<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=1500520490268011&amp;ev=PageView&amp;noscript=1"> Salviamo almeno il lavoro (VW-Alfa) | Il Forum di Quattroruote

Salviamo almeno il lavoro (VW-Alfa)

Molti alfisti non vorrebbero nemmeno un'Alfa by Audi-VW, ma se VW prendesse l'impegno di produrre in Italia la maggioranza dei modelli (si potrebbe escludere qualche sportiva di poche unità) e garantisse una gamma molto più numerosa dei due modelli e mezzo di oggi già sarebbe un successo per chi lavora nelle fabbriche. O no?
 
Maxetto ha scritto:
Molti alfisti non vorrebbero nemmeno un'Alfa by Audi-VW, ma se VW prendesse l'impegno di produrre in Italia la maggioranza dei modelli (si potrebbe escludere qualche sportiva di poche unità) e garantisse una gamma molto più numerosa dei due modelli e mezzo di oggi già sarebbe un successo per chi lavora nelle fabbriche. O no?

Non lo so, non mi pare che in passata sia mai stato seriamente chiesto (se non appunto in tempi recenti) a Fiat di produrre in Italia.

Credo che se Alfa venisse acquistata da VW, e se tutta la produzione Alfa venisse spostata all'estero, le Fiat prodotte all'estero sarebbero cmq di più.

Villaggio globale.
 
Maxetto ha scritto:
Molti alfisti non vorrebbero nemmeno un'Alfa by Audi-VW, ma se VW prendesse l'impegno di produrre in Italia la maggioranza dei modelli (si potrebbe escludere qualche sportiva di poche unità) e garantisse una gamma molto più numerosa dei due modelli e mezzo di oggi già sarebbe un successo per chi lavora nelle fabbriche. O no?

Sarebbe un accordo tra privati. Chi dovrebbe porre una condizione simile, e in cambio di cosa?
 
Maxetto ha scritto:
alexmed ha scritto:
Rifilando loro Pomigliano?
No, li lascerei liberi di scegliersi le sedi che più desiderano.

Però magari sotto una tutela stretta e vigilante tedesca anche a Pomigliano dopo un bel rinnovo ulteriore forse qualcosa di buono ne potrebbe venire.

Per me rimane un azzardo portarci la Panda modello di vero successo Fiat... da quando è in vendita ha sempre aumentato di anno in anno la produzione.
 
Maxetto ha scritto:
Molti alfisti non vorrebbero nemmeno un'Alfa by Audi-VW, ma se VW prendesse l'impegno di produrre in Italia la maggioranza dei modelli (si potrebbe escludere qualche sportiva di poche unità) e garantisse una gamma molto più numerosa dei due modelli e mezzo di oggi già sarebbe un successo per chi lavora nelle fabbriche. O no?

Se Alfa Romeo avesse delle fabbriche dedicate sicuramente chi si travasse nella condizione di acquistare Alfa Romeo sarebbe in dovere di garantire l'occupazione.
Nel caso di Alfa però....le fabbriche non ci sono e non so se il marchio Alfa allo stato attuale sia ritenuto cosi tanto prestigioso da reputarne fondamentale avere i siti produttivi nella nazione in cui il marchio ha avuto origine.
 
Maxetto ha scritto:
Molti alfisti non vorrebbero nemmeno un'Alfa by Audi-VW, ma se VW prendesse l'impegno di produrre in Italia la maggioranza dei modelli (si potrebbe escludere qualche sportiva di poche unità) e garantisse una gamma molto più numerosa dei due modelli e mezzo di oggi già sarebbe un successo per chi lavora nelle fabbriche. O no?

