Io credo che la gestione di un'azienda ex statale e sempre assistita economicamente sia comunque molto complicata.
La ristrutturazione operata prima da CAI e poi da SAI non è stata ovviamente sufficiente e nel 2016 si è registrata una perdita di 600 mln contro i 200 persi nel 2015 (2015 in parte anche a causa dell'incendio a Fiumicino). Peraltro "scorprando i tanti costi capitalizzati, si evince chiaramente che Alitalia bruciava circa un milione di cassa al giorno già nel 2015" (Gaetano Intrieri, docente controllo di gestione, Università di Roma).
In sostanza dopo l'ingresso in Etihad sembrava che la compagnia potesse riprendersi, ma la cosa grave a mio avviso si è materializzata nel conflitto di interessi tra Etihad e Alitalia, ovvero la compagnia incorporante ha di fatto limitato al massimo le rotte internazionali di Alitalia (quelle più remunerative) e ciò ha determinato la situazione 2016-2017 e l'orlo del fallimento.
Il tentativo estremo di salvataggio, bocciato dai lavoratori, per ora porterà all'amministrazione controllata e tra 6 mesi forse proprio al fallimento. Secondo me la bocciatura del piano trova le proprie ragioni nella convinzione radicata nei dipendenti che comunque "lo Stato provvederà, come sempre". Invece ho la sensazione che, sempre a causa del calo di attività, dello scarso controllo dei costi e quindi all'aumento esponenziale delle perdite, lo spauracchio del fallimento non sia più tale, ma una concreta prospettiva.
I dipendenti nel corso degli anni sono diminuiti da 20.000 a 11.000 e ora era stato proposto un calo di 1.000, ma a mio parere per l'attività di oggi (per chiudere in pareggio) ne basterebbero anche 6.000.....................
