La cosa divertente, si fa per dire, è che la farsa di ieri (il governo pomposamente convoca i petrolieri, il governo fa rispettosamente notare che fooorse i prezzi dei carburanti sono un pochino alti, i petrolieri rispondono "non è vero", il governo dice "ah, va bene, scusate il disturbo") è stata messa in scena tale e quale, se non erro, due anni fa in questo stesso periodo, quando il governo era, almeno stando agli slogan e alle bandiere, totalmente diverso da quello di oggi.
Ribadisco quindi ciò che ho scritto altrove e che a dire il vero dovrebbe essere ovvio; è perfettamente inutile che perdiamo tempo a lamentarci a voce e per iscritto, perché questo tipo di protesta è del tutto insignificante dal punto di vista di chi specula; non a caso le lamentele durano da decenni e nel frattempo le speculazioni non solo non sono diminuite ma anzi sono diventate sempre più grandi e spudorate.
Ogni merce viene venduta al prezzo più alto che i compratori dimostrano di essere disposti a pagare.
Se vogliamo davvero protestare dobbiamo cominciare a farlo con il portafoglio, senza bisogno di partiti o adunanze o manifestazioni o raccolte di firme o chissà che, ma semplicemente e sistematicamente smettendo di comprare il carburante dove esso costa anche poco di più, ovvero sfruttando al massimo e con metodo la piccola ma pur sempre esistente crepa che si è venuta a creare nel sistema speculativo con la formale liberalizzazione dei prezzi, grazie alla quale oggi, a differenza di anni fa, esistono dei distributori che vendono i carburanti a prezzi più bassi, anche se di poco (come mai gli altri distributori non sono vuoti?).
Se non siamo disposti a fare ciò, allora per coerenza dovremmo anche smettere di brontolare e bofonchiare nella vana e forse anche infantile attesa che arrivi qualcuno dall'alto (la mamma, la maestra, il parroco, il sindaco, il governo, il papa, il padre eterno) a castigare i cattivi e ad accarezzarci la testa.