dexxter ha scritto:
FedeSiena ha scritto:
:shock: :shock: :shock: :shock: :shock: :shock: :shock: :shock: :shock: :shock:
E le altre università non sono da meno.
Bari, Napoli, Salerno, Torino, Firenze, tutte in rosso.
Non sanno neanche se riusciranno a pagare gli stipendi del personale (cosa obbligatoria per legge, per lo meno ai docenti).
:evil:
http://www.repubblica.it/scuola/2010/02/19/news/tagli_universit-2354846/
questa università è sotto di 150 (o 250) milioni di euro, è la più indebitata d'Italia; se non son capaci di gestirla, meglio chiuderla. Basta sprechi.E' finita l'epoca dei soldi a pioggia, corso inutili, sedi distaccate ecc ecc.
Veramente ci sarebbero da fare dei distinguo importanti e soprattutto capire
perchè si è arrivati ad una simile situazione.
Partiamo dall'inizio.
UniSiena ha centinaia di anni di storia, è una delle Università più antiche al mondo, è sempre andata avanti, nel bene o nel male fino ad un certo punto, in cui una certa signora Moratti, attuale sindaco di Milano, nonchè ex ministro dell'istruzione dello scorso governo Berlusconi decise di
"gestire le università come delle imprese" (senza tener conto del fatto che le Università di fatto,
NON SONO, imprese...)
.
Venne così data attuazione alla c.d. "privatizzazione" degli atenei, istituendo anno per anno una commissione di bilancio.
L'obbiettivo, in se neanche troppo malevolo, era quello di stimolare una forte "concorrenza" tra i vari atenei, istituendo anche bonus per gli atenei più "virtuosi" che avrebbero dovuto primeggiare rispetto a quelli "meno virtuosi" innescando così una valorizzazione spontanea degli atenei migliori.
Fin qui, tutto bene.
Peccato che le norme che davano attuazione al progetto di legge, si sono verificate del tutto inappropriate per vari motivi:
- Innanzi tutto, venne dato alle Università un vincolo di bilancio annuale, nel quale non si teneva assolutamente conto delle "spese" (o se lo si faceva, era fatto in maniera del tutto grossolana)
in essere.
Per cui, UniSiena si è trovata nella condizione di avere migliaia di dipendenti, assunti con contratto a tempo indeterminato, che non poteva licenziare, ma a cui doveva (e deve) pagare lo stipendio!
Inoltre ci sono le spese vive per il mantenimento delle strutture (che non sono certo smantellabili da un giorno ad un altro) che incidono per altri svariati milioni di euro l'anno.
- In secondo luogo, data la criticità della situazione in essere, e tenuto conto anche dello spirito della legge, un pò tutti gli atenei italiani, chi più chi meno, cercarono di puntare sulla "qualità" (o pseudoqualità) per "attirare" masse studentesche e per essere così in grado di raggiungere i famigerati bonus previsti dalla normativa Moratti.
Tali bonus, di notevole valore economico, nati inizialmente come "premio per i più bravi" erano correlati a realtà completamente distorte e che di fatto poco avevano a che vedere con l'Università in senso stretto (ossia l'insegnamento e la ricerca), bensì tenevano conto di parametri per "la qualità della vita degli studenti" andando a misurare il servizio offerto agli studenti (qualità delle mense, spazi a disposizione, numero dei servizi offerti ecc).
Questo, ha fatto si che UniSiena si è trovata a "gareggiare" con altri atenei ben più grandi e con disponibilità assai più ampie, non tanto sull'insegnamento, ma su cose che esulano del tutto dalle competenze amministrative e gestionali dell'Università (pensate che un parametro era anche il numero di "spazi verdi" o la presenza o meno di impianti sportivi universitari.. :shock: ).
Presi dalla
necessità di raggiungere i famigerati bonus statali della legge-Moratti, indispensabili per pagare le spese, e di attirare masse unoversitarie da altri atenei, UniSiena ha puntato molto sulla qualità non tanto dell'insegnamento, quanto dei "servizi allo studente", giusto per avere un alto numero di laureati (anche questo era un capitolato del bonus) e presentare così una relazione annuale soddisfacente sulla carta, necessaria per avere dei fondi pubblici in più che servivano non tanto a migliorare il servizio, quanto a pagare gli stipendi e le spese vive.
Logico dire che, presi dalla foga di aumentare vorticosamente il numero di iscritti, il C.d.A. non ha calcolato che più iscritti equivale a peggioramento del servizio in generale (più sono gli studenti e più "usano" i servizi, è una cosa fisiologica) facendo così, si aumentare il numero degli "iscritti" (tra l'altro del tutto ininfluente per raggiungere i bonus, poichè si guarda il numero di "laureati", che può essere visto soltanto dopo un certo numero di anni), ma a scapito della qualità generale del servizio (in pratica, l'opposto preciso dello spirito della legge-Moratti).
Ma non finisce qui.
Non essendo riuscita a raggiungere i target previsti, UniSiena non ha soltanto perso i bonus, ma è stata costretta a fare debiti (e qui entra in gioco il ruolo della Banca MPS che aveva tutto l'interesse a "finanziare" UniSiena sia per pubblicità sia per ovvie e scontate "collusioni politiche" tra il C.d.A MPS e il C.d.A. UniSiena) per far fronte alle spese correnti.
Ecco, come è andata.
Direi che questo è l'esempio
perfetto di come una idea, neanche troppo disprezzabile in se, nasce con un intento, viene attuata secondo parametri del tutto inadeguati e con tempi e forme completamente sbagliate, finendo così per raggiungere il risultato
opposto a quello che inizialmente era stato pianificato.
Purtroppo.