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Audi story..

Audi story.. - opinioni e discussioni sul Forum di Quattroruote

  1. Oh la la

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    Siamo nel 1899 e l'automobile, mentre compiva i sui primi passi, iniziava ad assumere le caratteristiche tipiche del business tecnologico (come lo sarà per tutta la prima metà del Novecento), su cui ricadevano le mire di rampanti imprenditori e di giovani, perspicaci, tecnici. Tra questi ultimi vi era August Horch, ingegnere alla Daimler-Benz, che fiutò l'affare e decise di mettersi in proprio. Fondò a Colonia la "August Horch & C." per la costruzione di automobili. Da subito le Horch si distinsero per la tecnica d'avanguardia tra cui il motore con valvole di immissione in testa. In realtà le idee avanguardiste di Horch si scontrarono dopo poco con quelle ben più statiche del resto del management. Dieci anni dopo la fondazione della società, August Horch fu allontanato dall'azienda sua omonima. L'imputazione era il fallimento agonistico dovuto a determinate scelte tecniche che portavano la sua firma, e questo nonostante la produzione già nel 1908 aveva superato le 100 vetture l'anno.

    Il tecnico tedesco non si perse d'animo e fondò, sempre nel 1909, la "August Horch". L'omonimia tra le neonata azienda e la precedente "August Horch & C.", finì sul tavolo del Tribunale di Lipsia che sentenziò, senza mezzi termini, la colpevolezza di Horch. Questi fu indotto a cambiare nome alla sua nuova società, che assunse la denominazione di "Audi Automobilwerke GmbH". Il cambiamento avvenne nel segno della semantica: "horch", in tedesco, è voce del verbo "ascoltare", coniugata all'imperativo presente, e trova in "audi" il suo esatto corrispondente latino. Perfetto!

    La DKW, nata intorno all'idea del motore a due tempi, si era fatta le ossa nel triste periodo post-bellico e aveva raggiunto una mirabile stabilità finanziaria. Attorno all'acronimo ruota una leggenda che narra del fondatore, il danese Jörgen Skafte Rasmussen, che davanti al prototipo del suo primo motore a due tempi lo chiamò: "Das kleine Wunder"; ovvero, "la piccola meraviglia". L'assorbimento da parte della DKW, di fatto, annullò la capacità progettuale dell'Audi che, per aggiornare tecnicamente i modelli esistenti, dovette ripiegare su progetti americani costruiti su licenza (in DKW mancavano le conoscenze per realizzare grossi motori a quattro tempi). Le lacune in seno alla DKW furono colmate nel 1932 quando quest'ultima si fuse con la vecchia concorrente di Audi, la Horch, ed un altro costruttore tedesco, la Wanderer. Nacque così la Auto Union, il cui logo (i noti quattro anelli) rappresentava simbolicamente i marchi del gruppo: Audi, DKW, Horch e Wanderer.

    Il secondo recupero post-bellico fu ancora una volta tragico. Nuovamente la Germania ne era uscita distrutta, in tutti i sensi, e sembrava non ci fosse più posto per automobili che non fossero minime ed essenziali. Fu la fine non solo del marchio Audi, ma anche della Horch e della Wanderer. L'Auto Union perse gli stabilimenti nella Germania dell'Est e rinacque a Düsseldorf, nazionalizzata. Si concentrò sulla produzione di vetture di classe medio-bassa, con motore a due tempi, e di piccoli furgoni. Il marchio era quello dei quattro anelli e la denominazione "DKW-Auto Union". Non era rimasto più nulla dello scintillante periodo prebellico.

    Nel 1958, dopo un decennio di risultati scarsi, la DKW-Auto Union, vittima del progresso del motore a quattro tempi a scapito della sua stasi tecnologica sul due tempi, si vide obbligata a cedere alle lusinghe della Daimler-Benz. Dopo otto anni, la costruzione di un modernissimo stabilimento ad Ingolstadt ed un tentativo di avvicinarsi al motore a quattro tempi, la DKW fu ceduta dalla Daimler-Benz alla Volkswagen, all'epoca alla disperata ricerca di sostituire il Maggiolino con "qualcosa" di altrettanto valido....

    Fu chiaro che il Maggiolino stava invecchiando anche dal punto di vista tecnico e strutturale, non solo da quello stilistico. Rinfrescare e diversificare la gamma: un'idea che oramai era diventata un bisogno fisiologico per la Volkswagen, la quale trovò un'opportunità proprio nel desiderio da parte della Daimler-Benz di disfarsi della Auto Union-DKW. