<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=1500520490268011&amp;ev=PageView&amp;noscript=1"> OT - E' Morto Ghidella | Il Forum di Quattroruote

OT - E' Morto Ghidella

Ghidella, l'uomo di ferro
che salvò la Fiat con la Uno

Grande tecnico e stratega, rispettato dagli operai
PIERO BIANCO

TORINO
È mancato mercoledì scorso nella sua casa di Lugano l?ex ad Fiat Auto, Vittorio Ghidella. Aveva 80 anni

Ci sono uomini che sanno uscire di scena, dopo averla a lungo dominata, senza offrirsi al clamore mediatico e con la forza di una straordinaria dignità. Uomini che tuttavia vengono continuamente evocati, anche rimpianti: perché hanno scritto pagine indelebili di storia dell?industria italiana.

Vittorio Ghidella era uno di questi. La «sua» Fiat è rimasta, comunque, un punto di riferimento con cui confrontarsi. Lui la seppe guidare in momenti difficili, la salvò e rilanciò quando sembrava avviata al declino, inventandosi nel 1983 un?utilitaria innovativa come la Uno, che rappresentava una svolta concettuale rivoluzionaria, un modello invidiato e imitato. Ghidella era nato a Vercelli il 19 gennaio 1931. Dopo gli studi d?ingegneria meccanica al Politecnico di Torino, il primo impegno nel Gruppo Fiat, alla Riv, produttrice di cuscinetti a sfera. Una rapida carriera, fino alla carica di amministratore delegato.

Quando l?azienda venne ceduta alla Skf, il giovane manager andò in Svezia a insegnare il mestiere ai nuovi padroni. Poi si trasferì negli Stati Uniti a dirigere l?Ellis Holland, la divisione di mezzi agricoli della Fiat. Non vi rimase a lungo: nel 1979 Gianni Agnelli lo richiamò per dirigere Fiat Auto. «L?Avvocato e il fratello Umberto cercavano qualcuno di esperienza internazionale - ha raccontato Ghidella tre mesi fa al mensile Quattroruote, in una delle sue rarissime interviste - perché l?azienda era entrata in una crisi abbastanza grave. Fui messo di fronte a una realtà difficile e imprevista».

Erano gli anni degli scioperi e del terrorismo, della famosa «marcia dei quarantamila», la rivolta dei quadri agli eccessi sindacali. Ghidella costruì il rilancio sulla riorganizzazione industriale e sulla pace sociale. Non era un personaggio facile, così schivo e diretto. Ma aveva credibilità anche tra gli operai, perché era cresciuto all?interno. Soprattutto, gli riconoscevano una straordinaria competenza tecnica. Ci capiva, di macchine. Sotto la sua regia arrivarono tanti fortunati modelli, basterebbe ricordare la prima Croma, le Lancia Delta e Thema, la Fiat Tipo e la Autobianchi Y10.

Pensava a una Fiat diversa, per questo (anticipando un futuro oltreoceano) suggerì un accordo con la Ford che però all?ultimo sfumò. Forse anche per questo ebbe conflitti storici, come quello con Cesare Romiti sulle visioni strategiche del Gruppo. Così nel 1988 Ghidella lasciò la Fiat per altre esperienze manageriali. Scelse un volontario esilio in Svizzera, dove fino all?ultimo è stato titolare della holding finanziaria VG.SA. Ma non era più lo stesso, dopo aver perso nel ?93 in un incidente stradale l?adorata figlia ventenne Amalia. Un po? morì anche lui.

http://www3.lastampa.it/economia/sezioni/articolo/lstp/393935/

R.I.P.
L'ho postato perchè si è parlato spessissimo di lui in Alfa Romeo. Tante occasioni mancate. Peccato.
 
wilderness ha scritto:
Ghidella, l'uomo di ferro
che salvò la Fiat con la Uno

Grande tecnico e stratega, rispettato dagli operai
PIERO BIANCO

TORINO
È mancato mercoledì scorso nella sua casa di Lugano l?ex ad Fiat Auto, Vittorio Ghidella. Aveva 80 anni

Ci sono uomini che sanno uscire di scena, dopo averla a lungo dominata, senza offrirsi al clamore mediatico e con la forza di una straordinaria dignità. Uomini che tuttavia vengono continuamente evocati, anche rimpianti: perché hanno scritto pagine indelebili di storia dell?industria italiana.

Vittorio Ghidella era uno di questi. La «sua» Fiat è rimasta, comunque, un punto di riferimento con cui confrontarsi. Lui la seppe guidare in momenti difficili, la salvò e rilanciò quando sembrava avviata al declino, inventandosi nel 1983 un?utilitaria innovativa come la Uno, che rappresentava una svolta concettuale rivoluzionaria, un modello invidiato e imitato. Ghidella era nato a Vercelli il 19 gennaio 1931. Dopo gli studi d?ingegneria meccanica al Politecnico di Torino, il primo impegno nel Gruppo Fiat, alla Riv, produttrice di cuscinetti a sfera. Una rapida carriera, fino alla carica di amministratore delegato.

