Quattroruote, quale strada per il domani

Quattroruote, quale strada per il domani - opinioni e discussioni sul Forum di Quattroruote

  1. gianlucapellegrini

    gianlucapellegrini Direttore Membro dello Staff

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    Ho appena ricevuto una mail che mette nero su bianco concetti che negli ultimi mesi ho visto spesso emergere tra le fila dei nostri lettori. Me la manda un nostro (ex) abbonato, che mi perdonerà se rendo pubbliche le sue parole: “Da questo mese Quattroruote non farà più parte delle mie letture. Belli i tempi quando lo aspettavo in edicola i primi giorni del mese e lo scorrevo avidamente pagina per pagina, avendo cura di arrivare all'ultima fino all'uscita del successivo. Oggi quasi mi dimentico di leggerlo o lo sfoglio senza più alcuna emozione. No, non è una critica al meraviglioso vostro lavoro ma all'evoluzione di un mondo che non ci appartiene più, dove si arriva per assurdo a magnificare le prestazioni di una Porsche elettrica o di una ronzante Formula E buona per l'auto-scontro del Luna Park! In questa nuova dimensione noi della vecchia guardia siamo ormai fuori dal progetto e destinati a scomparire, siamo dei nostalgici di quelle che sono (per noi) le vere automobili”.

    Un numero sempre maggiore di persone (ieri ho ricevuto un altro messaggio d'identico tenore) fatica a riconoscersi nel cambio di paradigma che sta investendo l’automotive, rifiutando per principio le istanze che incrinano una concezione tradizionale della mobilità e finendo per rimpiangere un passato che si allontana sempre più velocemente. A questi nostalgici (come li ha definiti l’(ex) abbonato) importa poco che le macchine di oggi siamo più veloci, più potenti, più sicure, più robuste, più parche e più pulite. Semplicemente, non piace l’omologazione che il processo di decarbonizzazione presuppone. Non piacciono le elettriche, che sono sempre “frigoriferi”. Non piace la condivisione dei pianali, dei motori, della componentistica, perché sono fenomeni che annullano la personalità dei marchi (a cui peraltro si accreditano valori anacronistici: Skoda e Lancia sono esempi perfetti). Non piace l’infotainment, perché distrae dalla guida e copre il rumore del motore (sempre che ci sia). Non piacciono le supercar ibride, i Suv, il fatto che le specialty cars, le spider, le sportive a basso costo siano scomparse, sacrificate sull’altare delle emissioni. Non piacciono gli Adas, l’adaptive cruise control, l’autopilot, tutti elementi che tolgono il gusto della guida. Non piace la micromobilità di prossimità. Non piace lo sharing. È un negazionismo che negli ultimi mesi va allargandosi, quale reazione alla dolorosa consapevolezza che il mondo conosciuto per 100 anni non ci sarà più, e che pone il giornale – nell’economia del sistema Quattroruote – in una situazione mai vissuta prima. Spiego.

    Se è vero che nella nostra organizzazione il digital assolve con enorme successo la funzione di canale per un pubblico dalle esigenze informative superficiali (da qui, la gratuità), lo è altrettanto che il mensile – in ossequio a un travaso di bacini comune a tanti media – si è trasformato negli anni da articolo mass market in prodotto riservato a un gruppo di utenti che pretendono la massima profondità di trattazione. Quelli che erano prima lettori saltuari trovano soddisfazione per i loro bisogni estemporanei nel sito (da qui, l’assenza di opinioni, giudizi, analisi e approfondimenti: chi se li aspetta non ha compreso la funzione del nostro sito); di converso, cresce sul giornale l’incidenza di utenti (abbonati e no) il cui interesse è legato alla pura sete di conoscenza. Ed è in questa fascia di pubblico – ormai arrivata a circa i 2/3 delle 170 mila copie diffuse – che si raccoglie lo zoccolo duro dei tradizionalisti. Quindi mi chiedo e vi chiedo: come può il mensile conciliare la storica missione di raccontare il presente con il disincanto dei lettori più duri e più puri verso la realtà? Mi piacerebbe sentire le vostre idee, perché la risposta è affatto scontata. La rivoluzione è non soltanto irreversibile, ma andrà sempre più veloce. È notizia di questi giorni che la Commissione europea voterà presto un’ulteriore e drastica riduzione delle emissioni: tra un anno e forse meno, il 90% delle prove su strada riguarderà modelli elettrici o elettrificati (già oggi siamo al 70%), amplificando lo scontento del rumoroso partito della restaurazione. Tra pochissimo, tutti i trend che ho elencato come motivi di frustrazione diverranno lo standard. Quindi, vorrei capire quanti acquirenti del giornale condividono un progressivo disinteresse verso l’oggetto del nostro giornalismo e quanti invece interpretano la passione anche come sensibilità al processo evolutivo del prodotto. Sapere quanto pesano i due schieramenti è un dato essenziale per iniziare a immaginare correzioni alla formula della rivista senza tradirne i valori. Una sola raccomandazione: Youngtimer, Auto Italiana e Ruoteclassiche già esistono, quindi qualsiasi suggerimento non può tramutarsi in una sovrapposizione, anche parziale, con gli altri titoli in catalogo Domus.
     
