Tratto dal tempo:
http://www.iltempo.it/2010/07/30/1185389-pomigliano_cambia_arrivano_nuove_regole.shtml
Parte la newco Fabbrica Italia di Pomigliano, la nuova società costituita per gestire l'accordo del 15 giugno. A partire da settembre 2011, in concomitanza con l'avvio della produzione della nuova Panda, comincerà il passaggio dei cinquemila lavoratori del sito campano alla nuova società. Fino a quel momento continuerà la cassa integrazione e l'assorbimento dei lavoratori avverrà in base alle esigenze di produzione.
Alla newco passeranno anche circa un migliaio di lavoratori della Ergom di Napoli. Nella lettera di assunzione ci saranno le nuove regole definite dall'accordo di giugno, quello non sottoscritto dalla Fiom. Gli ordini degli investimenti sono già partiti e ad agosto si procederà a ripulire l'area che dovrà ospitare la nuova lastratura per la Panda. È questo il percorso che la Fiat ha messo in moto e che ha illustrato ieri ai sindacati convocati all'Unione industriali di Torino. La newco non sarà iscritta all'Unione industriali di Napoli, cioè sarà fuori dalla Confindustria. Che il modello Pomigliano sia esportabile agli altri impianti è tutto da decidere. Al momento la Fiat si è presa due mesi di tempo prima di disdire il contratto nazionale dei metalmeccanici.
Durante questo intervallo di tempo la Confindustria dovrà raggiungere un accordo con i sindacati per definire nuove regole che assicurino la produzione a pieno ritmo nelle fabbriche disinnescando la mina di scioperi ingiustificati e selvaggi. È possibile che queste nuove regole, in deroga al contratto nazionale, recepiscano parte della normativa definita per Pomigliano. Potrebbe essere quindi un aumento delle ore di straordinario. Due mesi per raggiungere l'accordo dovrebbero essere sufficienti giacchè al tavolo della trattativa non può sedere la Fiom non avendo firmato il contratto nazionale. Le sigle di categoria di Cisl e Uilm hanno mostrato una disponbilità al dialogo e quindi la strada per l'intesa non dovrebbe essere difficile. Le nuove regole varrebbero non solo per la Fiat ma per tutto il comparto metalmeccanico. Qualora Confindustria non riuscisse a trovare un'intesa con i sindacati, la Fiat andrebe comunque avanti con la disdetta del contratto nazionale.
Oltre all'avvio della newco di Pomigliano, la Fiat ha comunicato la disdetta degli accordi sul monte ore dei permessi sindacali negli stabilimenti di Pomigliano e Arese. Chi crede ad una soluzione salva-contrattò è certamente il ministro Sacconi che ha parlato di «piattaforma riformista pronta a sostenere le politiche di investimento nel nostro paese». Di ben altro tenore le parole di Cremaschi della Fiom, che invita la Cgil a rompere con Confindustria. Secondo Cremaschi, «c'è un grave attacco ai diritti sindacali dei lavoratori che avviene con il consenso di Cisl e Uil». Anche il leader dell'Ugl, Giovanni Centrella, è negativo: «Se una società resta fuori da Confindustria e non applica il contratto nazionale noi non ci stiamo». Oggi l'ad di Fiat Marchionne negli Usa incontrerà il presidente Obama.
http://www.iltempo.it/2010/07/30/1185389-pomigliano_cambia_arrivano_nuove_regole.shtml
Parte la newco Fabbrica Italia di Pomigliano, la nuova società costituita per gestire l'accordo del 15 giugno. A partire da settembre 2011, in concomitanza con l'avvio della produzione della nuova Panda, comincerà il passaggio dei cinquemila lavoratori del sito campano alla nuova società. Fino a quel momento continuerà la cassa integrazione e l'assorbimento dei lavoratori avverrà in base alle esigenze di produzione.
Alla newco passeranno anche circa un migliaio di lavoratori della Ergom di Napoli. Nella lettera di assunzione ci saranno le nuove regole definite dall'accordo di giugno, quello non sottoscritto dalla Fiom. Gli ordini degli investimenti sono già partiti e ad agosto si procederà a ripulire l'area che dovrà ospitare la nuova lastratura per la Panda. È questo il percorso che la Fiat ha messo in moto e che ha illustrato ieri ai sindacati convocati all'Unione industriali di Torino. La newco non sarà iscritta all'Unione industriali di Napoli, cioè sarà fuori dalla Confindustria. Che il modello Pomigliano sia esportabile agli altri impianti è tutto da decidere. Al momento la Fiat si è presa due mesi di tempo prima di disdire il contratto nazionale dei metalmeccanici.
Durante questo intervallo di tempo la Confindustria dovrà raggiungere un accordo con i sindacati per definire nuove regole che assicurino la produzione a pieno ritmo nelle fabbriche disinnescando la mina di scioperi ingiustificati e selvaggi. È possibile che queste nuove regole, in deroga al contratto nazionale, recepiscano parte della normativa definita per Pomigliano. Potrebbe essere quindi un aumento delle ore di straordinario. Due mesi per raggiungere l'accordo dovrebbero essere sufficienti giacchè al tavolo della trattativa non può sedere la Fiom non avendo firmato il contratto nazionale. Le sigle di categoria di Cisl e Uilm hanno mostrato una disponbilità al dialogo e quindi la strada per l'intesa non dovrebbe essere difficile. Le nuove regole varrebbero non solo per la Fiat ma per tutto il comparto metalmeccanico. Qualora Confindustria non riuscisse a trovare un'intesa con i sindacati, la Fiat andrebe comunque avanti con la disdetta del contratto nazionale.
Oltre all'avvio della newco di Pomigliano, la Fiat ha comunicato la disdetta degli accordi sul monte ore dei permessi sindacali negli stabilimenti di Pomigliano e Arese. Chi crede ad una soluzione salva-contrattò è certamente il ministro Sacconi che ha parlato di «piattaforma riformista pronta a sostenere le politiche di investimento nel nostro paese». Di ben altro tenore le parole di Cremaschi della Fiom, che invita la Cgil a rompere con Confindustria. Secondo Cremaschi, «c'è un grave attacco ai diritti sindacali dei lavoratori che avviene con il consenso di Cisl e Uil». Anche il leader dell'Ugl, Giovanni Centrella, è negativo: «Se una società resta fuori da Confindustria e non applica il contratto nazionale noi non ci stiamo». Oggi l'ad di Fiat Marchionne negli Usa incontrerà il presidente Obama.