CESSALTO (Treviso) - Quel tragico pomeriggio stava lavorando per il quarantaquattresimo giorno di fila. Perché i riposi certificati sul foglio ferie firmato dall?azienda, in realtà non li aveva mai goduti Roman Baran, il conducente del camion-killer che l?8 agosto dello scorso anno causò un?autentica strage sull?A4 a Cessalto, provocando la morte di sette persone fra cui lo stesso polacco. Ad ammetterlo l?altra sera ad Anno Zero è stato Armando Bizzotto, contitolare dell?azienda di autotrasporti Bfc di Tombolo di cui il 48enne era dipendente. «Ma non era un falso e comunque lo fanno tutti», si giustifica ora l?imprenditore.
Nella puntata di giovedì, il programma di Michele Santoro ha proposto il reportage «Corri bisonte corri!». Un?ampia parte dello speciale è stata dedicata all?incidente per il quale sono attualmente indagati cinque rappresentanti dell?azienda padovana e tre esponenti di Autovie Venete. Secondo le consulenze disposte dalla procura di Treviso, a determinare la brusca sterzata a sinistra del tir sarebbe stato un guasto tecnico, non un malore occorso all?autista. Le testimonianze raccolte dalla troupe di RaiDue gettano però un?ombra inquietante sulle condizioni di lavoro del camionista e dei suoi colleghi. A rivelarle sono stati alcuni ex dipendenti della Bfc, oggi aderenti ai Cobas. Ha riferito uno: «Per quarantaquattro giorni Roman ha lavorato ininterrottamente, senza mai un giorno totale di riposo». Ha commentato un altro: «È una cosa disumana». Ecco il racconto dei ritmi lavorativi: «Non avevamo tempo di respirare, non potevamo tornare a casa. Giorno e notte, ventiquattr?ore su ventiquattro. Qualche momento di riposo buttati in cuccetta, ma poi basta. Ho viaggiato con Roman in Russia, addirittura abbiamo riparato il suo camion una notte intera, a meno venti-venticinque in centro a Mosca».
L?ultima chiacchierata con Baran prima della fatale partenza per la Russia: «Ho detto: 'Dove stai andando?'. E lui: "Sto andando a Mosca, però non me la sento di andare. Guarda in che condizioni mi mandano via: con le gomme lesse. L?ho già detto che mi cambino le gomme, loro non vogliono cambiarle. Fai un altro viaggio, mi hanno detto". Tutto così». Ma è sui tempi di guida che i sindacalisti hanno lanciato le accuse più pesanti ai loro ex principali. Carte alla mano, i camionisti hanno mostrato le discrepanze tra i fogli ferie e le buste paga di Baran e degli altri. Secondo questa denuncia, era prassi che gli autisti figurassero in vacanza in periodi in cui invece erano stati regolarmente in servizio: nel caso di un controllo stradale, la sottoscrizione del dipendente e della ditta avrebbe salvato entrambi dalle sanzioni per lo sforamento del monte-ore.
«Ma questo è un falso materiale », ha osservato l?inviato di Anno Zero. «No - ha replicato Bizzotto - questo è un escamotage che si faceva ancora prima che entrassero in funzione i famosi cronotachigrafi digitali ». E poi, zoppicando sui congiuntivi, ma fermo sulla propria posizione: «Se io mi sentissi in colpa, se io avessi provocato delle forzature». E ancora: «L?autista è complice, ma non dell?orario di guida, è complice del tempo impiegato. La sicurezza è fatta sulle ore di guida. Quello che facciamo, d?accordo con l?autista, è di impiegarlo più giorni in un mese». All?indomani della trasmissione, l?imprenditore si difende: «Mi hanno massacrato, infangando senza un contraddittorio noi e tutta la categoria. Ora ha in mano tutto il nostro avvocato, probabilmente denunceremo i nostri ex dipendenti».
Bizzotto torna anche a sostenere la pratica dal foglio ferie «virtuale», per così dire: «È l?unico modo che abbiamo per poter lavorare, altrimenti non teniamo il ritmo della concorrenza. Ma non siamo certo gli unici. Quel documento non sarà ortodosso al cento per cento, ma non è un falso. Magari su dieci giorni di ferie indicati, l?autista ne ha effettivamente goduti solo sette o otto. Ma quei due o tre che avanza, non glieli rubiamo mica: li farà più avanti, accorpati ad altri. Sono gli stessi dipendenti a chiedercelo, perché in questo modo staccano per un periodo più lungo. Così come sono loro a chiederci di fare più ore, se hanno bisogno di soldi».
