Nel parlare di “lingue più difficili” spesso confondiamo la complessità oggettiva con la difficoltà percepita. Dal punto di vista didattico e tipologico contano almeno tre fattori:
Domande alla community:
- distanza tipologica dall’italiano (morfologia, sintassi, categorie come i casi o l’ergatività),
- fonologia e prosodia (toni, gruppi consonantici, lunghezza vocalica),
- qualità del metodo (selezione dell’input, progressione, feedback correttivo).
Domande alla community:
- Quale lingua vi ha messo più alla prova: struttura, fonetica o… mancanza di un buon metodo?
- Quali tecniche hanno fatto la differenza per voi (SRS, microlearning, immersione guidata)?
- Nella vostra esperienza conta di più l’esposizione quotidiana a input comprensibile o l’intensità concentrata delle sessioni?