autofede2009 ha scritto:
75turboTP ha scritto:
autofede2009 ha scritto:
visto che l'alfa romeo è morta nel 86, che quelle di oggi sono solo fiat ricarrozzate, che perde su tutti i fronti e nei confronti di tutti...
consiglio di spostarsi defintivamente qui...
http://forum.quattroruote.it/forums/show/27.page
comprate e discutete qui delle vostre tp... e lasciate noi poveri fiattari a dialogare sulle ns finte alfa, ad apprezzare le ns romeofiat e a criticare e dibattere su un marchio morto ma comprato dalla fiat e di proprietà fiat...
lasciateci nel nostro limbo, nella nostra illusione, nella nostra stupidità...
chi ve lo fa fare di discutere con noi...?
grazie
Questo mi era sfuggito.....mai pagato e ha avuto sovvenzioni statali,mie tue di mio nonno che non guida piu' di chi compra BMW o VW e di chi non ha la patente, che da sole valevano piu' di tutta la fiat,quindi anche chi non ha una fiat ha tutto il diritto di parlarne perche' ha PAGATO e continurea' a farlo!!!!!!
la risposta la trovi qui... e aspetto con ansia un tuo intervento a proposito...
http://forum.quattroruote.it/posts/list/0/19248.page#322838
Cosa vuoi SAPERE? SE LE COSE ME LE INVENTO? forse perche' e' consuetudine dei tuoi maestri?
C'e' ampia documentazione arrangiati o devo farlo io per te?
Leggilo perche' non mi va di lavorare inutilmente
Naturalmente non sono i vecchi rincoglioniti alfisti antifiattari cavernicoli incompetenti retrogradi TePisti.
che dice queste cose.
La vicenda del declino del potenziale produttivo dell?Alfa Romeo di Arese ( in cui è rilevante la responsabilità della Fiat tra il 1994 e il 2002 ) e ? successivamente ? della dissipazione colpevole ( con la complicità tutt?altro che passiva della Giunta Regionale della Lombardia tra il 2002 e il 2007) del suo patrimonio tecnico ? scientifico ? professionale ? sociale e umano, è emblematica della profonda crisi di prospettiva che riguarda la Regione Lombardia. Una volta ?locomotiva trainante? del Paese, ora luogo di celebrazione dei fasti di lobbies finanziarie all?ombra del potere politico che da Craxi a Berlusconi e oggi con l?adesione convinta di Bossi e Formigoni, si distingue nella ricerca di trasversalità e di un consenso sorretto da una formidabile operazione di propaganda, in risposta alla regressione culturale e alla caduta di visione progettuale.
C?era un tempo in cui in fabbrica entrava il grande Eduardo De Filippo e c?era un tempo in cui il popolo operaio, con il vestito della festa, varcava insieme a tutta la famiglia la soglia del grande ?capannone 6? per andare a teatro. È accaduto molti anni fa, all?inizio degli anni 80, all?Alfa di Arese. Undicimila persone, tra operai e loro famigliari, accorsero in massa per assistere alla rappresentazione della ?Filumena Marturano?. Alla fine dello spettacolo c?era una processione infinita sul palco, perché ognuno voleva lasciare un ricordo al grande napoletano: una parola, una fotografia, un ricamo fatto a mano. «Io non ce la faccio più. E dove li metto tutti questi regali?», diceva l?artista al capo del consiglio di fabbrica. Si andò avanti così fino alle due di notte. Questa era l?Alfa Romeo di Arese. Lì erano arrivati molti lavoratori dal sud e da lì partivano orgogliosi a bordo della Giulietta, costruita con le loro mani per tornare al paese di origine, «perché quando i paesani sentivano il rombo si toglievano il cappello».
Quasi ventimila lavoratori, nel periodo di massimo splendore, varcavano i cancelli di Arese e l?Alfa era protagonista dell?immaginario collettivo. Nello stabilimento c?era un ciclo produttivo completo: entrava il rottame grezzo e uscivano autovetture fiammanti. Il consiglio di fabbrica era composto da 400 persone e se salivi sul tetto della fabbrica potevi andare in qualsiasi reparto, senza toccare mai terra. L?operaio meridionale venuto nella grande fabbrica milanese in cerca di un nuovo futuro veniva immortalato dalla macchina da presa di Luchino Visconti in ?Rocco e i suoi fratelli?. L?Anonima Lombarda Fabbrica Automobili aveva, dunque, nell?eccellenza del prodotto e dei lavoratori, la sua vera forza: l?auto era un bene di massa con il quale ci si identificava.
