T
testerr
Guest
Enel si prepara a scoprire le carte sul nucleare italiano. Lo farà, come anticipato da Libero, il 19 gennaio a Roma nella sede di Confindustria. Un evento clou, quello organizzato dalla spa guidata da Fulvio Conti che sta prendendo la forma del nucleare-day per il nostro Paese. Non a caso, la riunione, dal tenore squisitamente tecnico con le imprese italiane interessate a fare soldi con l?atomo, sarà seguita da una conferenza stampa con lo stesso Conti e, probabilmente, con il numero uno di viale dell?Astronomia, Emma Marcegaglia.
OTTO CENTRALI
Fra poche settimane, dunque, il colosso energetico del nsotro Paese alzerà il velo sul piano che prevede la costruzione di quattro centrali sulle otto indicate nel programma del governo di centro-destra. Stime del colosso energetico indicano nel 70% la quota degli investimenti complessivi destinata a finire nelle casse delle imprese tricolore. Dei 18 miliardi previsti per gli impianti targati Enel, ben 12,6 dovrebbero restare dentro i nostri confini. Nessuna informazione specifica, invece, arriverà sui siti destinati a ospitare i nuovi impianti. Tema che scotta e che rientra fra le competenze dell?Agenzia che farà capo al ministero per lo Sviluppo economico. L?incontro di gennaio, secondo le carte che circolano fra i tecnici di viale dell?Astronomia, partirà dall?illustrazione del quadro regolatorio francese (che dovrebbe essere il modello per quello italiano) per poi passare agli standard e alle norme tecniche. Ultimo punto all?ordine del giorno, i criteri di classificazione delle aziende interessate a portare a casa qualche commessa. La selezione, che si baserà sulle linee guida Enel, sarà curata dalle associazioni di categoria coinvolte (Ance, Anie, Federprogetti e Oice). Sul punto, però, c?è ancora un po? di confusione: per quanto riguarda la selezione dei fornitori molto dipenderà dalle scelte della nuova agenzia per la sicurezza sul nucleare.
Fatto sta che in ballo c?è una montagna di soldi. Ecco perché più si avvicina la data dell?incontro e più cresce l?attenzione fra gli addetti ai lavori. Non mancano, però, le preoccupazioni fra gli stessi imprenditori italiani. Alcuni dei quali si vanno convincendo che l?affare, alla fine della giostra, lo faranno soprattutto le aziende francesi, già preparate con l?impianto di Flamanville (che vede Enel protagonista in partnership con i cugini di Edf). La questione, in parte, è politica e rientra negli accordi fra il premier italiano, Silvio Berlusconi, e il presidente francese, Nicolas Sarkozy. Il Cavaliere, probabilmente, farà di tutto per evitare che gli investimenti diano benefici solo per l?economia della Francia. Ma ovviamente è pure una faccenda tecnica, con le imprese italiane, specie quelle più piccole, che sembrano partire in svantaggio rispetto alla concorrenza d?Oltralpe. «Non abbiamo tutte le competenze richieste e i francesi sono più ?allenati? di noi» rivela un imprenditore. E qualche contatto fra dirigenti delle industrie italiane e top manager francesi conferma che Oltralpe in effetti stanno scaldando i muscoli.
CONTI: «IL 70% IN ITALIA»
Così, a tranquillizzare l?imprenditoria italiana, nei giorni scorsi, è sceso in campo lo stesso ad di Enel. «In Italia - ha spiegato Conti - c?è già un tessuto industriale in grado di raccogliere la sfida nucleare». Secondo Conti, poi, «per valutare le ricadute sul sistema industriale nazionale non va dimenticato che in una centrale il 50% dell?investimento non riguarda il cuore tecnologico, ma le opere convenzionali».
OTTO CENTRALI
Fra poche settimane, dunque, il colosso energetico del nsotro Paese alzerà il velo sul piano che prevede la costruzione di quattro centrali sulle otto indicate nel programma del governo di centro-destra. Stime del colosso energetico indicano nel 70% la quota degli investimenti complessivi destinata a finire nelle casse delle imprese tricolore. Dei 18 miliardi previsti per gli impianti targati Enel, ben 12,6 dovrebbero restare dentro i nostri confini. Nessuna informazione specifica, invece, arriverà sui siti destinati a ospitare i nuovi impianti. Tema che scotta e che rientra fra le competenze dell?Agenzia che farà capo al ministero per lo Sviluppo economico. L?incontro di gennaio, secondo le carte che circolano fra i tecnici di viale dell?Astronomia, partirà dall?illustrazione del quadro regolatorio francese (che dovrebbe essere il modello per quello italiano) per poi passare agli standard e alle norme tecniche. Ultimo punto all?ordine del giorno, i criteri di classificazione delle aziende interessate a portare a casa qualche commessa. La selezione, che si baserà sulle linee guida Enel, sarà curata dalle associazioni di categoria coinvolte (Ance, Anie, Federprogetti e Oice). Sul punto, però, c?è ancora un po? di confusione: per quanto riguarda la selezione dei fornitori molto dipenderà dalle scelte della nuova agenzia per la sicurezza sul nucleare.
Fatto sta che in ballo c?è una montagna di soldi. Ecco perché più si avvicina la data dell?incontro e più cresce l?attenzione fra gli addetti ai lavori. Non mancano, però, le preoccupazioni fra gli stessi imprenditori italiani. Alcuni dei quali si vanno convincendo che l?affare, alla fine della giostra, lo faranno soprattutto le aziende francesi, già preparate con l?impianto di Flamanville (che vede Enel protagonista in partnership con i cugini di Edf). La questione, in parte, è politica e rientra negli accordi fra il premier italiano, Silvio Berlusconi, e il presidente francese, Nicolas Sarkozy. Il Cavaliere, probabilmente, farà di tutto per evitare che gli investimenti diano benefici solo per l?economia della Francia. Ma ovviamente è pure una faccenda tecnica, con le imprese italiane, specie quelle più piccole, che sembrano partire in svantaggio rispetto alla concorrenza d?Oltralpe. «Non abbiamo tutte le competenze richieste e i francesi sono più ?allenati? di noi» rivela un imprenditore. E qualche contatto fra dirigenti delle industrie italiane e top manager francesi conferma che Oltralpe in effetti stanno scaldando i muscoli.
CONTI: «IL 70% IN ITALIA»
Così, a tranquillizzare l?imprenditoria italiana, nei giorni scorsi, è sceso in campo lo stesso ad di Enel. «In Italia - ha spiegato Conti - c?è già un tessuto industriale in grado di raccogliere la sfida nucleare». Secondo Conti, poi, «per valutare le ricadute sul sistema industriale nazionale non va dimenticato che in una centrale il 50% dell?investimento non riguarda il cuore tecnologico, ma le opere convenzionali».