A fine settembre scorso Obama tiene una teleconferenza con il generale McChrystal. Oggetto: la situazione in Afghanistan e le azioni da intraprendere.
Il risultato e' che McChrystal chiede l'invio di altri 40 mila uomini.
Joe Biden ritiene la cosa "Un suicidio tattico e una decisione strategica completamente sbagliata".
Ora, non occorre essere profondi conoscitori di dottrina militare per comprendere che l'invio di ulteriori forze attualmente non impegnate in un teatro difficile in cui si combatte aspramente puo' essere TUTTO tranne che un "suicidio tattico". In effetti sarebbe un suicidio tattico NON MANDARLE.
Questo, ovviamente, se si considera il solo teatro in questione...
In un quadro piu' ampio, il discorso del vicepresidente assume aspetti ben piu' allarmanti.
Da un lato, come dichiarato dallo stesso McChristal, la politica americana ha obiettivi diversi da quelli degli uomini sul campo (hai mai visto...) ed e' di fronte a una scelta, che non riguarda il restare o l'andarsene, ma solo il COME andarsene, senza dare l'impressione al fondamentalismo islamico di una ritirata con la coda tra le gambe. Perche' se e' vero che certamente la guerra in Afghanistan non e' stata persa, e' pur anche vero che certamente non e' stata vinta, e che allo stato attuale delle cose, una eventuale vittoria sarebbe costosissima e rischierebbe di essere la classica vittoria di Pirro.
E questo non, come vorrebbero far credere alcuni, evidentemente ignoranti di res militaria (oppure in malafede) per un'alquanto irreale superiorita' degli Afghani. Gli Afghani sono ossi duri, e' vero, e sono maestri in guerriglia. Eppure gli inglesi affrontarono le stesse tattiche che gli Afghani usano oggi, e riuscirono a prevalere. E, si badi bene, non con carriarmati, mirini notturni, missili autocercanti e UAV contro qualche fucile, ma con moschetti monocolpo e cavalli, contro un nemico equipaggiato parimenti, dunque senza praticamente vantaggi tecnologici.
La differenza stava tutta nell'atteggiamento.
Il fatto e' che questa guerra, se non e' stata persa, certo ci si e' rifiutati di vincerla a tavolino, con una serie di errori marchiani sia politici che strategici, attuati prima da un presidente tanto stolto da sperperare il pieno appoggio popolare di cui godeva con delle giustificazioni insostenibili (quando ne aveva a disposizione di sostenibilissime!), e poi da un presidente che fin'ora (purtroppo) s'e' dimostrato solo uno scaltro demagogo con pochi contenuti reali.
Ma questo e' un aspetto che puo' semmai suscitare rammarico, e solo qualche preoccupazione teorica per un futuro che sara' ancora a lungo popolato dal fondamentalismo islamico, quando ci sarebbe stato ogni modo di chiudere la questione hic et nunc.
La preoccupazione vera, e immediata, che nasce da questo discorso e' piuttosto un'altra. Le considerazioni di cui sopra possono spiegare perche' impegnare le truppe possa essere un "suicidio tattico", se veramente si desidera ritirarsi in modo proficuo, ma non certo come possa essere "strategicamente completamente sbagliato". A meno che non si consideri il teatro mediorientale nel suo assieme, e si prenda in considerazione la questione IRAN.
Un Iran sempre piu' intento a reprimere ogni dissidenza interna, sempre piu' lanciato verso il nucleare militare, sempre piu' provocatorio, al punto che, qualche giorno fa, e' arrivato a invadere il vicino Iraq.
Una mossa chiaramente provocatoria e mirata a saggiare la convinzione politica e militare del suo avversario primario, andandone a stuzzicare una "dependance" critica.
Le implicazioni di una possibile guerra con l'Iran sono troppo vaste per poterle considerare qui, ma certamente variano a seconda che si abbia a che fare con un Iran fortemente coeso e privo di un'opposizione credibile, o che si abbia a che fare con un Iran sull'orlo della guerra civile.