Quando l?azienda venne ceduta alla Skf, il giovane manager andò in Svezia a insegnare il mestiere ai nuovi padroni. Poi si trasferì negli Stati Uniti a dirigere l?Ellis Holland, la divisione di mezzi agricoli della Fiat. Non vi rimase a lungo: nel 1979 Gianni Agnelli lo richiamò per dirigere Fiat Auto. «L?Avvocato e il fratello Umberto cercavano qualcuno di esperienza internazionale - ha raccontato Ghidella tre mesi fa al mensile Quattroruote, in una delle sue rarissime interviste - perché l?azienda era entrata in una crisi abbastanza grave. Fui messo di fronte a una realtà difficile e imprevista».

Erano gli anni degli scioperi e del terrorismo, della famosa «marcia dei quarantamila», la rivolta dei quadri agli eccessi sindacali. Ghidella costruì il rilancio sulla riorganizzazione industriale e sulla pace sociale. Non era un personaggio facile, così schivo e diretto. Ma aveva credibilità anche tra gli operai, perché era cresciuto all?interno. Soprattutto, gli riconoscevano una straordinaria competenza tecnica. Ci capiva, di macchine. Sotto la sua regia arrivarono tanti fortunati modelli, basterebbe ricordare la prima Croma, le Lancia Delta e Thema, la Fiat Tipo e la Autobianchi Y10.

Pensava a una Fiat diversa, per questo (anticipando un futuro oltreoceano) suggerì un accordo con la Ford che però all?ultimo sfumò. Forse anche per questo ebbe conflitti storici, come quello con Cesare Romiti sulle visioni strategiche del Gruppo. Così nel 1988 Ghidella lasciò la Fiat per altre esperienze manageriali. Scelse un volontario esilio in Svizzera, dove fino all?ultimo è stato titolare della holding finanziaria VG.SA. Ma non era più lo stesso, dopo aver perso nel ?93 in un incidente stradale l?adorata figlia ventenne Amalia. Un po? morì anche lui.

http://www3.lastampa.it/economia/sezioni/articolo/lstp/393935/

R.I.P.
L'ho postato perchè si è parlato spessissimo di lui in Alfa Romeo. Tante occasioni mancate. Peccato.

Se ne è andato un grande tecnico ed un grande uomo. Aveva compreso prima di altri quale era il futuro dell'auto. Purtroppo sulla sua strada ha trovato 2 incopetenti (per non dre di peggio), che hanno distrutto l'industria dell'auto in italia.
 
Mi dispiace molto, da quel che so aveva molto a cuore l'alfa romeo ma non ha potuto lavorarci al meglio in quanto fiat aveva altri progetti di livellamento verso il basso dei prodotti del gruppo che si stava creando.
 
Uno che pensava a costruire automobili. Concetto che per un costruttore di auto dovrebbe essere scontato, ma per fiat non fu così, come non lo è tutt'oggi.
 
fpaol68 ha scritto:
wilderness ha scritto:
Ghidella, l'uomo di ferro
che salvò la Fiat con la Uno

Grande tecnico e stratega, rispettato dagli operai
PIERO BIANCO

TORINO
È mancato mercoledì scorso nella sua casa di Lugano l?ex ad Fiat Auto, Vittorio Ghidella. Aveva 80 anni

Ci sono uomini che sanno uscire di scena, dopo averla a lungo dominata, senza offrirsi al clamore mediatico e con la forza di una straordinaria dignità. Uomini che tuttavia vengono continuamente evocati, anche rimpianti: perché hanno scritto pagine indelebili di storia dell?industria italiana.

Vittorio Ghidella era uno di questi. La «sua» Fiat è rimasta, comunque, un punto di riferimento con cui confrontarsi. Lui la seppe guidare in momenti difficili, la salvò e rilanciò quando sembrava avviata al declino, inventandosi nel 1983 un?utilitaria innovativa come la Uno, che rappresentava una svolta concettuale rivoluzionaria, un modello invidiato e imitato. Ghidella era nato a Vercelli il 19 gennaio 1931. Dopo gli studi d?ingegneria meccanica al Politecnico di Torino, il primo impegno nel Gruppo Fiat, alla Riv, produttrice di cuscinetti a sfera. Una rapida carriera, fino alla carica di amministratore delegato.

