<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=1500520490268011&amp;ev=PageView&amp;noscript=1"> Un paese di poveracci | Page 17 | Il Forum di Quattroruote

Un paese di poveracci

Una valida
IMO
idea,
me la da'....

"Se in una famiglia all' improvviso si ritrova
il termo guasto
l' auto ferma
la TAC a pagamento( per averla subito )...."

Ecco, quella e' poverta

Servono subito 600 Euri e non ci sono

Questa secondo è una situazione, per niente allegra certo, che si può definire di difficoltà.

La povertà vera inizia quando non puoi proprio permetterti, il riscaldamento, un auto, qualsiasi spesa medica, ...

Comunque bisogna iniziare a vedere il bicchiere mezzo pieno (chi può ovviamente), accontentandosi di quello che ai ha (tanto o poco che sia), senza pensare al passato, ma con un occhio proiettato al futuro ... e magari, se si riesce, anche al futuro delle nuove generazioni.
 
riprendendo dall'articolo:
“L’Italia è un Paese di poveri – si legge nel report – perché se solo 31,3 milioni di cittadini su 59,2 milioni di residenti hanno presentato per il 2021 una dichiarazione dei redditi positiva, significa che il 47% degli italiani non ha redditi e di conseguenza vive a carico di qualcuno, percentuale rilevante e atipica per una nazione del G7”.

rifletterei sul fatto che quel 47% non versa nemmeno un euro per la spesa sanitaria, così come chi vive all'estero e torna regolarmente in Italia (anche tutti i giorni se frontaliers) a farsi curare.
 
Le nuove generazioni? A me fanno nervoso.
Porto un esempio: la mia azienda a fine estate ha aperto delle posizioni per un disegnatore CAD junior.
Arriva Luca, fresco di diploma conseguito a Luglio. Conosce il CAD quel poco che la scuola gli ha insegnato. Si impiega da noi a inizi Ottobre, precisamente di lunedì 2. Dopo 4 giorni, nel giovedì, esce dall'ufficio e va in ufficio personale per il solito incontro di routine riservato ai nuovi arrivi.
"Come va Luca?" gli chiedono. Risposta "non male ma questa non è la vita che fa per me". Al che le HR gli dicono "ma tu sai che con questa risposta io devo considerare che il nostro rapporto possa finire molto presto vero?". Risponde con "Va bene, se non dispiace non proseguo e sto a casa da domani". E così è stato.
Assicuro che qui l'ambiente lavorativo è idilliaco (ho girato aziende e so cosa significa un ambiente di M...). Stava facendo quello per cui ha studiato partendo da un livello alto (di solito uno si sporca un po' le mani prima no?). invece, al QUARTO giorno di lavoro della sua vita, ha detto "non fa per me".
Spiegatemi, dico sa dovrei preoccuparmi?
 
Le nuove generazioni? A me fanno nervoso.
Porto un esempio: la mia azienda a fine estate ha aperto delle posizioni per un disegnatore CAD junior.
Arriva Luca, fresco di diploma conseguito a Luglio. Conosce il CAD quel poco che la scuola gli ha insegnato. Si impiega da noi a inizi Ottobre, precisamente di lunedì 2. Dopo 4 giorni, nel giovedì, esce dall'ufficio e va in ufficio personale per il solito incontro di routine riservato ai nuovi arrivi.
"Come va Luca?" gli chiedono. Risposta "non male ma questa non è la vita che fa per me". Al che le HR gli dicono "ma tu sai che con questa risposta io devo considerare che il nostro rapporto possa finire molto presto vero?". Risponde con "Va bene, se non dispiace non proseguo e sto a casa da domani". E così è stato.
Assicuro che qui l'ambiente lavorativo è idilliaco (ho girato aziende e so cosa significa un ambiente di M...). Stava facendo quello per cui ha studiato partendo da un livello alto (di solito uno si sporca un po' le mani prima no?). invece, al QUARTO giorno di lavoro della sua vita, ha detto "non fa per me".
Spiegatemi, dico sa dovrei preoccuparmi?
:emoji_anguished::emoji_astonished:

Poi magari i ragazzi che hanno volontà e voglia di fare non vengono selezionati ...
O fanno qualsiasi lavoro pur di tirare su qualcosa.

L'amica di mia figlia fatto colloqui a vario livello di selezione e riteneva di essere in buona posizione per essere chiamata.
Invece ... scomparsi.
Dopo tre mesi compare il medesimo annuncio e lei si ripresenta.
Al colloquio gli dice "sono già stata qui tre mesi fa per la stessa posizione!"
Risposta "sì abbiamo riaperto perché l'altra non sapeva fare quanto richiesto e non l'abbiamo confermata" :(
Non l'hanno comunque presa nemmeno al secondo giro ...
 
Credo che ogni generazione ha la rogna da togliersi di dosso, francamente non riesco ne ad idealizzare la mia di generazione, ne tanto meno quelle prima delle mia che per certi aspetti hanno goduto privilegi che io non godrò, non era colpa loro figuriamoci però io cerco di essere consapevole di quello che lascerò a quelli dopo di me mentre prima non si è fatto altrettanto
 
Ma scusate, vi giro la domanda: immaginiamo vostro figlio, diplomato in una scuola professionale, che trova come primo lavoro un impiego a carattere impiegatizio, in azienda SANA, con possibilità di viaggiare, crescere etc. E' a 10 minuti da casa, fa 8/17 ed ha le ferie da grande industria (natale ed agosto non si muove dito).
Al 4 giorno si siede a cena con voi e vi dice che si è licenziato perchè non è il lavoro che fa per lui.