Staremo a vedere, e secondo me non ci sara' da aspettare molto. :?
Il risultato e' che McChrystal chiede l'invio di altri 40 mila uomini.
Joe Biden ritiene la cosa "Un suicidio tattico e una decisione strategica completamente sbagliata".
Ora, non occorre essere profondi conoscitori di dottrina militare per comprendere che l'invio di ulteriori forze attualmente non impegnate in un teatro difficile in cui si combatte aspramente puo' essere TUTTO tranne che un "suicidio tattico". In effetti sarebbe un suicidio tattico NON MANDARLE.
Questo, ovviamente, se si considera il solo teatro in questione...
In un quadro piu' ampio, il discorso del vicepresidente assume aspetti ben piu' allarmanti.
Da un lato, come dichiarato dallo stesso McChristal, la politica americana ha obiettivi diversi da quelli degli uomini sul campo (hai mai visto...) ed e' di fronte a una scelta, che non riguarda il restare o l'andarsene, ma solo il COME andarsene, senza dare l'impressione al fondamentalismo islamico di una ritirata con la coda tra le gambe. Perche' se e' vero che certamente la guerra in Afghanistan non e' stata persa, e' pur anche vero che certamente non e' stata vinta, e che allo stato attuale delle cose, una eventuale vittoria sarebbe costosissima e rischierebbe di essere la classica vittoria di Pirro.
E questo non, come vorrebbero far credere alcuni, evidentemente ignoranti di res militaria (oppure in malafede) per un'alquanto irreale superiorita' degli Afghani. Gli Afghani sono ossi duri, e' vero, e sono maestri in guerriglia. Eppure gli inglesi affrontarono le stesse tattiche che gli Afghani usano oggi, e riuscirono a prevalere. E, si badi bene, non con carriarmati, mirini notturni, missili autocercanti e UAV contro qualche fucile, ma con moschetti monocolpo e cavalli, contro un nemico equipaggiato parimenti, dunque senza praticamente vantaggi tecnologici.
La differenza stava tutta nell'atteggiamento.
Il fatto e' che questa guerra, se non e' stata persa, certo ci si e' rifiutati di vincerla a tavolino, con una serie di errori marchiani sia politici che strategici, attuati prima da un presidente tanto stolto da sperperare il pieno appoggio popolare di cui godeva con delle giustificazioni insostenibili (quando ne aveva a disposizione di sostenibilissime!), e poi da un presidente che fin'ora (purtroppo) s'e' dimostrato solo uno scaltro demagogo con pochi contenuti reali.
Ma questo e' un aspetto che puo' semmai suscitare rammarico, e solo qualche preoccupazione teorica per un futuro che sara' ancora a lungo popolato dal fondamentalismo islamico, quando ci sarebbe stato ogni modo di chiudere la questione hic et nunc.
La preoccupazione vera, e immediata, che nasce da questo discorso e' piuttosto un'altra. Le considerazioni di cui sopra possono spiegare perche' impegnare le truppe possa essere un "suicidio tattico", se veramente si desidera ritirarsi in modo proficuo, ma non certo come possa essere "strategicamente completamente sbagliato". A meno che non si consideri il teatro mediorientale nel suo assieme, e si prenda in considerazione la questione IRAN.
Un Iran sempre piu' intento a reprimere ogni dissidenza interna, sempre piu' lanciato verso il nucleare militare, sempre piu' provocatorio, al punto che, qualche giorno fa, e' arrivato a invadere il vicino Iraq.
Una mossa chiaramente provocatoria e mirata a saggiare la convinzione politica e militare del suo avversario primario, andandone a stuzzicare una "dependance" critica.
Le implicazioni di una possibile guerra con l'Iran sono troppo vaste per poterle considerare qui, ma certamente variano a seconda che si abbia a che fare con un Iran fortemente coeso e privo di un'opposizione credibile, o che si abbia a che fare con un Iran sull'orlo della guerra civile.
Staremo a vedere, e secondo me non ci sara' da aspettare molto. :?