Ma lo stabilimento di Arese, in quei due milioni di metri quadrati, oltre ai bolidi della strada, produceva anche parlamentari. Almeno trentuno sono, infatti, gli operai strappati alla catena di montaggio e mandati sugli scranni di Montecitorio. Faticare insieme aveva un senso e il lavoro un valore riconosciuto.
Arriva anche il tempo della gestione Fiat, simbolicamente annunciato il primo giorno con il sequestro a mensa dei mazzi di carte con cui si socializzava durante la pausa. 1600 miliardi di finanziamento pubblico per una produzione nuova, ma la crisi del gruppo torinese e il ridimensionamento delle sue produzioni conducono allo svuotamento dello stabilimento, con la dismissione di aree ancora efficienti e modernamente attrezzate. Oggi la fabbrica è stata sventrata e le catene sono state fisicamente tranciate in due notti per non permettere la ripresa della produzione con il reintegro dei cassintegrati imposti dal pretore.
Cosa rimane o cosa potrebbe rinascere da una storia così straordinaria e così drammaticamente dissipata?
Ormai il progetto di un ?Polo della Mobilità Sostenibile? ad Arese sta prendendo slancio. Si trattava di una sfida ?impossibile?. I primi a lanciarla sono stati i lavoratori con i sindacati dei metalmeccanici. Non hanno accettato come ineluttabile l?annichilimento della presenza di un?attività industriale di punta e la sfida è stata raccolta e condivisa dalla Regione Lombardia. Così ha preso avvio il progetto di un ?polo? di attività di ricerca, servizio e industria manifatturiera orientate a fornire prodotti e servizi per la ?mobilità sostenibile
C?era un tempo in cui in fabbrica entrava il grande Eduardo De Filippo e c?era un tempo in cui il popolo operaio, con il vestito della festa, varcava insieme a tutta la famiglia la soglia del grande ?capannone 6? per andare a teatro. È accaduto molti anni fa, all?inizio degli anni 80, all?Alfa di Arese. Undicimila persone, tra operai e loro famigliari, accorsero in massa per assistere alla rappresentazione della ?Filumena Marturano?. Alla fine dello spettacolo c?era una processione infinita sul palco, perché ognuno voleva lasciare un ricordo al grande napoletano: una parola, una fotografia, un ricamo fatto a mano. «Io non ce la faccio più. E dove li metto tutti questi regali?», diceva l?artista al capo del consiglio di fabbrica. Si andò avanti così fino alle due di notte. Questa era l?Alfa Romeo di Arese. Lì erano arrivati molti lavoratori dal sud e da lì partivano orgogliosi a bordo della Giulietta, costruita con le loro mani per tornare al paese di origine, «perché quando i paesani sentivano il rombo si toglievano il cappello».
Quasi ventimila lavoratori, nel periodo di massimo splendore, varcavano i cancelli di Arese e l?Alfa era protagonista dell?immaginario collettivo. Nello stabilimento c?era un ciclo produttivo completo: entrava il rottame grezzo e uscivano autovetture fiammanti. Il consiglio di fabbrica era composto da 400 persone e se salivi sul tetto della fabbrica potevi andare in qualsiasi reparto, senza toccare mai terra. L?operaio meridionale venuto nella grande fabbrica milanese in cerca di un nuovo futuro veniva immortalato dalla macchina da presa di Luchino Visconti in ?Rocco e i suoi fratelli?. L?Anonima Lombarda Fabbrica Automobili aveva, dunque, nell?eccellenza del prodotto e dei lavoratori, la sua vera forza: l?auto era un bene di massa con il quale ci si identificava.
Ma lo stabilimento di Arese, in quei due milioni di metri quadrati, oltre ai bolidi della strada, produceva anche parlamentari. Almeno trentuno sono, infatti, gli operai strappati alla catena di montaggio e mandati sugli scranni di Montecitorio. Faticare insieme aveva un senso e il lavoro un valore riconosciuto.
