14 miliardi è la somma che le aziende francesi hanno dovuto pagare tra il 2010 e il 2020 come condanne e multe agli USA, anche delle imprese norvegesi, tedesche, britanniche, svizzere e seppur oggi solo marginalmente italiane hanno subito sanzioni e condanne: il fenomeno rischia di crescere.
Dal “Patriot Act” alla SEC (Securities and Exchange Commission), dal ruolo dell’OFAC Office Foreign Assets Control a quello del FCPA Foreign Corrupt Practices Act, tutti in coordinamento con il DOJ (Dipartimento della Giustizia), non mancano istituzioni che attuano unilateralmente l’extra territorialità del diritto americano. Sono mezzi a supporto di una politica estera mirata a servire ambizioni industriali e geopolitiche anche a discapito dello sviluppo di concorrenti alleati.
Tra le imprese condannate a pagare più di cento milioni di multa, 14 sono europee e solo cinque americane…Ma oltre alla multa ci sono anche arresti come nel passato (2018): ad esempio questo dirigente di Alstom condannato a più di due anni di galera, il tempo per General Electric di mettere mano su un ramo strategico dell’elettricità nucleare francese posseduto allora dalla stessa Alstom o più recentemente un’alta dirigente di Huawei fu arrestata in Canada su mandato americano..
Tra i molti casi che si possono citare c’è ad esempio quello della multinazionale francese Alstom, operante nel settore dell’energia e dei trasporti. Alla fine del 2014, i vertici della società si dichiararono colpevoli delle accuse rivolte loro secondo il FCPA e patteggiarono una sanzione da oltre 772 milioni di dollari. L’incriminazione era stata possibile grazie alla sede rispettivamente in Connecticut e in New Jersey di due succursali della casa madre francese. Secondo i procuratori americani, Alstom aveva versato tangenti per decine di milioni di dollari a funzionari dei governi di vari paesi, tra cui Indonesia, Arabia Saudita, Egitto e Bahamas. Il denaro era servito per ottenere appalti miliardari che avrebbero fruttato utili alla compagnia per circa 300 milioni di dollari.
La vicenda aveva creato non pochi problemi alla compagnia francese che, nemmeno un anno dopo, avrebbe ceduto all’americana General Electric (GE) la divisione più pregiata del proprio business, quella dell’energia e delle reti distributive. Nella prima metà del 2014, le due società si erano accordate per la cifra di 12,35 miliardi di euro, ma l’affare fu alla fine concluso per poco meno di dieci miliardi. L’operazione era stata all’epoca presentata da GE come “la più grande acquisizione industriale” della propria storia.
Più di recente spicca invece il caso della compagnia svedese di telecomunicazioni Ericsson. Il copione è sostanzialmente lo stesso, ma la multa pagata decisamente maggiore, pari cioè a oltre un miliardo di dollari. Anche qui si trattava di tangenti, elargite a funzionari di paesi come Cina, Vietnam e Gibuti. Ericsson avrebbe operato in questo modo tra il 2000 e il 2016 e, in aggiunta, avrebbe falsificato i propri libri contabili.
Come quasi sempre accade, Ericsson decise anch’essa di patteggiare e pagare una multa (relativamente) salata, così da evitare provvedimenti più pesanti, come il ritiro della licenza ad operare sul mercato americano. Nei giorni scorsi la vicenda di Ericsson è tornata sui giornali di mezzo mondo, perché il dipartimento di Giustizia USA ha accusato i vertici svedesi di avere violato l’accordo del 2019, mancando di presentare determinati documenti e informazioni previsti dal patteggiamento.
Gli Stati Uniti chiedono di chiudere il processo penale del 2020 contro Airbus per corruzione, controlli sulle esportazioni..
Il Dipartimento di Giustizia ha chiesto venerdì ad un giudice statunitense di archiviare un caso penale del 2020 contro il costruttore di aerei europeo Airbus, dopo più di tre anni.
Airbus si preparara a staccare un maxi assegno da 3,592 miliardi di euro (3,98 miliardi di euro) per chiudere le cause per corruzione aperte in Francia, Regno Unito e Stati Uniti. L'azienda verserà la somma) una volta che sarà raggiunto un accordo definitivo di patteggiamento. Lo fanno sapere le autorità francesi, spiegando che il maggiore produttore di aerei mondiale (L’Airbus è la più grande azienda di aeromobili europea, in grande crescita dal 1970, quando è stata creata da un consorzio tedesco e uno francese per competere con Boeing).. ha già raggiunto un'intesa da 2,08 miliardi di euro con i procuratori francesi per archiviare le accuse..
La parte restante, circa 1,5 miliardi di euro, sarà versata alle autorità britanniche (circa 984 milioni) e statunitensi (circa 526 milioni). Airbus è sotto indagine da parte delle autorità francesi e britanniche per sospetti casi di corruzione nell'ambito delle vendite di aerei nell'arco di un decennio (avrebbe effettuato pagamenti illeciti a intermediari per aggiudicarsi contratti a livello globale). Inoltre, deve fare i conti con indagini negli Stati Uniti per presunte violazioni dei controlli sulle esportazioni.
