Ti scrivo questa lettera che non leggerai mai e lancero' la bottiglia nel mare dei ricordi vedendola allontanarsi.
Ti sei chiesto sempre a cosa penso in questa mia testa che crea pensieri che fanno assumere al viso espressioni di sofferenza o insofferenza, forse ti chiedi che cosa penso di te in questi momenti, penso al coraggio.
Sei andato via prima tu di me e ricordero? questa qualita? che poco mi si addice ma spero di ereditare prima o poi.
So che penserai che non e? cosi?, dirai che lo credo perche? non ti vedo piu'.
C'e' voluto coraggio a vivere il quotidiano con un fardello come il tuo e senza che qualcuno possa fare nulla di cio? che ammetti come aiuto, anche solo uscire dal guscio protettivo della tua casa e presentarti a questo stupido mondo per un gelato ed ascoltare le ?pene? di un figlio.
Tu mi hai insegnato senza parole che la realta? e la verita? non stanno in quello che vedi davanti e non e? mai cio? che sembra, almeno nella sua totalita?.
So che se ho quel benessere che ho lo devo a te, al lavoro non ci sarei entrato da solo, non sono mai stato capace di ringraziarti anche solo per bilanciare quello che pensi di negativo che io provi per te.
Credo di capire che piu? scrivi e meno parli e che non sia una scelta, forse questi tasti anonimi non giudicano le espressioni che si vedono e che io credo di assumere se parlassi viso a viso, forse sono cose di cui ci si pente, ma sempre dopo.
Ora non mi vergogno piu' a scrivere che ti voglio bene.
E a tutti coloro che mi domandassero " chi era Carlo ? "
Risponderei " era mio padre ".
Ti sei chiesto sempre a cosa penso in questa mia testa che crea pensieri che fanno assumere al viso espressioni di sofferenza o insofferenza, forse ti chiedi che cosa penso di te in questi momenti, penso al coraggio.
Sei andato via prima tu di me e ricordero? questa qualita? che poco mi si addice ma spero di ereditare prima o poi.
So che penserai che non e? cosi?, dirai che lo credo perche? non ti vedo piu'.
C'e' voluto coraggio a vivere il quotidiano con un fardello come il tuo e senza che qualcuno possa fare nulla di cio? che ammetti come aiuto, anche solo uscire dal guscio protettivo della tua casa e presentarti a questo stupido mondo per un gelato ed ascoltare le ?pene? di un figlio.
Tu mi hai insegnato senza parole che la realta? e la verita? non stanno in quello che vedi davanti e non e? mai cio? che sembra, almeno nella sua totalita?.
So che se ho quel benessere che ho lo devo a te, al lavoro non ci sarei entrato da solo, non sono mai stato capace di ringraziarti anche solo per bilanciare quello che pensi di negativo che io provi per te.
Credo di capire che piu? scrivi e meno parli e che non sia una scelta, forse questi tasti anonimi non giudicano le espressioni che si vedono e che io credo di assumere se parlassi viso a viso, forse sono cose di cui ci si pente, ma sempre dopo.
Ora non mi vergogno piu' a scrivere che ti voglio bene.
E a tutti coloro che mi domandassero " chi era Carlo ? "
Risponderei " era mio padre ".