Quando l?azienda venne ceduta alla Skf, il giovane manager andò in Svezia a insegnare il mestiere ai nuovi padroni. Poi si trasferì negli Stati Uniti a dirigere l?Ellis Holland, la divisione di mezzi agricoli della Fiat. Non vi rimase a lungo: nel 1979 Gianni Agnelli lo richiamò per dirigere Fiat Auto. «L?Avvocato e il fratello Umberto cercavano qualcuno di esperienza internazionale - ha raccontato Ghidella tre mesi fa al mensile Quattroruote, in una delle sue rarissime interviste - perché l?azienda era entrata in una crisi abbastanza grave. Fui messo di fronte a una realtà difficile e imprevista».

Erano gli anni degli scioperi e del terrorismo, della famosa «marcia dei quarantamila», la rivolta dei quadri agli eccessi sindacali. Ghidella costruì il rilancio sulla riorganizzazione industriale e sulla pace sociale. Non era un personaggio facile, così schivo e diretto. Ma aveva credibilità anche tra gli operai, perché era cresciuto all?interno. Soprattutto, gli riconoscevano una straordinaria competenza tecnica. Ci capiva, di macchine. Sotto la sua regia arrivarono tanti fortunati modelli, basterebbe ricordare la prima Croma, le Lancia Delta e Thema, la Fiat Tipo e la Autobianchi Y10.

Pensava a una Fiat diversa, per questo (anticipando un futuro oltreoceano) suggerì un accordo con la Ford che però all?ultimo sfumò. Forse anche per questo ebbe conflitti storici, come quello con Cesare Romiti sulle visioni strategiche del Gruppo. Così nel 1988 Ghidella lasciò la Fiat per altre esperienze manageriali. Scelse un volontario esilio in Svizzera, dove fino all?ultimo è stato titolare della holding finanziaria VG.SA. Ma non era più lo stesso, dopo aver perso nel ?93 in un incidente stradale l?adorata figlia ventenne Amalia. Un po? morì anche lui.

http://www3.lastampa.it/economia/sezioni/articolo/lstp/393935/

R.I.P.
L'ho postato perchè si è parlato spessissimo di lui in Alfa Romeo. Tante occasioni mancate. Peccato.

Se ne è andato un grande tecnico ed un grande uomo. Aveva compreso prima di altri quale era il futuro dell'auto. Purtroppo sulla sua strada ha trovato 2 incopetenti (per non dre di peggio), che hanno distrutto l'industria dell'auto in italia.
Quoto. Fu l'unico a capire il potenziale di Alfa Romeo e a cercare concretamente di non svilirlo. Purtroppo, nonostante i tanti successi fu lasciato solo ed anzi combattuto da i 2 fenomeni del lingotto.
Riposi in pace.
 
mrazek ha scritto:
chiedilo ai dipendenti alfa che opinione avevan di ghidella.
il più educato gli dava del ladro. ci pensò romiti a cacciarlo
a calcinculo dopo aver scoperto le ruberie con le quali si arricchì.
ci provò con ford ma lo cacciaron via presto.
Romiti? Si certo. Fu lui a creare l'humus giusto per farlo cacciare ( a partire dalle voci che dici tu) per poi coltivare l'arte delle commesse agli amici che ancor oggi, nonostante la cura Marchionne, stentano ad essere debellate.
Quanto all'Alfa tutti gli ingegneri che hanno subito il passaggio alla fiat ricordano molto volentieri Ghidella e si lamentano di tutti gli altri.
Quello che ho scritto lo trovi su tutte le pubblicazioni che riguardano Alfa Romeo.
Romiti lascialo perdere perché accostare quel nome all'Alfa è come bestemmiare in chiesa!
 
Pur con le limitate disponibilità di pianali si cercava di ottenere il massimo.

Ecco alcuni esempi:

Lancia Dedra Turbo e Turbo Integrale con sospensioni a smorzamento controllato e differenziale autobloccante
Faceva di tutto per far dimenticare il pianale uguale alla Tipo e pur non rifinita come le tedesche aveva molto fascino.

Lancia Thema Ferrari con interni in pelle Frau

Autobianchi Ypsilon 4x4

La regina: Delta Integrale

E poi ....

Fiat Uno Turbo Antiskid
Croma Turbo i.e.

Con Alfa non ha potuto fare quello che voleva....

Cito comunque la 164 Quadrifoglio Verde e la 164 Q4
 
R.I.P.
grande uomo, grande lavoratore, grande appassionato (non solo di auto)
che il tuo vuoto sia di monito ai nuovi manager, perchè proseguano sulla strada che indicasti con grande dignità e brillantezza
 
wilderness ha scritto:
Ghidella, l'uomo di ferro
che salvò la Fiat con la Uno

Grande tecnico e stratega, rispettato dagli operai
PIERO BIANCO

TORINO
È mancato mercoledì scorso nella sua casa di Lugano l?ex ad Fiat Auto, Vittorio Ghidella. Aveva 80 anni

Ci sono uomini che sanno uscire di scena, dopo averla a lungo dominata, senza offrirsi al clamore mediatico e con la forza di una straordinaria dignità. Uomini che tuttavia vengono continuamente evocati, anche rimpianti: perché hanno scritto pagine indelebili di storia dell?industria italiana.