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  2. maurofiorini

    maurofiorini

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    Pur avendo 64 anni e leggendovi da oltre 40, comprerei più spesso 4R se ci fossero più articoli e prove relativi a veicoli elettrici. Il mondo è bello perché è vario.
     
  3. U2511

    U2511

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    Vostro lettore da non so quanti lustri, se davvero tra un anno il 90% dei test riguarderà le EV e/o le plugin, mio malgrado cesserò di acquistare la rivista.

    Non ho né la possibilità economica, né la possibilità di ricarica e francamente nemmeno il desiderio di passare a suddetti veicoli, anzi, sto cercando di recuperare sul mercato dell'usato un turbodiesel 6B senza AdBlue (non vivo e non guido in area di bacino padano) che presumibilmente terrò fino a che non cadrà a pezzi.

    L'elettrificazione imposta da Bruxelles non è un gesto green, ma solo di miopia politica e di inconsapevole (quanto inconsapevole?) asservimento alla Cina, detentore di un quasi monopolio su batterie e materie prime necessarie

    Spiacente di un tanto,
    Mauro
     
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  4. mg27

    mg27

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    Purtroppo devo confidarle direttore quest'anno ho rinnovato all'ultimo momento.
    Anche io ho meno attrazione per la rivista.
    Negli anni ha subito vari tagli e mancano magari degli inserti un po' più tecnici che a me interesserebbero molto.
    Ma direi che il grosso lo fa anche il mondo dell'auto attuale, non è solo questione di elettriche o meno, che sí, se non scenderanno di prezzo, diventerà un bene di lusso oltre che creare problemi alla vecchia industria europea a fronte di quella asiatica se non ci sarà una rapida presa di posizione.
    È anche il proliferare di suv, lo sparire di modelli di nicchia abbordabili, l'uscita di scena di alcune auto che non sono più convenienti produrre, l'appiattimento tecnico...
    Anche il proliferare dell'infotainment a discapito della meccanica pura, ha limato l'interesse dello zoccolo duro dei precedenti appassionati legati al binomio motori e meccanica.
    Purtroppo noi appassionati ce ne faremo una ragione e vederemo dove ci porterà il cuore, o ci appassioneremo alla nuova mobilità (che intanto magari attrae altre schiere magari tra tra i cosiddetti "nerd ") oppure diventeremo precocemente (dato che verremo "spinti" dal disinteresse per le auto contemporanee) verso le youngtimer o le classiche.
    Voi come rivista ovviamente dovrete per ragioni di sopravvivenza trovare la quadra tra vecchi e nuovi gusti e devo ammettere che non è facile.

    Dimenticavo, la cosa che mi ha fatto rimanere un Vs. Lettore è stata la precisione e l'affidabilità di cui gode e la fiducia cui ripongo verso la rivista. Su questo non dovete assolutamente transigere,comunque andrà il mondo futuro.


    Saluti
     
  5. pi_greco

    pi_greco Moderatore Membro dello Staff

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    „L’intelligenza è la capacità di adattarsi al cambiamento.“ — Stephen Hawking
     