Dal “Patriot Act” alla SEC (Securities and Exchange Commission), dal ruolo dell’OFAC Office Foreign Assets Control a quello del FCPA Foreign Corrupt Practices Act, tutti in coordinamento con il DOJ (Dipartimento della Giustizia), non mancano istituzioni che attuano unilateralmente l’extra territorialità del diritto americano. Sono mezzi a supporto di una politica estera mirata a servire ambizioni industriali e geopolitiche anche a discapito dello sviluppo di concorrenti alleati.
Tra le imprese condannate a pagare più di cento milioni di multa, 14 sono europee e solo cinque americane…Ma oltre alla multa ci sono anche arresti come nel passato (2018): ad esempio questo dirigente di Alstom condannato a più di due anni di galera, il tempo per General Electric di mettere mano su un ramo strategico dell’elettricità nucleare francese posseduto allora dalla stessa Alstom o più recentemente un’alta dirigente di Huawei fu arrestata in Canada su mandato americano..
Tra i molti casi che si possono citare c’è ad esempio quello della multinazionale francese Alstom, operante nel settore dell’energia e dei trasporti. Alla fine del 2014, i vertici della società si dichiararono colpevoli delle accuse rivolte loro secondo il FCPA e patteggiarono una sanzione da oltre 772 milioni di dollari. L’incriminazione era stata possibile grazie alla sede rispettivamente in Connecticut e in New Jersey di due succursali della casa madre francese. Secondo i procuratori americani, Alstom aveva versato tangenti per decine di milioni di dollari a funzionari dei governi di vari paesi, tra cui Indonesia, Arabia Saudita, Egitto e Bahamas. Il denaro era servito per ottenere appalti miliardari che avrebbero fruttato utili alla compagnia per circa 300 milioni di dollari.
La vicenda aveva creato non pochi problemi alla compagnia francese che, nemmeno un anno dopo, avrebbe ceduto all’americana General Electric (GE) la divisione più pregiata del proprio business, quella dell’energia e delle reti distributive. Nella prima metà del 2014, le due società si erano accordate per la cifra di 12,35 miliardi di euro, ma l’affare fu alla fine concluso per poco meno di dieci miliardi. L’operazione era stata all’epoca presentata da GE come “la più grande acquisizione industriale” della propria storia.
Più di recente spicca invece il caso della compagnia svedese di telecomunicazioni Ericsson. Il copione è sostanzialmente lo stesso, ma la multa pagata decisamente maggiore, pari cioè a oltre un miliardo di dollari. Anche qui si trattava di tangenti, elargite a funzionari di paesi come Cina, Vietnam e Gibuti. Ericsson avrebbe operato in questo modo tra il 2000 e il 2016 e, in aggiunta, avrebbe falsificato i propri libri contabili.
Come quasi sempre accade, Ericsson decise anch’essa di patteggiare e pagare una multa (relativamente) salata, così da evitare provvedimenti più pesanti, come il ritiro della licenza ad operare sul mercato americano. Nei giorni scorsi la vicenda di Ericsson è tornata sui giornali di mezzo mondo, perché il dipartimento di Giustizia USA ha accusato i vertici svedesi di avere violato l’accordo del 2019, mancando di presentare determinati documenti e informazioni previsti dal patteggiamento.
Gli Stati Uniti chiedono di chiudere il processo penale del 2020 contro Airbus per corruzione, controlli sulle esportazioni..
Il Dipartimento di Giustizia ha chiesto venerdì ad un giudice statunitense di archiviare un caso penale del 2020 contro il costruttore di aerei europeo Airbus, dopo più di tre anni.
Airbus si preparara a staccare un maxi assegno da 3,592 miliardi di euro (3,98 miliardi di euro) per chiudere le cause per corruzione aperte in Francia, Regno Unito e Stati Uniti. L'azienda verserà la somma) una volta che sarà raggiunto un accordo definitivo di patteggiamento. Lo fanno sapere le autorità francesi, spiegando che il maggiore produttore di aerei mondiale (L’Airbus è la più grande azienda di aeromobili europea, in grande crescita dal 1970, quando è stata creata da un consorzio tedesco e uno francese per competere con Boeing).. ha già raggiunto un'intesa da 2,08 miliardi di euro con i procuratori francesi per archiviare le accuse..
La parte restante, circa 1,5 miliardi di euro, sarà versata alle autorità britanniche (circa 984 milioni) e statunitensi (circa 526 milioni). Airbus è sotto indagine da parte delle autorità francesi e britanniche per sospetti casi di corruzione nell'ambito delle vendite di aerei nell'arco di un decennio (avrebbe effettuato pagamenti illeciti a intermediari per aggiudicarsi contratti a livello globale). Inoltre, deve fare i conti con indagini negli Stati Uniti per presunte violazioni dei controlli sulle esportazioni.
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