Vittorio Ghidella era uno di questi. La «sua» Fiat è rimasta, comunque, un punto di riferimento con cui confrontarsi. Lui la seppe guidare in momenti difficili, la salvò e rilanciò quando sembrava avviata al declino, inventandosi nel 1983 un?utilitaria innovativa come la Uno, che rappresentava una svolta concettuale rivoluzionaria, un modello invidiato e imitato. Ghidella era nato a Vercelli il 19 gennaio 1931. Dopo gli studi d?ingegneria meccanica al Politecnico di Torino, il primo impegno nel Gruppo Fiat, alla Riv, produttrice di cuscinetti a sfera. Una rapida carriera, fino alla carica di amministratore delegato.

Quando l?azienda venne ceduta alla Skf, il giovane manager andò in Svezia a insegnare il mestiere ai nuovi padroni. Poi si trasferì negli Stati Uniti a dirigere l?Ellis Holland, la divisione di mezzi agricoli della Fiat. Non vi rimase a lungo: nel 1979 Gianni Agnelli lo richiamò per dirigere Fiat Auto. «L?Avvocato e il fratello Umberto cercavano qualcuno di esperienza internazionale - ha raccontato Ghidella tre mesi fa al mensile Quattroruote, in una delle sue rarissime interviste - perché l?azienda era entrata in una crisi abbastanza grave. Fui messo di fronte a una realtà difficile e imprevista».

Erano gli anni degli scioperi e del terrorismo, della famosa «marcia dei quarantamila», la rivolta dei quadri agli eccessi sindacali. Ghidella costruì il rilancio sulla riorganizzazione industriale e sulla pace sociale. Non era un personaggio facile, così schivo e diretto. Ma aveva credibilità anche tra gli operai, perché era cresciuto all?interno. Soprattutto, gli riconoscevano una straordinaria competenza tecnica. Ci capiva, di macchine. Sotto la sua regia arrivarono tanti fortunati modelli, basterebbe ricordare la prima Croma, le Lancia Delta e Thema, la Fiat Tipo e la Autobianchi Y10.

Pensava a una Fiat diversa, per questo (anticipando un futuro oltreoceano) suggerì un accordo con la Ford che però all?ultimo sfumò. Forse anche per questo ebbe conflitti storici, come quello con Cesare Romiti sulle visioni strategiche del Gruppo. Così nel 1988 Ghidella lasciò la Fiat per altre esperienze manageriali. Scelse un volontario esilio in Svizzera, dove fino all?ultimo è stato titolare della holding finanziaria VG.SA. Ma non era più lo stesso, dopo aver perso nel ?93 in un incidente stradale l?adorata figlia ventenne Amalia. Un po? morì anche lui.

http://www3.lastampa.it/economia/sezioni/articolo/lstp/393935/

R.I.P.
L'ho postato perchè si è parlato spessissimo di lui in Alfa Romeo. Tante occasioni mancate. Peccato.

Infatti non è per nulla OT
 
Kren ha scritto:
mrazek ha scritto:
chiedilo ai dipendenti alfa che opinione avevan di ghidella.
il più educato gli dava del ladro. ci pensò romiti a cacciarlo
a calcinculo dopo aver scoperto le ruberie con le quali si arricchì.
ci provò con ford ma lo cacciaron via presto.
Romiti? Si certo. Fu lui a creare l'humus giusto per farlo cacciare ( a partire dalle voci che dici tu) per poi coltivare l'arte delle commesse agli amici che ancor oggi, nonostante la cura Marchionne, stentano ad essere debellate.
Quanto all'Alfa tutti gli ingegneri che hanno subito il passaggio alla fiat ricordano molto volentieri Ghidella e si lamentano di tutti gli altri.
Quello che ho scritto lo trovi su tutte le pubblicazioni che riguardano Alfa Romeo.
Romiti lascialo perdere perché accostare quel nome all'Alfa è come bestemmiare in chiesa!

A Romiti parlare di Alfa Romeo fa venire l'orticaria. Vi dico solo che in un'intervista il giornalista citò il motore Boxer della 33 berlina e il Sig. Romiti rispose che lui di boxer conosceva solo il cane....
questo per dirvi cos'era Fiat e che comunque rimane oggi.
 
Chissà che cosa si diranno quando incontrerà ing. Romeo...
Cmq condoglianza vive alla famiglia,
E tutto cio mentre i tedeschi festeggiano!!
Che strana la vita!!
saluti zanza
 
Back
Alto