Arriva anche il tempo della gestione Fiat, simbolicamente annunciato il primo giorno con il sequestro a mensa dei mazzi di carte con cui si socializzava durante la pausa. 1600 miliardi di finanziamento pubblico per una produzione nuova, ma la crisi del gruppo torinese e il ridimensionamento delle sue produzioni conducono allo svuotamento dello stabilimento, con la dismissione di aree ancora efficienti e modernamente attrezzate. Oggi la fabbrica è stata sventrata e le catene sono state fisicamente tranciate in due notti per non permettere la ripresa della produzione con il reintegro dei cassintegrati imposti dal pretore.
Cosa rimane o cosa potrebbe rinascere da una storia così straordinaria e così drammaticamente dissipata?
Ormai il progetto di un ?Polo della Mobilità Sostenibile? ad Arese sta prendendo slancio. Si trattava di una sfida ?impossibile?. I primi a lanciarla sono stati i lavoratori con i sindacati dei metalmeccanici. Non hanno accettato come ineluttabile l?annichilimento della presenza di un?attività industriale di punta e la sfida è stata raccolta e condivisa dalla Regione Lombardia. Così ha preso avvio il progetto di un ?polo? di attività di ricerca, servizio e industria manifatturiera orientate a fornire prodotti e servizi per la ?mobilità sostenibile
C?era un tempo in cui in fabbrica entrava il grande Eduardo De Filippo e c?era un tempo in cui il popolo operaio, con il vestito della festa, varcava insieme a tutta la famiglia la soglia del grande ?capannone 6? per andare a teatro. È accaduto molti anni fa, all?inizio degli anni 80, all?Alfa di Arese. Undicimila persone, tra operai e loro famigliari, accorsero in massa per assistere alla rappresentazione della ?Filumena Marturano?. Alla fine dello spettacolo c?era una processione infinita sul palco, perché ognuno voleva lasciare un ricordo al grande napoletano: una parola, una fotografia, un ricamo fatto a mano. «Io non ce la faccio più. E dove li metto tutti questi regali?», diceva l?artista al capo del consiglio di fabbrica. Si andò avanti così fino alle due di notte. Questa era l?Alfa Romeo di Arese. Lì erano arrivati molti lavoratori dal sud e da lì partivano orgogliosi a bordo della Giulietta, costruita con le loro mani per tornare al paese di origine, «perché quando i paesani sentivano il rombo si toglievano il cappello».
Quasi ventimila lavoratori, nel periodo di massimo splendore, varcavano i cancelli di Arese e l?Alfa era protagonista dell?immaginario collettivo. Nello stabilimento c?era un ciclo produttivo completo: entrava il rottame grezzo e uscivano autovetture fiammanti. Il consiglio di fabbrica era composto da 400 persone e se salivi sul tetto della fabbrica potevi andare in qualsiasi reparto, senza toccare mai terra. L?operaio meridionale venuto nella grande fabbrica milanese in cerca di un nuovo futuro veniva immortalato dalla macchina da presa di Luchino Visconti in ?Rocco e i suoi fratelli?. L?Anonima Lombarda Fabbrica Automobili aveva, dunque, nell?eccellenza del prodotto e dei lavoratori, la sua vera forza: l?auto era un bene di massa con il quale ci si identificava.
Ma lo stabilimento di Arese, in quei due milioni di metri quadrati, oltre ai bolidi della strada, produceva anche parlamentari. Almeno trentuno sono, infatti, gli operai strappati alla catena di montaggio e mandati sugli scranni di Montecitorio. Faticare insieme aveva un senso e il lavoro un valore riconosciuto.
Arriva anche il tempo della gestione Fiat, simbolicamente annunciato il primo giorno con il sequestro a mensa dei mazzi di carte con cui si socializzava durante la pausa. 1600 miliardi di finanziamento pubblico per una produzione nuova, ma la crisi del gruppo torinese e il ridimensionamento delle sue produzioni conducono allo svuotamento dello stabilimento, con la dismissione di aree ancora efficienti e modernamente attrezzate. Oggi la fabbrica è stata sventrata e le catene sono state fisicamente tranciate in due notti per non permettere la ripresa della produzione con il reintegro dei cassintegrati imposti dal pretore.
