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'La gravità delle accuse che ho sentito muovere verso la Fiat mi ha costretto a cambiare radicalmente il testo del mio discorso'. Lo ha detto l'amministratore delegato della Fiat, Sergio Marchionne, al Meeting di Cl di Rimini, riferendosi al caso Melfi. 'In Italia abbiamo paura di cambiare - ha aggiunto Marchionne, paragonando l'avventura americana con Chrysler alla situazione italiana di Fiat - ma un cambiamento è necessario per poter competere'.
'Basta con la lotta padroni-operai'
'Non siamo più negli anni '60' e occorre 'abbandonare il modello di pensiero' che vede una 'lotta fra capitale e lavoro e fra padroni e operai'. Il numero uno di Fiat invoca un nuovo patto sociale per far tornare competitiva l'azienda del Lingotto. 'Fino a quando non ci lasciamo alle spalle vecchi schemi non ci sarà mai spazio per vedere nuovi orizzonti - dice Marchionne -. Forse in Italia ci manca la voglia e abbiamo paura di cambiare'.
'Acetto l'invito di Napolitano'
''Ho grandissimo rispetto per il presidente della Repubblica come persona e per il suo ruolo istituzionale'', ha detto ancora Marchionne riguardo all'intervento del capo dllo Stato, aggiungendo: ''Per la sua posizione istituzionale accetto quello che ha detto come un invito a trovare una soluzione'' alla vicenda di Melfi.
'La Fiat perde solo in Italia'
'L''unica area del mondo dove il gruppo Fiat è in perdita è in Italia', rammenta Marchionne sottolineando che 'per questo è nato il progetto Fabbrica Italia per riportare gli stabilimenti su livelli competitivi'. La Fiat 'è l'unica azienda disposta ad investire 20 milioni di euro in Italia, ma questo sforzo viene visto da alcuni con la lente deformata del conflitto'.
'A Melfi pochi vogliono calpestare i diritti di molti'
'La maggior parte delle persone ha compreso l'impegno e la sfida' della Fiat sul mercato, ha aggiunto Marchionne ringraziando esplicitamente i segretari generali di Cisl e Uil, Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti. L'amministratore delegato ha poi parlato del caso Melfi: 'La Fiat ha rispettato la legge, i diritti e la dignità non sono patrimonio esclusivo di tre persone ma di tutti i lavoratori'. Marchionne poi accusa gli operai reintegrati dal giudice: ''E' inammissibile tollerare e difendere alcuni comportamenti'', che vedono la mancanza di rispetto delle regole e di illeciti arrivati in qualche caso al sabotaggio'.
L'operaio reintegrato replica: 'Venga qui a vedere'
'Da Marchionne mi aspettavo un discorso così pesante': lo ha detto Giovanni Barozzino, uno dei tre operai dello stabilimento di Melfi (Potenza) della Fiat reintegrato dal giudice del lavoro. 'O Marchionne non sa cos'è la verità - ha aggiunto Barozzino - o la nasconde. Venga a Melfi e rendersi conto di come stanno i fatti'. 'Marchionne - ha continuato Barozzino, che è delegato della Fiom - non ha rispettato il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che aveva invitato ad abbassare i toni'. Poi l'operaio si è soffermato su alcuni aspetti personali: 'Vuol far credere che ha sofferto - ha detto Barozzino - ma anch'io sono stato in Canada da emigrante, quando avevo 16 anni, a lavorare per aiutare le mie sorelle più piccole di me, dopo il terremoto del 1980. Quindi non accetto lezioni di vita da Marchionne: la mia famiglia mi ha insegnato educazione, rispetto e dignità'.
'Basta con la lotta padroni-operai'
'Non siamo più negli anni '60' e occorre 'abbandonare il modello di pensiero' che vede una 'lotta fra capitale e lavoro e fra padroni e operai'. Il numero uno di Fiat invoca un nuovo patto sociale per far tornare competitiva l'azienda del Lingotto. 'Fino a quando non ci lasciamo alle spalle vecchi schemi non ci sarà mai spazio per vedere nuovi orizzonti - dice Marchionne -. Forse in Italia ci manca la voglia e abbiamo paura di cambiare'.
'Acetto l'invito di Napolitano'
''Ho grandissimo rispetto per il presidente della Repubblica come persona e per il suo ruolo istituzionale'', ha detto ancora Marchionne riguardo all'intervento del capo dllo Stato, aggiungendo: ''Per la sua posizione istituzionale accetto quello che ha detto come un invito a trovare una soluzione'' alla vicenda di Melfi.
'La Fiat perde solo in Italia'
'L''unica area del mondo dove il gruppo Fiat è in perdita è in Italia', rammenta Marchionne sottolineando che 'per questo è nato il progetto Fabbrica Italia per riportare gli stabilimenti su livelli competitivi'. La Fiat 'è l'unica azienda disposta ad investire 20 milioni di euro in Italia, ma questo sforzo viene visto da alcuni con la lente deformata del conflitto'.
'A Melfi pochi vogliono calpestare i diritti di molti'
'La maggior parte delle persone ha compreso l'impegno e la sfida' della Fiat sul mercato, ha aggiunto Marchionne ringraziando esplicitamente i segretari generali di Cisl e Uil, Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti. L'amministratore delegato ha poi parlato del caso Melfi: 'La Fiat ha rispettato la legge, i diritti e la dignità non sono patrimonio esclusivo di tre persone ma di tutti i lavoratori'. Marchionne poi accusa gli operai reintegrati dal giudice: ''E' inammissibile tollerare e difendere alcuni comportamenti'', che vedono la mancanza di rispetto delle regole e di illeciti arrivati in qualche caso al sabotaggio'.
L'operaio reintegrato replica: 'Venga qui a vedere'
'Da Marchionne mi aspettavo un discorso così pesante': lo ha detto Giovanni Barozzino, uno dei tre operai dello stabilimento di Melfi (Potenza) della Fiat reintegrato dal giudice del lavoro. 'O Marchionne non sa cos'è la verità - ha aggiunto Barozzino - o la nasconde. Venga a Melfi e rendersi conto di come stanno i fatti'. 'Marchionne - ha continuato Barozzino, che è delegato della Fiom - non ha rispettato il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che aveva invitato ad abbassare i toni'. Poi l'operaio si è soffermato su alcuni aspetti personali: 'Vuol far credere che ha sofferto - ha detto Barozzino - ma anch'io sono stato in Canada da emigrante, quando avevo 16 anni, a lavorare per aiutare le mie sorelle più piccole di me, dopo il terremoto del 1980. Quindi non accetto lezioni di vita da Marchionne: la mia famiglia mi ha insegnato educazione, rispetto e dignità'.