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L'umorismo involontario spesso è quello più divertente

La figlia di amici ha fatto il correttore di bozze, anche di pseudo scrittori.
In pratica doveva riscrivere il libro, quanto meno da un punto di vista linguistico.

Sulle trame ... di un notissimo romanzo internazionale ... correggendo la traduzione italiana, s'era accorta che la settimana di sette giorni ... ne durava otto [tipo c'era un altro giorno fra il mercoledì ed il giovedì]
 
La figlia di amici ha fatto il correttore di bozze, anche di pseudo scrittori.
In pratica doveva riscrivere il libro, quanto meno da un punto di vista linguistico.

Sulle trame ... di un notissimo romanzo internazionale ... correggendo la traduzione italiana, s'era accorta che la settimana di sette giorni ... ne durava otto [tipo c'era un altro giorno fra il mercoledì ed il giovedì]

Ecco, quel romanzo si vede proprio che non l'ha controllato nessuno, ma neanche letto nessuno, prima di essere pubblicato.
Ci sono tanti di quegli errori (non grammaticali, da quel punto di vista va abbastanza bene) e uso improprio delle parole che ci si potrebbe scrivere sopra un altro libro di pari lunghezza.
Anzi, mi ha fatto venire l'idea di un nuovo genere letterario: quello umoristico involontario, che però deve essere fatto così bene che deve dare l'impressione che l'autore voleva fare un'opera seria.
Mica facile, eh...
 
Un altro esempio che mi è venuto in mente di errore abbastanza macroscopico.
I pellerossa parlano quasi sempre con i verbi all'infinito, come da stereotipo.
"Io andare...", "Io mangiare..."
Solo che ogni tanto si dimenticano di essere pellerossa e dicono cose tipo "Avresti dovuto esserci...", "Avrei potuto farlo..." (vado a memoria) con una padronanza dei verbi che farebbe invidia a molti, e subito dopo: "Io andare..."
Aaargh!
 
A me capitó, per mia colpa, mia colpa, mia grandissima colpa, di prendere online, su uno store di noto editore, un romanzo d'esordio, italiano, di genere Sci-fi, condito di epica e teologia. Aveva tipo 4 stelle su 5, ma erano farlocche in modo pietoso.
L'ho finito solo per dire d'averlo finito, ma era al limite della leggibilità. E per essere a catalogo in quello store qualcun altro, oltre all' autore, deve pur averlo letto. E non c'erano nemmeno spunti comici.
Ed é un peccato perché l'idea di base non era male, ma l'autore l'ha "condita" troppo, ecc.
 
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Un altro esempio che mi è venuto in mente di errore abbastanza macroscopico.
I pellerossa parlano quasi sempre con i verbi all'infinito, come da stereotipo.
"Io andare...", "Io mangiare..."
Solo che ogni tanto si dimenticano di essere pellerossa e dicono cose tipo "Avresti dovuto esserci...", "Avrei potuto farlo..." (vado a memoria) con una padronanza dei verbi che farebbe invidia a molti, e subito dopo: "Io andare..."
Aaargh!

Sul frasario degli indiani faccio riferimento alla mia lettura di elezione (Tex), se non sbaglio non ne ho mai "sentito" uno usare il pronome "io", e raramente usano l'infinito, di solito si riferiscono a sè stessi con il loro nome e la terza persona (Augh! Ora Falco Rosso prende lo scalpo del viso pallido!). Se non sbaglio, solo Tiger Jack (ovviamente, essendo vissuto sempre a fianco di Tex) usa una grammatica perfetta.
 
Comunque va bene lo stereotipo, ma almeno la coerenza!
Non puoi parlare in un modo, e dopo pochi secondi in tutt'altro modo!
(addirittura mia moglie ha "scovato" nel libro un messicano che prima parla solo in spagnolo, e poco dopo sembra un romanaccio)
 
Il libro è diventato un campo di battaglia.
Ma non per le battaglie tra cowboy e indiani, no...
Perché mia moglie si è messa a segnare a penna ogni errore o incongruenza, tipo maestrina.
Ma non so se avrà il coraggio di presentarsi dall'autore con tutte le correzioni...
 
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