... almeno per me. Fino a poco tempo fa ero convinto di sapere più o meno tutto sulle attività sportive dell'Alfa nel tempo, dal campionato mondiale del dopoguerra alle vetture del Turismo Internazionale, fino alle 24 ore di Le Mans ed i vari "prototipi" come le 33. Le più recenti 155 e 156 dei vari campionati nazionali di velocità e del mondiale. I motori per le Formula 3 e per la motonautica. Persino qualche buona prestazione nei rally con Verini, Pregliasco, Ballestrieri e qualche altro grande. Poi, vagando nel web, mi imbatto in questo filmato https://www.youtube.com/watch?v=B33Pvo0G8m4&spfreload=10 che mi rapisce alquanto e che rivedo innumerevoli volte in pochi giorni. Approfondisco il discorso con varie ricerche nella rete e tra i miei libri e riviste e riassumo quanto segue: si tratta di un filmato in lingua francese montato in modo un po' approssimativo ma basato su riprese fatte da professionisti, con inquadrature stabili, corretto uso dello zoom, buon sonoro (un po' rovinato dalla musica aggiunta in fase di montaggio) che riassume le attività delle vetture Alfa Romeo nei rally francesi (anche a valenza mondiale) approssimativamente tra il 1984 ed il 1989. Si tratta inizialmente di piloti privati e, più avanti nel tempo, di piloti "ufficiali" della filiale francese dell'Alfa Romeo. Queste auto hanno corso per almeno cinque anni, a volte con risultati di rilevo assoluto. Ma in Italia non se ne parla, nemmeno alla recente manifestazione per il 40mo dell'Alfetta GT: le uniche gare note sono, per esempio, il rally dell'Elba, vinto da una Alfetta GT dell'Autodelta, e l'impresa di Sandro Munari con la GTV6 al Safari. Invece si ignora completamente tutta l'attività della filiale francese con piloti quali Yves Loubet, Jaques Panciatici, Balas ed altri. E qui il primo dubbio: quelle auto correvano grazie alla passione e l'interesse (costante per oltre 5 anni) della filiale francese o era la stessa casa madre che, in modo meno rumoroso, appoggiava finanziariamente e, ancora di più, tecnicamente l'iniziativa in Francia, lontano dagli occhi indiscreti e censori di Torino, che allora aveva appena preso le redini del Biscione? Se fosse iniziativa della filiale di Parigi sarebbe da lodare due volte, per la costanza nel tempo, per la capacità organizzativa, per i risultati ottenuti contro concorrenti molto più agguerriti. Se fosse vera la seconda ipotesi sarebbe, ancora una volta, specchio della situazione anomala nella quale si trovava l'Alfa svenduta all'arrogante concorrente torinese. In tutti i casi ci sarebbe di che parlare, per esempio in occasione del Tour de Corse del 1986, quello in cui morirono i grandi Toivonen e Cresto: lì l'Alfa mostrò una competitività spaventosa con le Alfetta GTV6 di Gruppo A (praticamente di serie) con tempi vicini ai mostruosi Gruppo B. Il risultato fu l'intervento della Federazione che di fatto estromise con un cavillo la GTV6 dai rally. Lì se la squadra avesse avuto il sostegno potente del costruttore le cose sarebbero andate molto diversamente. Invece la squadra francese subì in pieno l'ingiusta decisione e si adeguò, continuando a lottare con le 75. In tutti i casi le immagini sono entusiasmanti e ritengo che siano state commissionate dalla stessa Alfa Romeo France, per una corretta azione di propaganda.