Questo articolo mi era sfuggito, magari a qualcuno interessa. Ne riporto uno stralcio, se lo volete leggere tutto andate qui:
http://www.dirittiglobali.it/articolo.php?id_news=4726
Da Repubblica 27 dicembre 2007:
"A Pomigliano le macchine si fanno male. Marchionne ha deciso la "rieducazione" quando gli è arrivato un pacchetto di e-mail da concessionari europei che lamentavano i difetti della 159. Qui c´è ancora un reparto che si chiama "finizione", dove si eliminano le imprecisioni alla fine del processo. Metodo vecchio, incompatibile con il wcm che impone la qualità ad ogni step.
Ma non è solo un problema di difetti. Ci sono il danneggiamento, l´incuria, il sabotaggio. Nelle ultime settimane sono state sfregiate 42 autovetture, modello 159. È successo durante la produzione. Sono state colpite la maggior parte sulla fiancata (38) e le altre sul tetto (4); non una dopo l´altra ma a intervalli. Ora se ne occupa la magistratura. Poi c´è chi ha lasciato nel rivestimento della portiera un bicchierino di carta per il caffè e chi qualche bullone nei ripostigli. Qualcuno si dimentica di montare tutti i pezzi. Anche questo è Pomigliano.
Fuori dalla fabbrica si racconta che una partita di navigatori sia arrivata a buon prezzo sul mercato di Pomigliano: erano stati scheggiati durante il montaggio sulle 159. Alla "finizione" li hanno dovuti togliere e sostituire.
Tempo fa un gruppo di operai ha usato un cofano per proteggersi dalla pioggia che cadeva dentro il reparto. Pare che in lastratura quando piove molto, i tombini non reggano la pressione dell´acqua e il reparto di allaghi. In mensa è stato filmato un topo. E ora "cammina" su Youtube. La mensa è stata chiusa per un paio di giorni, ma di topi ce ne sono anche altri. «Sono sotto i robot», dicono gli operai. Si nutrono di ciò che rimane degli spuntini di pizza che chi lavora a Pomigliano è aduso fare. Come parlare al telefonino, ascoltare la musica, interpretare il neomelodico.
Lo stabilimento è proprio vecchio. È quello degli anni settanta, solo la verniciatura è stata aggiornata. La catena di montaggio è quella antica, rumorosa, che fa girare i pezzi sulle teste degli operai. Succede anche che, qualche settimana fa, una trave sia precipitata e solo per un soffio si sia evitato l´incidente grave.
La microconflittualità è uno dei tumori di Pomigliano. Fino a novembre ci sono stati più di 150 scioperi. Prima si sciopera (anche solo un quarto d´ora), poi si tenta una soluzione. E lo sciopero contro l´idea della fabbrica modulare che vorrebbe Marchionne c´è già stato. Cambiando metodo, saturando (come si dice in gergo) i tempi morti due addetti nelle squadre di sperimentazione sono risultati di troppo. E allora? Sciopero.
Il 70 per cento circa degli operai di Pomigliano non ha famiglia. Vive, piuttosto, in famiglia. E si assenta. Non come il metal-mezzadro degli anni settanta per coniugare fabbrica e terra. No, più probabilmente per andare in discoteca. Oltre che per donare il sangue. Il venerdì il tasso di assenteismo triplica dal 5 al 17 per cento. Le partite infrasettimanali del Napoli azzerano la produttività: si è arrivati al 24 per cento di assenti. Fioccano i certificati medici per ridotta capacità lavorativa. La droga gira, dentro e fuori la fabbrica. Ma siamo nel terribile hinterland napoletano. E ora ci si rieduca. «Vogliamo rinascere anche noi, cambiare questo stabilimento», dice Vincenzo Camposano, 29 anni, della Fim-Cis, il più giovane delegato sindacale".
http://www.dirittiglobali.it/articolo.php?id_news=4726
Da Repubblica 27 dicembre 2007:
"A Pomigliano le macchine si fanno male. Marchionne ha deciso la "rieducazione" quando gli è arrivato un pacchetto di e-mail da concessionari europei che lamentavano i difetti della 159. Qui c´è ancora un reparto che si chiama "finizione", dove si eliminano le imprecisioni alla fine del processo. Metodo vecchio, incompatibile con il wcm che impone la qualità ad ogni step.
Ma non è solo un problema di difetti. Ci sono il danneggiamento, l´incuria, il sabotaggio. Nelle ultime settimane sono state sfregiate 42 autovetture, modello 159. È successo durante la produzione. Sono state colpite la maggior parte sulla fiancata (38) e le altre sul tetto (4); non una dopo l´altra ma a intervalli. Ora se ne occupa la magistratura. Poi c´è chi ha lasciato nel rivestimento della portiera un bicchierino di carta per il caffè e chi qualche bullone nei ripostigli. Qualcuno si dimentica di montare tutti i pezzi. Anche questo è Pomigliano.
Fuori dalla fabbrica si racconta che una partita di navigatori sia arrivata a buon prezzo sul mercato di Pomigliano: erano stati scheggiati durante il montaggio sulle 159. Alla "finizione" li hanno dovuti togliere e sostituire.
Tempo fa un gruppo di operai ha usato un cofano per proteggersi dalla pioggia che cadeva dentro il reparto. Pare che in lastratura quando piove molto, i tombini non reggano la pressione dell´acqua e il reparto di allaghi. In mensa è stato filmato un topo. E ora "cammina" su Youtube. La mensa è stata chiusa per un paio di giorni, ma di topi ce ne sono anche altri. «Sono sotto i robot», dicono gli operai. Si nutrono di ciò che rimane degli spuntini di pizza che chi lavora a Pomigliano è aduso fare. Come parlare al telefonino, ascoltare la musica, interpretare il neomelodico.
Lo stabilimento è proprio vecchio. È quello degli anni settanta, solo la verniciatura è stata aggiornata. La catena di montaggio è quella antica, rumorosa, che fa girare i pezzi sulle teste degli operai. Succede anche che, qualche settimana fa, una trave sia precipitata e solo per un soffio si sia evitato l´incidente grave.
La microconflittualità è uno dei tumori di Pomigliano. Fino a novembre ci sono stati più di 150 scioperi. Prima si sciopera (anche solo un quarto d´ora), poi si tenta una soluzione. E lo sciopero contro l´idea della fabbrica modulare che vorrebbe Marchionne c´è già stato. Cambiando metodo, saturando (come si dice in gergo) i tempi morti due addetti nelle squadre di sperimentazione sono risultati di troppo. E allora? Sciopero.
Il 70 per cento circa degli operai di Pomigliano non ha famiglia. Vive, piuttosto, in famiglia. E si assenta. Non come il metal-mezzadro degli anni settanta per coniugare fabbrica e terra. No, più probabilmente per andare in discoteca. Oltre che per donare il sangue. Il venerdì il tasso di assenteismo triplica dal 5 al 17 per cento. Le partite infrasettimanali del Napoli azzerano la produttività: si è arrivati al 24 per cento di assenti. Fioccano i certificati medici per ridotta capacità lavorativa. La droga gira, dentro e fuori la fabbrica. Ma siamo nel terribile hinterland napoletano. E ora ci si rieduca. «Vogliamo rinascere anche noi, cambiare questo stabilimento», dice Vincenzo Camposano, 29 anni, della Fim-Cis, il più giovane delegato sindacale".