Aggiungo, dando anche seguito a quanto scritto da altri, che questa macchina, prim'ancora che essere mero mezzo meccanico, ha rappresentato per molti di noi, grazie a costi e diffusione, il primo approccio al mondo delle auto.
Pure per me è stato così, tanto che le dedicai un post nella pagina che Quattroruote dedicò tempo fa proprio al rapporto speciale uomo/macchina:
"Carta da Zucchero
Caro Papà, ti ringrazierò per sempre per avermi messo su quella vecchia 850 berlina, quando le macchine avevano l?anima e vivevano, gioivano e soffrivano insieme a noi, parte integrante di quella famiglia, e vissute con l?emozione dedicata solo agli esseri muniti di un cuore.
Quella piccola berlina color sabbia, spaziosa e instabile quanto mai, con il suo motore e la trazione tutti sul posteriore, ebbe il potere di legarmi ancor di più a
quel mondo che da adolescente ammiravo con occhi avidi di forme e di sapere; poi ci fu la Kadett di un improbabile celeste, tanto robusta quanto sfigata (le venivano tutti addosso!....) e pigra, legata anch?essa al vissuto familiare e capace di convivere senza però convincere fino in fondo (la carburazione nel traffico restò critica per sempre?).
Finalmente però, nel lontano 1982, con la sudata laurea in Medicina in tasca, cominciai a guardarmi intorno, mi serviva un macchinino personale e affidabile, capace di essermi amico e complice e di scarrozzarmi senza problemi fra strade e sentieri che il mio lavoro imponeva.
E la Opel, ormai quasi quindicenne, mi concesse un altro anno, pur costretta a dividersi tra me e papà, ma aveva i giorni contati?.nel mio cuore?..
CARTA DA ZUCCHERO già mi aspettava al varco; in strada incontravo tante sorelle, rivoluzionarie per l?epoca, genialmente servizievoli, ma quasi tutte bianche o sabbia; lei invece, con quel vestitino pulitissimo e raro, si distingueva immediatamente, gli interni incredibilmente e gradevolmente spartani, metallo e plastica in simbiosi, quel tascone dove entrava e spesso svaniva l?inverosimile, quel 2 cilindri tanto parco quanto fragoroso; ai 120 tachimetrici, faticosamente raggiunti, agli anziani cascava la dentiera e a me sparivano i pensieri, avviliti dal frastuono!
Ma lei ricordava così di non essere fatta per quello, il suo pane quotidiano erano vicoli, mercati e mulattiere e lì era imbattibile, indistruttibile, inarrivabile.
Quanta strada con Te, mia piccola Panda 30, con la borsa da medico o le vecchie telescopiche Lerc in fibra di vetro, per pescare i cefali con la pastella; il tuo spazio che permetteva ?performance? sconosciute con il vecchio, affascinante, cinquino;
con Te nulla era impedito, potevo persino dimenticarmi dell?olio, che tanto il bicilindrico marciava a prescindere, o dell?acqua, che proprio non c?era o della benzina, che tanto, con mille lire, si andava alla grande?
Certo tutto ha fine, anche se la mente e la nostalgia ingigantiscono i ricordi; quando il lavoro mi chiamò a distanze e percorsi diversi e il diesel già bussava alla porta, Carta da Zucchero fu sostituita dall?efficientissima Uno diesel 45 verde, incredibilmente comoda e parca, con la quale poi feci il viaggio di nozze, spendendo molto di più in pedaggi che in carburante??
Ma Lei continuai a vederla ancora x anni, avendola ceduta a un conoscente, instancabile e marcescibile, con le buche che spuntavano nei fascioni e la mise sempre più consunta e improponibile?..
E in quell?angolo privato dell?anima, accessibile solo a me, il Pandino
non conoscerà mai rivali, file inamovibile della mia vita, tanto perfettibile quanto,
proprio per questo, quasi umano e infinitamente lontano dagli odierni ?mostri tecnologici?.
Con affetto e riconoscenza eterni: a Carta da Zucchero "
Penso spieghi bene perchè frequentiamo questi forum...saluti