Angela Pederiva
Corriere del Veneto
Nella puntata di giovedì, il programma di Michele Santoro ha proposto il reportage «Corri bisonte corri!». Un?ampia parte dello speciale è stata dedicata all?incidente per il quale sono attualmente indagati cinque rappresentanti dell?azienda padovana e tre esponenti di Autovie Venete. Secondo le consulenze disposte dalla procura di Treviso, a determinare la brusca sterzata a sinistra del tir sarebbe stato un guasto tecnico, non un malore occorso all?autista. Le testimonianze raccolte dalla troupe di RaiDue gettano però un?ombra inquietante sulle condizioni di lavoro del camionista e dei suoi colleghi. A rivelarle sono stati alcuni ex dipendenti della Bfc, oggi aderenti ai Cobas. Ha riferito uno: «Per quarantaquattro giorni Roman ha lavorato ininterrottamente, senza mai un giorno totale di riposo». Ha commentato un altro: «È una cosa disumana». Ecco il racconto dei ritmi lavorativi: «Non avevamo tempo di respirare, non potevamo tornare a casa. Giorno e notte, ventiquattr?ore su ventiquattro. Qualche momento di riposo buttati in cuccetta, ma poi basta. Ho viaggiato con Roman in Russia, addirittura abbiamo riparato il suo camion una notte intera, a meno venti-venticinque in centro a Mosca».
L?ultima chiacchierata con Baran prima della fatale partenza per la Russia: «Ho detto: 'Dove stai andando?'. E lui: "Sto andando a Mosca, però non me la sento di andare. Guarda in che condizioni mi mandano via: con le gomme lesse. L?ho già detto che mi cambino le gomme, loro non vogliono cambiarle. Fai un altro viaggio, mi hanno detto". Tutto così». Ma è sui tempi di guida che i sindacalisti hanno lanciato le accuse più pesanti ai loro ex principali. Carte alla mano, i camionisti hanno mostrato le discrepanze tra i fogli ferie e le buste paga di Baran e degli altri. Secondo questa denuncia, era prassi che gli autisti figurassero in vacanza in periodi in cui invece erano stati regolarmente in servizio: nel caso di un controllo stradale, la sottoscrizione del dipendente e della ditta avrebbe salvato entrambi dalle sanzioni per lo sforamento del monte-ore.
«Ma questo è un falso materiale », ha osservato l?inviato di Anno Zero. «No - ha replicato Bizzotto - questo è un escamotage che si faceva ancora prima che entrassero in funzione i famosi cronotachigrafi digitali ». E poi, zoppicando sui congiuntivi, ma fermo sulla propria posizione: «Se io mi sentissi in colpa, se io avessi provocato delle forzature». E ancora: «L?autista è complice, ma non dell?orario di guida, è complice del tempo impiegato. La sicurezza è fatta sulle ore di guida. Quello che facciamo, d?accordo con l?autista, è di impiegarlo più giorni in un mese». All?indomani della trasmissione, l?imprenditore si difende: «Mi hanno massacrato, infangando senza un contraddittorio noi e tutta la categoria. Ora ha in mano tutto il nostro avvocato, probabilmente denunceremo i nostri ex dipendenti».
Bizzotto torna anche a sostenere la pratica dal foglio ferie «virtuale», per così dire: «È l?unico modo che abbiamo per poter lavorare, altrimenti non teniamo il ritmo della concorrenza. Ma non siamo certo gli unici. Quel documento non sarà ortodosso al cento per cento, ma non è un falso. Magari su dieci giorni di ferie indicati, l?autista ne ha effettivamente goduti solo sette o otto. Ma quei due o tre che avanza, non glieli rubiamo mica: li farà più avanti, accorpati ad altri. Sono gli stessi dipendenti a chiedercelo, perché in questo modo staccano per un periodo più lungo. Così come sono loro a chiederci di fare più ore, se hanno bisogno di soldi».
Angela Pederiva
Corriere del Veneto