. Il 90% delle plastiche gettate nei fiumi e poi da lì nei mari è concentrato in dieci grandi corsi d’acqua in Asia e Africa, in paesi che non praticano né la raccolta differenziata né alcun’altra forma di controllo e disincentivo sulla gestione dei rifiuti.
Sacchetti di plastica e cannucce, per quanto brutti e visibili, sono meno del 2% delle plastiche. Quando diciamo «plastica» spesso non sappiamo di cosa parliamo.
La plastica è onnipresente nelle auto elettriche, nei pannelli solari, nelle pale eoliche: non c’è forma di energia rinnovabile che non usi la plastica.
La plastica entra nei materiali di fabbricazione degli aerei, li rende più leggeri e così consente di ridurre il consumo di carburante e le emissioni di CO2.
La plastica è essenziale per l’imballaggio e la conservazione di alimenti: in questa funzione contribuisce a ridurre contaminazioni, intossicazioni, malattie.
La plastica sostituisce progressivamente i metalli nelle tubature dell’acqua: è più igienica, non arrugginisce, è meno suscettibile di generare perdite di particelle cancerogene (vedi il piombo).
La plastica è il materiale indispensabile in ogni stadio della medicina moderna, alla base degli ambienti sterilizzati e antisettici che troviamo negli ospedali. Una sala operatoria di un ospedale non può fare a meno della plastica: guanti del chirugo, tubi e provette per iniezioni e flebo, indumenti protettivi, fino agli strumenti della microchirurgia robotica e a molti componenti dei trapianti o protesi.
Il 99% dei farmaci salvavita hanno dei principi attivi e componenti di base che derivano anch’essi da prodotti chimici. Cioè da petrolio e gas. Tutte le maschere e tute con cui noi e il personale sanitario ci siamo protetti durante la pandemia: ancora plastica.
Viviamo meglio e più a lungo, grazie alla plastica. È una delle tante invenzioni che l’Occidente ha portato in dote al resto del mondo. Cinesi e indiani, africani e sudamericani, possono polemizzare contro l’Occidente per scelte politiche o per ideologia, ma non si sognerebbero mai di fare a meno della nostra medicina, delle nostre scoperte, dell’aumento di longevità che hanno consentito. E della plastica (cioè del petrolio) che è parte integrante di tutto ciò.
Questo è il mondo reale. Prima bisogna conoscerlo. Poi bisogna capire in quali modi possiamo accelerare una transizione energetica che riduca le emissioni carboniche."
Federico Rampini, Corriere della Sera ed. online, 10/12/2023
Il grassetto è mio... perché la realtà oggettiva è che le ultime generazioni, di fatto, non sanno niente. Il nulla assoluto, recitano mantra letti su Instagram o sciocchezze simili e ne ho la prova ogni giorno avendoci a che fare per lavoro. Colleghi che (ormai) nel 2024 non sanno cosa siano banalità del quotidiano se non le cercano sul cellulare. Ignoranti cosmici, lontani anni luce dalla realtà delle cose che pontificano, leggono stupidaggini che pretendono di avere validità cosmico-planetaria quando il loro orizzonte si ferma al loro naso, che magari guarda fuori da una finestra di un ufficio a Bruxelles.