La Fiat diventa americana e finisce l'industria automobilistica italiana sui segmenti alti...un altro motivo per vendere Alfa a VW...
La fine degli scambi corporativi
e le ragioni industriali del governo

IL CASO FIAT La fine degli scambi corporativi
e le ragioni industriali del governo

Sono giorni importanti nella storia dell?industria italiana. Dopo un periodo di incertezza, il governo Berlusconi sembra ormai orientato a non rinnovare gli incentivi pubblici per la rottamazione delle automobili. Gli incentivi, sostengono i ministri, aumentano artificialmente la domanda nell?immediato preparandone il calo nel futuro; e Sergio Marchionne si è detto d?accordo, pur avendoli invocati un paio di mesi fa. La sequenza degli scambi corporativi tra il più grande gruppo industriale italiano e lo Stato interventista sembra interrompersi, dopo un secolo di applausi e di polemiche. Ma la novità riguarda solo l?Italia, perché la Fiat ha riannodato la trama con la spesa pubblica grazie all?ingresso nella Chrysler, assistito dal Tesoro Usa, già alfiere del liberismo.
In realtà, la fine degli incentivi non dipende dalle ragioni di teoria economica sbandierate ieri: questo genere di aiuti è stato più volte rinnovato da governi di ogni colore, ovunque. La vera ragione è l?indisponibilità della Fiat a pagare il prezzo che chiedevano Silvio Berlusconi e il suo ministro dello Sviluppo economico, Claudio Scajola: la salvaguardia delle fabbriche italiane, compresa Termini Imerese. La pretesa del governo non era peregrina. In Francia, il presidente Sarkozy ha condizionato il supporto pubblico alla Renault all?impegno del suo gerente, Carlos Ghosn, a non trasferire lavorazioni in Turchia. Chi mette capitali in un?impresa, sia pure sotto forma di incentivi, ha diritto di chiedere controprestazioni. Ma chi guida un?impresa può ragionare sulle alternative. E Marchionne è convinto di averne. Qualche centinaio di milioni di euro di incentivi, nella sua opinione, non valgono gli extracosti permanenti di impianti mal concepiti. Tanto più se il baricentro di Fiat Auto si va spostando fuori dall?Italia. Perché altrove sono i mercati più promettenti e i governi più generosi. Già oggi il Brasile è il Paese dove Fiat Auto vende di più.
E domani, se la scommessa sulla Chrysler andrà bene, molto peserà l?America. Nei piani presentati a Palazzo Chigi prima di Natale, la Fiat del futuro farà un po? più di 5 milioni di vetture, la metà con i marchi Chrysler. In Brasile e negli Usa si concentreranno i 3-4 quinti della produzione e delle vendite, e con margini più alti di quelli europei. Certo, il Brasile in passato ha avuto alti e bassi clamorosi; con Chrysler la Mercedes ci ha provato per anni e poi, dopo aver perso molte decine di miliardi di dollari, ha alzato bandiera bianca; l?Italia è un mercato conosciuto e a suo modo stabile. Ma Marchionne è convinto di potersela giocare. Il Brasile di Lula è un gigante che si è svegliato. Negli Usa la Fiat trova aiuti per 8 miliardi e una libertà di tagliare che le regala costi sconosciuti in Europa. E gli analisti, che un anno fa attribuivano a Chrysler un avviamento negativo, ora la valutano da un quarto a metà di Fiat Auto. Se sfonderà a Detroit, Marchionne passerà alla storia dell?industria senza essere mai stato un car guy, come gli americani chiamano gli ingegneri cresciuti a latte, benzina e motori. E a quel punto, tra due o tre anni, Chrysler sarà un magnete capace di attirare nella sua orbita la casa madre italiana. Poco importa se la Fiat Spa si troverà in società con i sindacati e il Tesoro degli Stati Uniti. Anzi, meglio: così avverrà il distacco da Fiat Auto che gli Agnelli sognano da qualche anno.
Del resto, Marchionne da tempo ripete che la Fiat Spa non metterà più un euro nell?auto perché questa attività non ripaga da anni il capitale investito. E l?Italia? Le vetture piccole danno margini piccoli, ha ricordato il leader della Fiat nell?intervista di ieri alla Stampa. La fine degli incentivi riporta l?attenzione sui margini operativi, e allora anche la promessa di trasferire la produzione della nuova Panda dalla Polonia a Pomigliano d?Arco sembra? senza ulteriori spiegazioni ?più una mossa politica che un progetto industriale. La svalutazione delle piattaforme per 125 milioni di euro, effettuata nel bilancio 2009, è un piccolo indizio dell?orientamento della produzione delle cilindrate maggiori oltre Atlantico. D?altra parte, perfino la General Motors sta esaminando il progetto di trasferire il quartier generale a Shanghai, visto che ormai è la Cina il Paese dove vende di più e meglio. I radicamenti territoriali omai cambiano in funzione dei mercati. E se le aziende non hanno investito abbastanza quando avrebbero dovuto per posizionarsi nelle fasce alte della produzione, come ha fatto la Volkswagen e non la Fiat, le sole forze capaci di contrastare la tendenza sono i governi: quelli che ne hanno i mezzi, un?élite della quale non fa parte il governo italiano.
Massimo Mucchetti
 
