<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=1500520490268011&amp;ev=PageView&amp;noscript=1"> Ma studiare tanto, al giorno d'oggi, serve a qualcosa? | Page 10 | Il Forum di Quattroruote

Ma studiare tanto, al giorno d'oggi, serve a qualcosa?

Poi come dice Mauro Forghieri, "ho conosciuto persone che hanno avuto un'idea nella vita ed hanno fatto fortuna, altri che ne hanno avute decine ma non l'hanno mai fatta".
Ritengo che "il successo nella vita" e nel lavoro comunque siano cose diverse ;) e che l'aspetto fattore Q (o se vogliamo chiamarlo "il tempismo") siano sempre importanti.

Questo si puo' scrivere a carattere cubitale,
col sangue.




































( Vedi: sposare un miliardario/a )
ahahahahahahahahahahahahahahahahahahah
:emoji_stuck_out_tongue_winking_eye::emoji_stuck_out_tongue_winking_eye::emoji_stuck_out_tongue_winking_eye:
 
Ultima modifica:
Io ho sempre sostenuto che l'idea conta fino a un certo punto. Bravo che ce l'hai avuta, ma è lo 0,1% di quello che serve per farla funzionare. Quello che conta più di tutti è il lavoro: quanto ce n'è e come è stato fatto. Ma mi pare che nel pianeta siamo pochi a pensarla così, perché tutti i miei conoscenti dicono che si deve premiare di più l'idea che il lavoro. Mi dicono:"eh, ma senza l'idea il lavoro non c'era!". Sì, invece senza lavoro il prodotto finito dove lo trovavi? E poi nel lavoro è sempre inclusa una parte creativa. insomma, non è così semplice. Però avere l'idea è un po' come vincere alla lotteria: tanto guadagno senza lavoro. Il sogno di diventare ricchi senza fare niente. E' questo che tutti vogliono. Ed è per questo che sposano idee del genere.
 
Le idee giuste talvolta appoggiano su presupposizioni sbagliate, come quella dell'invetore della radio, mai laureatosi in fisica per manifesta ignoranza dei principi di base, ma inventore della trasmissione delle onde radio a distanza per riflessione sulla ionosfera di cui non conosceva l'esistenza.


https://www.enzopennetta.it/2015/02/la-forza-di-una-teoria-scientifica-sta-nellessere-sbagliata/

Ma non sempre andando per immaginazione si ottengono risultati... ci vuole anche la formalizzazione delle scoperte e dei risultati ottenuti.
 
Io ho sempre sostenuto che l'idea conta fino a un certo punto
Ecco 0,1% no ma un 10% proprio perché senza un punto di partenza beh, non si parte :D
Il resto è budget per finanziarla, capacità di svilupparla correggendo inevitabilmente il tiro, capacità di promuoverla nei modi e nei momenti giusti.
Vendere ghiaccioli al polo nord penso sia un esempio di cosa non vada fatto, per quanto l'idea del ghiacciolo in se sia giusta.

Poi magari hai investito in una idea, la stai per lanciare o l'hai appena lanciata e ti arriva Il COVID (per fare un esempio di eventi imprevedibili) e sei rovinato.
 
Ecco 0,1% no ma un 10% proprio perché senza un punto di partenza beh, non si parte :D
Il resto è budget per finanziarla, capacità di svilupparla correggendo inevitabilmente il tiro, capacità di promuoverla nei modi e nei momenti giusti.
Vendere ghiaccioli al polo nord penso sia un esempio di cosa non vada fatto, per quanto l'idea del ghiacciolo in se sia giusta.

Poi magari hai investito in una idea, la stai per lanciare o l'hai appena
lanciata e ti arriva Il COVID (per fare un esempio di eventi imprevedibili) e sei rovinato.


Diciamo che,
dipende molto dal fatto che
sia un' idea di un nuovo prodotto
che va poi costruito
( con tutto quel che ne consegue )
o la pensata di un nuovo servizio....
 
Nel mio piccolo ho notato che non sempre chi primeggia a scuola poi ha successo nella vita. Chi studia solo per il voto, poi nel contesto lavorativo si trova pesce fuor d'acqua.
Io appartenevo a questa schiera...sarò un essere amorfo, ma non avevo una materia preferita.
Ma bastava lo sguardo schifato di mio padre e mia madre quando portavo un 6 (non unè 3, eh, un 6 per cui altri genitori ci metterebbero la firma) per farmi tremare, e farmi sentire piccolo piccolo, come uno scarafaggio che andava schiacciato.
 
Ci sono molti aspetti anche lì, da piccoli alcuni studiano "perché la mamma vuole che porti a casa il 10". Ne ho conosciuti tanti.

Poi come dice Mauro Forghieri, "ho conosciuto persone che hanno avuto un'idea nella vita ed hanno fatto fortuna, altri che ne hanno avute decine ma non l'hanno mai fatta".

Ritengo che "il successo nella vita" e nel lavoro comunque siano cose diverse ;) e che l'aspetto fattore Q (o se vogliamo chiamarlo "il tempismo") siano sempre importanti.

Condivido il.discorso, ma credo che riguardi piu la sfera.imprenditoriale. se parliamo del lavoro da dipendente, credo che vadano di pari passo il discorso competenze e quello.conoscenze.
Vi faccio un esempio: due miei conoscenti, uno laureato triennale in economia concon ottima votazione, delle centinaia di curricula che ha mandato, in Puglia e fuori, l unico lavoro che si ritrova a fare è presso un commercialista s Taranto, 900 euro al mese con contratto part time, quando di fatto si fa dalle 9 alle 21.
Un altro, diplomato privatamente all ITIS perche bocciato due volte alla scuola pubblica, è entrato (grazie a una conoscenza) dapprima in un'azienda dell'indotto aeronautico come operaio montatore strutturista, poi, quando Leonardo stava per sfanculare l'indotto reinternalizzando molte commesse, grazie a un'altra conoscenza nel sindacato, è stato internalizzato Leonardo....dipendente parapubblico senza manco sostenere una procedura di selezione. Stipendio che tra turni di notte e straordinari, si attesta poco sotto i 2000.