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  6. fantozzi.spam

    fantozzi.spam

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    Innanzitutto mi "scuso" per il nickname bislacco, al momento dell'iscrizione sono stato un po' frettoloso, e ora non posso più cambiarlo...
    Parto con una considerazione: la quota di mercato dell'elettrico era, a luglio, di poco superiore ad un punto percentuale. Le vendite (per ora) scarse sono facilmente spiegabili: con le attuali tecnologie un'auto elettrica può svolgere solo il ruolo di seconda auto di famiglia, e solo per le famiglie che dispongono di un garage o, almeno, di una postazione di ricarica sicuramente disponibile (quindi posto auto con "colonnina"). Per tutti gli altri acquirenti un'auto elettrica è priva di interesse.
    Ovviamente è difficile fare previsioni di lungo termine, ma dubito che questa situazione cambierà significativamente nei prossimi cinque anni.
    Vi chiedo: vista l'attuale ridotta disponibilità di modelli, avete intenzione di provare ogni singolo allestimento di ogni modello di auto elettrica esistente?, e a chi interessano?, e chi le acquisterebbe? Ancora: che senso hanno le prove "in elettrico" delle plugin che vanno ricaricate a ogni utilizzo, perché oltre i 30 km in elettrico non vanno?, da queste prove poi escono dati di consumo di carburante quantomeno esoterici, salvo il fatto che se ad ogni sosta non ti attacchi alla rete te li scordi?
    Sono un abbonato, solo digitale, da un paio di anni, prima acquistavo la rivista saltuariamente, in relazione ai contenuti dei singoli numeri.
    Le motivazioni che mi spingono ad acquistare la rivista o ad abbonarmi sono primariamente, ma non solo, legate alla presenza di prove su strada di auto di cui potenzialmente sarei interessato all'acquisto (prossimo acquisto comunque fra 2-3 anni). Poi trovo interessanti gli articoli sul mercato, sulle anticipazioni, sulle strategie delle case, soprattutto se bene approfonditi. Delle supercar francamente non mi importa nulla, mentre trovo interessanti le auto di nicchia (coupé e spider), soprattutto se a costi "umani". Riguardo alle prove: che senso ha provare un'auto imporchettata da optional che fanno salire il prezzo di listino del 30%? Accessori come sospensioni attive, clima quadrizona, audio Mark Levinson, ecc falsano i giudizi su dinamica, comfort, ecc.. chi si compra una Classe A con motore Renault non aggiunge diecimila euro di optional! In quel caso provate la versione "pulita"! Vi offrono solo un allestimento da oltre 40000 €?, Lasciate perdere, provate piuttosto una Fabia! Per un dato modello gli adas sono solo opzionali (e costosi)? Provate solo auto che non li montano!
    Infine una richiesta a nome degli abbonati digitali: a parte l'app (io uso la versione Android), che ha ampi margini di miglioramento, offrire una impaginazione dinamica dei contenuti, per adattarsi anche a schemi di ridotte dimensioni, potrebbe rendere molto più fruibile la rivista.

    Daniele
     
  7. quantum leap

    quantum leap

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    Peró non è sempre detto, anzi va sempre dimostrato, che un cambiamento sia intelligente "per definizione" e che valga la pena, per l' intelligenza, di adattarvisi.
     
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  8. pi_greco

    pi_greco Moderatore Membro dello Staff

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    Certi cambiamenti sono inevitabili anche se magari inopportuni. P.es. Se mi fossi opposto alla transizione delle architetture risc o cluster di 68000 o PowerPC, sare8 rimasto indietro di millenni sui sistemi di calcolo statistico-probabilistico parallelo. Ha vinto l'architettura HW & SW che meno amavo, eppure riesco a lavorare come e meglio di prima. Stessa cosa per i movimenti degli orologi, per l'elettronica analogica, per le immagini fotografiche, per la musica, per i motori 2T per le moto... l'elenco sarebbe interminabile, di cambiamenti di cui avrei fatto a meno, ma che sono necessari esattamente come sono... IMHO...
     
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  9. quantum leap

    quantum leap

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    Non hai torto assolutamente, anzi. Ma c'é un qualcosa di piú sottile da considerare, la differenza tra evoluzione e cambiamento.
    Correntemente l'evoluzione in campo tecnologico sottindente un miglioramento prestazionale, quindi di certo un cambiamento in positivo. Vincere l'inerzia (umana) a cambiare, a passare dalle tranquillizzanti certezze del conosciuto alla novità e alle sue incognite infatti é compito dell'intelligenza, anzi é sintomo di intelligenza proprio tale comportamento.
    Ma il cambiamento é un concetto piú lato, piú filosofico, se mi concedi il termine, nel senso (imho) che, fermo il valore positivo che diamo ad una evoluzione (in qualsiasi ambito), questa di certo opera un cambiamento positivo a sua volta.
    Ma non é detto che un cambiamento sia sempre una evoluzione positiva (o ne derivi) proprio perché tanti sono i fattori da cui viene generato e da cui dipende (pensa ad esempio ad un cambiamento di regime politico quale ampio "spettro di azione" possiede). Spetta quindi all'intelligenza prima "valutare" la portata di un cambiamento, per non subirlo acriticamente: non sempre un atteggiamento "passivo" per l'appunto, é sinonimo di intelligenza (sto parlando in termini generali, non fraintendere).
    A volte anzi il "dormire" per l'intelligenza di fronte a certi cambiamenti, potrebbe essere un "sonno" di quelli che generano mostri.
    Chiedo venia al Direttore per l'OT filosofico, ma credo che il passaggio alla mobilità elettrica sia appunto uno di quei cambiamenti di grande portata, somma di tante singole evoluzioni in tanti settori anche apparentemente non collegati, e la sfida sarà realizzarli tutti (credo anzi dovremo sperare) il piú intelligentemente (umanamente) possibile.
     
