Raoul Casadei è stato, almeno per l'Italia del nord, la colonna sonora di un periodo storico in cui la gente sapeva stare bene con quello che aveva. Mio papà e mia mamma in quel periodo erano sui 35-40, potremmo dire l'età più bella, ed erano grandi appassionati di liscio, come moltissimi qui in Veneto. C'erano alcune grandi orchestre, come appunto Casadei, Castellina Pasi, Borghesi, la Vera Romagna... e un'infinità di piccoli gruppi che animavano innumerevoli serate estive, gente che faceva tutt'altro lavoro, ma la sera imbracciava una fisarmonica, una tastiera, due chitarre, un sax, un clarinetto, una batteria... avevo anche un cugino che aveva un suo gruppo (Enzo e gli amici, ricordo....). La sera agricoltori, operai, impiegati finivano di lavorare, doccia, cena e via con le mogli a ballare sulle note di brani che non avevano pretese di scrivere la storia della musica o diffondere messaggi sociali o politici, ma che lo scopo di far trascorrere qualche ora in allegria lo raggiungevano in pieno. Io quell'atmosfera l'ho respirata da ragazzino, purtroppo avevo un carattere che al confronto un grizzly canadese era socievole, e non ho mai imparato a ballare, ma quei valzer, tanghi, mazurke, polche li ho ancora nelle chiavette che ho in tutte le auto. Ed è anche grazie a Raoul se ho imparicchiato a massacrare a orecchio una vecchia fisarmonica, senza saper leggere una nota che fosse una, proprio su canzoni "facili", ma non per questo meno belle, come Romagna mia e tutto il repertorio di quegli anni. Anni che, ora che ne ho quasi sessanta, ricordo con nostalgia.