Chi sta meglio tra tutt'E due?
 
Vero in parte anche ami miei tempi. Ma dalle mie statistiche personali, alcuni poco profittevoli alunni, alcuni hanno impiegato qualche anno oltre il classico lustro ad arrivare al diploma, si sono poi laureati, anche con carriere brillanti. Alcuni altri mai neppure rimandati a settembre, non hanno neppure completato il primo anno accademico.

In realtà è meno raro di quanto si pensi. A me al liceo caricavano cosi tanto di compiti, che piu di qualche volta ho finito di studiare qyadi a mezzanotte.....mi.rifaccio al discorso anche del contesto familiare, che a casa mia prendere sotto l'8 non era consentito in nessuna materia, e mi sono sentito sempre un cavallino da corsa che non si poteva fermare mai.
A 19 anni mi sono spompato. Il mio cervello ha fatto GAME OVER.
Altri, invece, molto piu furbi, studiavano il.minimo indispensabile per la sufficienza, impegnandosi forse un po' di piu giusto nelle materie di loro interesse, e all'universita sono andati come treni.
 
Condivido il.discorso, ma credo che riguardi piu la sfera.imprenditoriale. se parliamo del lavoro da dipendente, credo che vadano di pari passo il discorso competenze e quello.conoscenze.
Vi faccio un esempio: due miei conoscenti, uno laureato triennale in economia concon ottima votazione, delle centinaia di curricula che ha mandato, in Puglia e fuori, l unico lavoro che si ritrova a fare è presso un commercialista s Taranto, 900 euro al mese con contratto part time, quando di fatto si fa dalle 9 alle 21.
Un altro, diplomato privatamente all ITIS perche bocciato due volte alla scuola pubblica, è entrato (grazie a una conoscenza) dapprima in un'azienda dell'indotto aeronautico come operaio montatore strutturista, poi, quando Leonardo stava per sfanculare l'indotto reinternalizzando molte commesse, grazie a un'altra conoscenza nel sindacato, è stato internalizzato Leonardo....dipendente parapubblico senza manco sostenere una procedura di selezione. Stipendio che tra turni di notte e straordinari, si attesta poco sotto i 2000.

Chi sta meglio tra tutt'E due?
I risultati che otteniamo nella vita sono il frutto della combinazione di molteplici elementi: doti, ambiente famigliare, conoscenze e, non ultima, fortuna. Tutti noi abbiamo, immagino, conosciuto persone che non hanno ottenuto ciò che meritavano, altri che hanno ottenuto ciò che meritavano, altri che hanno ottenuto di più, e altri che "nemmeno loro sanno come hanno fatto ad avere ciò che hanno". Come voi conosco laureati sfruttati e altri che con la terza media non sono stati un mese senza lavoro. C'est la vie. Io ringrazio il fatto di essere in salute, perché quando vai al funerale di adolescenti di 15-20 anni, le priorità ne risultano sconvolte.
Quello che ti auguro è di trovare la serenità.
 
I risultati che otteniamo nella vita sono il frutto della combinazione di molteplici elementi: doti, ambiente famigliare, conoscenze e, non ultima, fortuna. Tutti noi abbiamo, immagino, conosciuto persone che non hanno ottenuto ciò che meritavano, altri che hanno ottenuto ciò che meritavano, altri che hanno ottenuto di più, e altri che "nemmeno loro sanno come hanno fatto ad avere ciò che hanno". Come voi conosco laureati sfruttati e altri che con la terza media non sono stati un mese senza lavoro. C'est la vie. Io ringrazio il fatto di essere in salute, perché quando vai al funerale di adolescenti di 15-20 anni, le priorità ne risultano sconvolte.
Quello che ti auguro è di trovare la serenità.

Certamente, la salute è la prima cosa. Ho perso un cugino di 2° grado a 23 anni, e a volte quando lo penso, mi vergogno di essere cosi incazzato col mondo intero per la sfortuna lavorativa
 
Entro a gamba tesa nella discussione senza aver nemmeno provato a leggere le 10 pag di risposte ( ... troppo stanco ... ), e rispondo alla domanda.

Studiare, al giorno d'oggi, serve si principalmente per se stessi.

Contemporaneamente mi sento di affermare che riuscire ad applicare (sempre nella realtà odierna) quello che si è studiato, oggi equivale a fare un 6 al superenalotto.

Ai giovani (più o meno) posso consigliare di apprendere* il più possibile quello che gli piace e, contemporaneamente di imparare* qualcosa che serve a farsi strada nella giungla lavorativa.

L'apprendimento serve a mantenere viva la propria personalità ed a crescere come persona.
"L'imparamento" (vi prego di perdonarmi il non elegante neologismo) serve ad ottenere le risorse per vivere e sopravvivere.
Se poi si riesce a vivere con quello che si è "appreso" allora avete trovato il senso della vita.

:emoji_slight_smile:

Questa è la mia personalissima visione ...

* nella mia visione apprendere significa appropriarsi di una conoscenza e farla diventare parte del proprio modo di essere, imparare invece lo intendo come capire come fare qualcosa nel miglior modo possibile
 
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