Toglietemi la curiosità: cosa rispondete?
 
Ma scusate, vi giro la domanda: immaginiamo vostro figlio, diplomato in una scuola professionale, che trova come primo lavoro un impiego a carattere impiegatizio, in azienda SANA, con possibilità di viaggiare, crescere etc. E' a 10 minuti da casa, fa 8/17 ed ha le ferie da grande industria (natale ed agosto non si muove dito).
Al 4 giorno si siede a cena con voi e vi dice che si è licenziato perchè non è il lavoro che fa per lui.

Toglietemi la curiosità: cosa rispondete?

che hai fatto una cavolata, nel senso che io l'opportunità me la prendo anche se non mi convince , ma nulla vieta poi di di continuare a guardami attorno e se mi capita l'occasione migliore di sfruttarla.
Questo è un limite tutto nostro, o meglio, nel mio di lavoro si è abituati spesso a cambiare , sia cliente che azienda, per tanti altri ci si fossilizza invece alla prima assunzione e si spera che ci si arrivi alla pensione.
 
Toglietemi la curiosità: cosa rispondete?
Ne conosco uno proprio così, si è sposato ha avuto 2 figli e si è separato, tutto questo a spese dei genitori, lavori precari uno più strampalato dell'altro, che ha ha lasciato andare lui perché "troppo impegnativi", ora convive con un'altra che ha 3 figli, i genitori sono scomparsi e si è adattato a fare l'ausiliario della sosta, poche ore di "lavoro" passeggiando in centro, tanto c'è la compagna che si "ammazza" di lavoro.
 
Io invece temo che dietro ci fosse una famiglia in cui a cena i termini fossero "se non ti piace lascia".
E' il risultato dei genitori che vanno a lamentarsi con le maestre perchè si è alzato la voce con il bambino, che si lamentano della mensa dei figli per poi fargli i 4 salti in padella a casa, che vanno ai colloqui di lavoro seduti accanto a loro per essere sicuri non ci siano fregature.

Quindi, per tornare al punto di partenza, io penso al mio stipendio, a godermi la mia vita. A loro che ci pensino loro come noi abbiamo pensato a noi.
 
per quel che posso vedere io si è molto accentuato il 'Mammismo' nostrano, ma dentro ci siamo un poco tutti ad essere sincero, chi più e chi meno, per cui i figli ancora a 40 anni sono i cocchetti di mamma e papà per cui tutto gli è dovuto , poi ci sono casi ancora più estremi ma alla fine alla radice secondo me il problema è che c'è un legame eccessivamente forte tra genitori e figli.
Però se ora tutte le colpe sono dei giovani che non vogliono lavorare, io non voglio essere cattivo ma l'altro giorno ero a prendere il caffè, io con 5 pensionati, tutti andanti in pensione intorno ai 60 anni, con l'ultimo stipendio, mica è colpa loro ma se penso che io per avere molto meno di loro dovrò lavorare 6 o 7 anni di più, e quindi godermi meno la pensione , come invece giustamente hanno fatto loro, non me la sento a dire che le generazioni prima di me hanno fatto i sacrifici di cui i godo e stragodo.
 
Imho ci sono vari step di povertà e il termine spesso viene usato per descrivere anche situazioni che sarebbe più corretto definire difficoltà.
Tipo dover mettere da parte i soldi per mesi per poter comprare un elettrodomestico.
Credo che tante persone oggi siano in una situazione in cui di fatto lo stretto necessario non gli manca però devono valutare bene e ponderare ogni spesa extra,anche quelle che non sono capricci ma cose necessarie come gli esempi riportati da Arizona.
Anche quello non è un buon modo di vivere.
Io conosco persone che hanno da parte 30-40 mila euro ma comunque hanno una paura tremenda di spendere perchè non hanno delle entrate fisse e certe e non sanno se in futuro quei risparmi gli serviranno.
Sulla questione del lavoro sarà un'opinione impopolare ma io sono convinto che sia sbagliato dare una corsia preferenziale ai giovanissimi che in molti casi hanno zero motivazioni tagliando fuori da molte opportunità ragazzi che proprio perchè hanno 10 anni in più iniziano a pensare a mettere su casa e famiglia e quindi se trovano un buon lavoro tendono a tenerselo stretto.
 
Le nuove generazioni? A me fanno nervoso.
Porto un esempio: la mia azienda a fine estate ha aperto delle posizioni per un disegnatore CAD junior.
Arriva Luca, fresco di diploma conseguito a Luglio. Conosce il CAD quel poco che la scuola gli ha insegnato. Si impiega da noi a inizi Ottobre, precisamente di lunedì 2. Dopo 4 giorni, nel giovedì, esce dall'ufficio e va in ufficio personale per il solito incontro di routine riservato ai nuovi arrivi.
"Come va Luca?" gli chiedono. Risposta "non male ma questa non è la vita che fa per me". Al che le HR gli dicono "ma tu sai che con questa risposta io devo considerare che il nostro rapporto possa finire molto presto vero?". Risponde con "Va bene, se non dispiace non proseguo e sto a casa da domani". E così è stato...d

Ti dirò, dopo la maturità avevo trovato un lavoro di ufficio.

Son rimasto circa 3 mesi, non 4 giorni, ma ho "mollato" anch'io e mi sono iscritto all'università.

Con il senno di poi (trascorsi 43 anni) la decisione è stata giusta.

Non voglio pensare cosa sarebbe stata la mia vita con un lavoro "basico", privo di soddisfazione
 
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