<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=1500520490268011&amp;ev=PageView&amp;noscript=1"> L'industria dell'industria. | Il Forum di Quattroruote

L'industria dell'industria.

Io penso che le fabbriche non dovrebbero essere concepite abbastanza monoliticamente come avviene ora. In merito iopenso che ci vorrebbe un'industria apposita che si occupi di:

1) Selezionare gli elementi (o moduli) che formano una fabbrica.

2) Rendere questi elementi (o moduli) facilmente intercambiabili con altri e/o tra di loro. In questo modo si potrebbe facilmente cambiare la produzione di un modello con un'altro oppure addirittura provare a costruire nelle catene di montaggio piu' modelli della stessa fabbrica.

3) Presupporre che la mano d'opera impiegata nella costruzione di modelli o di particolari di piu' modelli rimanga abbastanza stabile, numericamente parlando. Quest'ultima ipotesi prevecderebbe dei corsi di aggiornamento per la mano d'opera specializzata, ogni qual volta l'azienda viene a sostituire i moduli e/o a cambiare compleamente la catena di montaggio.

In questo modo vigerebbe la parola d'ordine "flessibilita'" ed intercambiabilita'.

Per far questo servirebbe un'industria a cappello di tutto, un'industria che si occupi cioe' di progettare ed occuparsi di come possa venire costruita una "fabbrica modulare" del futuro.

Secondo me se esistesse un ufficio progetti industriale, che si occupi spefificamente di progettare la fabbrica organizzato in questo modo, oggi a Termini Imerese si preoccuperebbero molto meno del loro futuro.

Opinioni in merito sono gradite.

Regards,
The frog
 
Non solo, si puo' proseguire oltre. Allo stesso tempo si puo' passare da un engineering di progettazione del prodotto localizzato ad un engineerinf distribuito, questo a mezzo di potenti sistemi quali l'EUREKA che ho descritto in precedenza. Infine facciamo un esempio rapido: se sulla catena di montaggio della Uno brasiliana la richiesta e' cosi' forte da richiedere costanti ore di straordinario dei dipendenti alla catena di montaggio, ecco che allora la fabbrica brasiliana fa una richiesta alla casa madre per un overhead di produzione. Se la fabbrica e' stata concepita nl modo suddetto ecco che per esempio Termini Imerese si troverebbe su un piatto d'argento una richiesta di produzione della vecchia ed affidabile Uno, e parte della catena di montaggio verrebbe modificata con nuovi moduli per produrre la Uno per poi farla arrivare via mare in Brasile. (sempre che a Termini Imerese glie lo costruiscano una volta per tutt questo accidenti di grande porto).

Cosi' non si lega piu' la fabbrica alla produzione di un singolo modello ma tutte le fabbriche del mondo (FIAT) sarebbero collegate assieme per la produzione "ON DEMAND" che c'e' attualmente nel mondo per i dati modelli.

In questo senso un super gruppo come il Gruppo Fiat Chrysler diventerebbe un supergruppo mondale di "flex fabbriche" pronte a intercambiarsi l'una con l'altra ed a fare spazio lunacon l'altra dei tanti mocdelli prodotti nel mondo.

Ma sopratutto la manodopera sarebbe un piu' sicura di non perdere il posto, magari in situazioni di crisi mondiale come quella odierna l'impatto sarebbe solo sulle ore lavorative un po' minori di quelle dei periodi d'oro. Ma questo sarebbe distribuito su tutte le flex fabbriche del gruppo e dunque non si ritorcerebbe su una sola fabbrica legata fino alla morte ad un singolo prodotto.

Opinioni in merito rimangono gradite.

Regards,
Thef rog
 
non ho letto per intero il tuo intervento, ma se ho capito bene quello che intendi già si realizza tramite il group technology e il cellular manufacturing.
naturalmente questa "filosofia produttiva" ha anche degli aspetti negativi in termini di costi e potenzialità produttive.
se vuoi ti consiglio un paio di testi in cui se ne parla ampiamente
 
moogpsycho ha scritto:
non ho letto per intero il tuo intervento, ma se ho capito bene quello che intendi già si realizza tramite il group technology e il cellular manufacturing.
naturalmente questa "filosofia produttiva" ha anche degli aspetti negativi in termini di costi e potenzialità produttive.
se vuoi ti consiglio un paio di testi in cui se ne parla ampiamente

Grazie per il tuo preziosissimo intervento egregio. No il libro non lo leggerei, sono un disoccupato molto mamolt impegnato.

Grazie comunque anche per la proposta del libro!

Best regards a te,
The frog
 

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