    Ultima modifica: 16 Settembre 2020
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  10. pi_greco

    pi_greco Moderatore Membro dello Staff

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    Capisco, ma certi cambiamenti, come il global warming, non sono più evitabili. E per attutirne l'impatto, occorre ricorrere alla decarbonizzazione del post di apertura. Tra le strategie ci sono quelle esposte che rivoluzioneranno la mobilità, e, con essa, contenuti e forma della rivista che ci ospita, ma non la sostanza che sta alla base.
     
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  11. quantum leap

    quantum leap

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    Certo, quello che citi é forse il cambiamento dei cambiamenti, perchė é di portata globale e si traduce (e si tradurrà) nella necessità di tante "variazioni" (quelle che Tu citi ad esempio, relative alla mitigazione dell'impatto ambientale). L'intelligenza qui sta nell'accettazione "attiva" del problema, nel senso di elaborare soluzioni "virtuose" capaci di "cambiare" in positivo un cambiamento potenzialmente negativo, non certo di fare come gli struzzi.
    Questo a tutti i livelli, compreso quello della corretta informazione, sfida non facile anche per una rivista come 4R, viste le tante e diffuse incertezze tecnologiche fino a quelle economico-politiche. Personalmente, forse per deformazione professionale, vedrei con favore l'approfondimento tecnico delle nuove tecnologie che si stanno affacciando, senza ovviamente finire nell'ambito dell'informazione specializzata per addetti ai lavori. Conscio ormai che quelle componenti irrazionali, emotive nonché sociali legate all'auto via via in futuro si affievoliranno sempre più. Ecco sí, questo é il cambiamento.
     
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  12. moogpsycho

    moogpsycho Moderatore Membro dello Staff

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    Quattroruote ha sempre rappresentato lo stato dell'arte del panorama automobilistico.

    Per questo, secondo me, deve continuare nel solco della tradizione a proporre contenuti che evolvono con la tecnologia ed i trend di mercato mantenendo la consueta profondità di analisi.
    Significa testare e recensire le varie tipologie di auto (e propulsione) nella proporzione in cui queste rappresentano le quote di mercato.
    In questo modo la rivista si manterrebbe aggiornata ed appetibile anche alle nuove generazioni che masticano tecnologia in termini forse diversi ma altrettanto meritevoli di essere trattati.
    Gli affezionati di meccanica e di motori endotermici col tempo passeranno probabilmente a Youngtimer o Ruoteclassiche ma nel momento in cui dovranno documentarsi per cambiare auto sarà sempre Quattroruote il loro riferimento.
     
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  13. pilota54

    pilota54 Moderatore Membro dello Staff

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    Concordo sostanzialmente con il collega Moogpsycho.

    L'analisi del direttore è senza dubbio corretta e condivido con lui in pieno tutta la prima parte del suo coraggioso e interessante post. Coraggioso perchè mette in discussione i connotati della stessa rivista che dirige, sottoponendosi al giudizio dei lettori "vecchi", nuovi e futuri, e interessante perchè l'analisi storica, cronologicamente corretta, indubbiamente pone diversi interrogativi, anche se genera in chi ha una certa età (come me, che ho 66 anni) un po' di malinconia.

    Io sono un lettore di Quattroruote dal 1959 circa, cioè da quando ho imparato a leggere (ma prima guardavo già le figure...). E lo sono ancora. E' vero, prima lo leggevo dalla prima all'ultima riga, e mio padre a volte mi faceva "esibire" davanti ai suoi amici, dicendomi di snocciolare i dati di quella o quell'altra vettura, compresi i tempi della mitica "Salita del Tuscolo".
    Quanto tempo è passato, ma Quattroruote continua ad essere per me interessante almeno per il 50-60% dei contenuti. Sono ovviamente anche un appassionato (anche, forse ex, pilota automobilistico "gentleman") e mi piacciono le auto "che fanno rumore" e che abbiano un certo numero di cv.......
    In fondo esistono ancora auto, partendo dal basso e salendo in alto, come l'Abarth 595, la Mazda MX-5, l'Alfa Romeo Giulia e la Maserati MC20....

