Ho letto l?articolo cui si riferisce il presente thread.
Come per tutte le cose, occorre una adeguata parafrasi per poter capir meglio la situazione.
E questa parafrasi, purtroppo, non può che avere come fulcro il concetto di ?qualità?.
Per quel che mi riguarda, nessuna delle vetture provate ricalca il mio, personale, concetto di qualità; ma del resto, attualmente, nessuna vettura in commercio ha questa caratteristica.
Prescindendo, quindi, da questi miei intendimenti, numerosissime volte messi in chiaro in questa sede, che derivano da ?vecchie e sane? concezioni dell?oggetto ?automobile? che oggi sono completamente ed indiscutibilmente in disuso, a mio avviso v?è da dire questo: Jazz, pur avendo moltissimi aspetti in cui si distingue in senso positivo, come abitabilità, versatilità, ecc., non riesce a dimostrare, agli occhi dell?utente medio (quello che fa numero, per intendersi), il prezzo di listino. Pochissimi, in termini percentuali ed anche assoluti, riescono ad apprezzare le doti di un motore particolare quale è quello che Honda mette su tale vettura. Senza contare che larga parte delle raffinate implementazioni che sul medesimo si ritrovano hanno riverberi su aspetti che non sono facilmente leggibili ai più. La distribuzione variabile?. Si, consente economie di esercizio anche notevoli e, contestualmente, una apprezzabile riduzione delle emissioni delle sostanze ritenute inquinanti; consente una regolarità ed una piacevolezza complessiva di erogazione assai rara, per non dire unica. Ma chi, sinceramente, e quanti, soprattutto, riescono a dare a questi aspetti un?importanza tale da conformarne un discrimine per l?acquisto?...
Si va dal concessionario, si sale sulla macchina, se ne deriva un colpo d?occhio, una percezione tattile, sugli interni in modo particolare. Qui, sinceramente, jazz si trova alle corde rispetto ad altri prodotti meglio realizzati sotto questo punto di vista.
Le sospensioni? Mah, posso ben capire il punto di vista di Cristian, il progetto è senz?altro ben attuato. La scelta della componentistica adottata per dar corpo a queste buone idee, però, non lo è; ed ecco che se ne perdono larghissima parte dei benefici. Pensate che, quando uscì la nuova jazz, al momento in cui veniva scaricata dalle navi, per un certo periodo di tempo si provvedeva, quasi seduta stante e comunque prima che arrivassero in concessionaria, alla sostituzione delle molle anteriori perché quelle di primo equipaggiamento erano indecenti e difettose. Le molle, evidentemente a tal punto da richiedere un inevitabile rimedio ?in extremis?, d?accordo, ma forse è ragionevole pensare che anche altre parti non fossero così buone; probabilmente, non così ?cattive? da richiedere un?azione similare, però? Questo, forse, non lo sanno nemmeno gli stessi concessionari. L?iniziativa è certamente apprezzabile perché volta alla tutela del cliente, oltre che, ovviamente, ad evitare un gran numero di richieste di riparazione che avrebbe innescato un notevole sovraccarico per le officine delle concessionarie; ma, di sicuro, tradisce un approccio del costruttore eccessivamente volto al risparmio in sede nativa.
Forse è l?aver notato, in sede dell?analisi svolta da 4R, qualche economia realizzativa di troppo, che ha portato alla conformazione di un giudizio non proprio confortante anche sugli aspetti che un tempo ponevano in primo piano il costruttore nipponico.
Non mi trovo d?accordo, invece ? nella maniera più assoluta ed inappellabile ? con il giudizio dei tecnici che hanno prestato la loro opera per l?iniziativa di cui sopra in merito alla ?mancanza del convogliatore?. Tale dispositivo, infatti, consente di incanalare il flusso di aria verso la superficie di scambio del radiatore. Quindi, serve solo se tale superficie, per i motivi più disparati, quali conformazione della calandra, paraurti ed altre parti limitrofe ed annesse, nonché altri aspetti più o meno salienti, non risulta convenientemente esposta e correttamente raggiungibile dal flusso d?aria che si crea dinamicamente con il moto della vettura. Se non sussistono tali problematiche a monte, il convogliatore, che, a mio avviso, serve per l?appunto ad una compensazione delle medesime, può essere omesso. Dire che c?è stata scarsa attenzione all?aspetto del raffreddamento è una vera e propria tautologia che non si addice certo a chi si fregia di una lunga esperienza nel settore e comunque, lo si poteva pure far notare ma non dandogli la valenza in termini negativi che è stata data penalizzando la valutazione complessiva. Potevano risparmiarselo, anche perché, francamente, non mi risulta di jazz che si surriscaldino o che abbiano altre problematiche correlabili a questo aspetto.
La mancanza della traversa posteriore è un aspetto, se possibile, ancora più subdolo ed insidioso. Questo perché il lettore medio, con quasi assoluta certezza, lo legge come mancanza di sicurezza in concomitanza degli urti posteriori. E? ovvio che così non è, ovvero, può anche essere che Jazz non sia sicura nell?urto posteriore, ma questo, di certo, non può dipendere e non dipende dalla presenza o meno del traversino posteriore. Perché? Perché tale traversino è vincolato alle lamiere sottostanti che, in caso di impatto, partecipano tutte all?assorbimento dell?urto. Non è che il traversino assorba l?urto e non lo trasmetta, per qualche strana magia che va contro i principi della dinamica e del buonsenso, alle strutture di vincolo sottostanti. Non cadiamo nel grottesco, per piacere! Semmai, si potrebbe dire che, di fronte ad una deformazione dovuta ad un piccolo urto, si potrebbe rilevare un onere di riparazione inferiore nel riparare solo il traversino piuttosto che dover ?tirare? parte del lamierato sottostante. Ma, con ogni probabilità, il lamierato sottostante si deformerebbe anche lui, anche se forse meno, insieme al traversino. E quindi, gira e rigira, la bega è la stessa. Ma, ripeto, ciò può essere facilmente percepito come una debolezza strutturale che, sussistente o no, non può in alcun modo dipendere dalla presenza o dall?assenza dell?oggetto in menzione.
In ultimo, mi pregio esporre una considerazione che si riallaccia al discorso fatto in premessa: la qualità può essere dipinta e non esserci oppure esserci e non apparire. Se si riesce a far apparire in quei comparti che si trovano sotto analisi in un determinato contesto, l?oggetto apparirà come qualitativamente corretto. Diversamente, no, anche se la qualità c?è lo stesso ma si trova altrove, in altre parti che, in quel determinato contesto non sono state esaminate. Si dovrà aspettare il loro turno, se mai dovesse arrivare. E, di solito per non dire sempre, per ogni aspetto che viene agghindato di qualità o, nel caso migliore, viene davvero reso qualitativamente congruo, ce n?è almeno un altro che non lo è. Si tratta, quindi, di scelte, di ?furbizia?, il più furbo nasconderà gli aspetti più trascurati e profonderà più cura in quelli più in evidenza perché, sempre riallacciandomi al discorso di cui in testa, la media, da ultimo, è la stessa; per tutti, nessuno escluso, oggi come oggi in particolare.