Fancar_ ha scritto:
Maxetto ha scritto:
Molti alfisti non vorrebbero nemmeno un'Alfa by Audi-VW, ma se VW prendesse l'impegno di produrre in Italia la maggioranza dei modelli (si potrebbe escludere qualche sportiva di poche unità) e garantisse una gamma molto più numerosa dei due modelli e mezzo di oggi già sarebbe un successo per chi lavora nelle fabbriche. O no?

Se Alfa Romeo avesse delle fabbriche dedicate sicuramente chi si travasse nella condizione di acquistare Alfa Romeo sarebbe in dovere di garantire l'occupazione.
Nel caso di Alfa però....le fabbriche non ci sono e non so se il marchio Alfa allo stato attuale sia ritenuto cosi tanto prestigioso da reputarne fondamentale avere i siti produttivi nella nazione in cui il marchio ha avuto origine.

Si ma, oltre alle fabbriche impiegate, bisognerebbe aver da vendere anche un prodotto, di cui l'acquirente fosse interessato a perpetuare la produzione. Allora hai un leva per chiedere che si impegni a farlo qui. Ma devi anche avere anche un qualche corrispettivo da offrire. E soprattutto, siamo in assenza di prodotto: si sta parlando del solo marchio.
 
BelliCapelli3 ha scritto:
E soprattutto, siamo in assenza di prodotto: si sta parlando del solo marchio.

Esatto!
La Mito ad esempio la fanno a Mirafiori assieme alla Punto e non cederebbero di sicuro il pianale della Grande Punto alla concorrenza.
 
Fancar_ ha scritto:
BelliCapelli3 ha scritto:
E soprattutto, siamo in assenza di prodotto: si sta parlando del solo marchio.

Esatto!
La Mito ad esempio la fanno a Mirafiori assieme alla Punto e non cederebbero di sicuro il pianale della Grande Punto alla concorrenza.
Ma VW se ne fregherebbe altamente del pianale GPunto, semplicemente quando la Mito esce di produzione VW appronta nel suo stabilimento in Italia una nuova linea di montaggio per una nuova piccola Alfa su base Polo.
 
Maxetto ha scritto:
Fancar_ ha scritto:
BelliCapelli3 ha scritto:
E soprattutto, siamo in assenza di prodotto: si sta parlando del solo marchio.

Esatto!
La Mito ad esempio la fanno a Mirafiori assieme alla Punto e non cederebbero di sicuro il pianale della Grande Punto alla concorrenza.
Ma VW se ne fregherebbe altamente del pianale GPunto, semplicemente quando la Mito esce di produzione VW appronta nel suo stabilimento in Italia una nuova linea di montaggio per una nuova piccola Alfa su base Polo.

perchè pensi che il pianale della Polo sia migliore di quello della GPunto???io spero di no,spero che tu stia scherzando....che non lo pensi veramente....
 

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