    Passando alla seconda parte dell'analisi del direttore, devo dire, con il dovuto rispetto, che non la condivido tutta. In particolare, credo che destinare il 70% (e in futuro addirittura il 90%) delle prove su strada a modelli elettrici e ibridi sia assolutamente un'esagerazione, se non altro, come ha detto il collega "Moog", perchè oggi il parco auto italiano è soltanto in piccolissima parte costituito da questi veicoli, ancora molto costosi e di non facile utilizzo (v. ricariche....). Capisco che gli acquisti futuri potrebbero essere di quella tipologìa, ma mi sembra che si stiano affrettando troppo i tempi, e ancora molti siamo interessati anche alle prove di auto termiche e, perchè no, sportive, pur avendo, almeno da parte mia, un grande interesse per le ibride (un po' meno per le elettriche).

    A quest'ultimo proposito, concludo questo purtroppo lungo post affermando che le decisioni europee in merito alle emissioni, alle multe (salate) e alla possibile futura probabile applicazione di una normativa tecnica ancora più restrittiva di quella attuale (già molto severa), non mi trovano per nulla d'accordo. Ok, in prospettiva si, ma siamo troppo "avanti" credo.
     
    Ultima modifica: 17 Settembre 2020
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  14. ALGEPA

    ALGEPA Moderatore Membro dello Staff

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    Questione centrale che occupa , in modo diretto od indiretto , molte delle discussioni del nostro forum.
    Io temo di andare un poco contro corrente perchè spesso non mi ritrovo molto nelle critiche dei 'vecchi' appassionati riguardo all'attuale settore automobilistico, critiche del tutto legittime ma che secondo me partono in molti casi dal non volere trovare spunti d'interesse nelle nuove tecnologie che non è detto che necessariamente non debbano averli.
    Sull'ibrido , che è un mondo vastissimo dove si possono declinare soluzioni differenti per gusti differenti trovo spesso un impreparazione degli appassionati che lascia un poco interdetti, e credo che proprio questa impreparazione porta poi a non sapere trovare quegli spunti d'interesse di cui dicevo.Anche i parallelismi con il passato spesso li trovo anacronistici, come lei ha rimarcato le vetture moderne sono molto più sicure di quelle del passato cosa non da poco perchè siamo passati in pochi decenni credo ad 1/3 di decessi che avevamo allora, sono molto più semplici e meno faticose da guidare e questo va a giovamento di tutti quelli che spesso la vettura la devono, ripeto, devono utilizzare per le incombenza quotidiane e sono tanti. Andare contro gli ADAS è un altro tema che mi lascia interdetto, tema che ovviamente si lega alla preparazione degli automobilisti alla guida,ma le assicuro direttore che spesso chi va contro gli ADAS ci mette dentro anche ABS o ESP senza ricordarsi cosa ha voluto significare per il settore , sempre in termini di sicurezza, aver introdotto questi aiuti alla guida.
    Detto questo credo che la missione della rivista sia allo stesso tempo mantenere il legame con i vecchi appassionati ma al tempo stesso curare anche chi invece vuole un informazione a 360 gradi sul settore anche per quanto riguarda gli sviluppi protesi al futuro, e questo mi sembra che la rivista stia sforzandosi di farlo, probabilmente consiglierei di soffermarsi di più e di dare sempre maggiori informazioni ai lettori in merito alle nuove tecnologie, sviscerarne le soluzioni tecniche ed i vantaggi che questo possono portare sotto molti aspetti,cosi credo che tanti appassionati potranno avere modo di trovare nuovi stimoli e nuovi punti di interesse. Per i nostalgici 'intransigenti' credo che sia invece difficile trovare una soluzione se non quella di continuare ad coltivare la passione per mezzo del settore delle auto storiche e tutto quello che lo circonda comprese le pubblicazioni ad hoc.
     
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  15. pi_greco

    pi_greco Moderatore Membro dello Staff

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    Dissento su questa affermazione. I dati dicono che siamo drammaticamente indietro. Le scelte che facciamo oggi erano necessarie almeno 20 anni fa. Il caso della California è emblematico, hanno iniziato prima ed in modo ancor più stringente. Eppure lo stato dorato degli USA si sta spopolando per le condizioni invivibili delle metropoli. Idem per molte professioni nella capitale economica USA, New York vede incrementare i pendolari dal New Jersey... senza contare le metropoli asiatiche con condizioni ben oltre il limite della salubrità di vita... occorrono nuovi modelli globali di produzione, energetici e di trasporto. Servono nuovi concetti, idee, soluzioni, e tante teste pensanti per svilupparle, la parola alle università e politecnici.
     
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