Cosa rimane o cosa potrebbe rinascere da una storia così straordinaria e così drammaticamente dissipata?
Ormai il progetto di un ?Polo della Mobilità Sostenibile? ad Arese sta prendendo slancio. Si trattava di una sfida ?impossibile?. I primi a lanciarla sono stati i lavoratori con i sindacati dei metalmeccanici. Non hanno accettato come ineluttabile l?annichilimento della presenza di un?attività industriale di punta e la sfida è stata raccolta e condivisa dalla Regione Lombardia. Così ha preso avvio il progetto di un ?polo? di attività di ricerca, servizio e industria manifatturiera orientate a fornire prodotti e servizi per la ?mobilità sostenibile
In che termini la crisi di Arese può essere collocata nel processo di deindustrializzazione italiano a partire dagli anni 80 ? Essa è dovuta ad un contesto di crisi industriale generale o ci sono responsabilità ulteriori?
Ci sono responsabilità ulteriori. La crisi di Arese è parte di una crisi specifica della FIAT che, di fronte ad una fase complessiva di deindustrializzazione e ad una globalizzazione del mercato dell?auto, in una prima fase ripiega ed investe le proprie risorse in chiave di speculazione finanziaria, diversifica i suoi investimenti ma non sui prodotti, e soprattutto tende ad abbandonare l?auto. FIAT aveva ingaggiato una vera competizione con la Ford per rilevare l?Alfa Romeo, rivela il suo piano strategico: impedire ad un concorrente del mercato nazionale di avere una posizione di rilievo, e poi dismette questa attività, che diventa poi un?attività mancata, e che estromette dalle proprie strategie per una ragione profonda. Viene messa fuori gioco la potenzialità di una linea produttiva, e la FIAT fa un?operazione micidiale: di fatto svuota il marchio, svuota un?area cruciale da un punto di vista logistico e della tradizione produttiva del territorio, ed inserisce questa sua operazione in un ulteriore elemento di dismissione. Il tentativo è quello di non pagare di fatto il valore effettivo dell?Alfa, e di utilizzare ai fini immobiliari e finanziari anche l?area. E questo poi ricade su tutta la posizione successiva.
Si parla di un versamento della FIAT all?IRI, in occasione della acquisizione del sito, di 1700 miliardi di lire. Questo versamento è stato di fatto effettuato?
No, è stata pagata soltanto una prima tranche, tuttora imprecisata.
Quali sono stati gli impegni non mantenuti dalla FIAT soprattutto per quanto concerne gli accordi di programma?
La Fiat aveva detto che avrebbe mantenuto le carrozzerie e soprattutto la parte dei motori, che avrebbe sviluppato ad Arese l?auto ecologica e delle tipologie particolari di 4 per 4. Di tutto questo ha immediatamente dismesso la parte relativa ai 4×4 ed ai veicoli speciali, ha mantenuto per un periodo molto breve, sostenuta tra l?altro da finanziamenti europei, l?auto ?ibrida? , ha costruito per un periodo la Multipla Blu, sostenendo che successivamente avrebbe anche sviluppato l?auto ad idrogeno, che non si è verificata, ed ha abbandonato la progettazione e la sperimentazione sui motori. Quindi, della road map che ha costruito per mantenere qui le attività più qualificate che poteva ereditare dall?Alfa Romeo, non ha ottemperato a nulla.
Dato che, recentemente, la Fiat sembra essere ritornata al suo core business primario, all?auto, con una ripresa del mercato dell?auto in Italia, ha mostrato un rinnovato interesse per Arese?
Assolutamente nessuno. Nonostante sia stata continuamente sollecitata a riflettere che, riprendendo la sua posizione strategica a livello mondiale nell?auto, era utile che si occupasse dei modelli innovativi ed a basso impatto ambientale, la Fiat ha addirittura consolidato la sua attività di ricerca a Torino per quanto riguarda i veicoli innovativi, ed ha più volte annunciato, se ce ne fosse stata l?occasione, di investire nell?area torinese a riguardo. Con una determinazione molto forte, la Fiat ha portato a termine il suo disegno: ha impedito l?acquisto da parte della Ford, ha distrutto l?unità produttiva, l?ha messa a valore come area immobiliare.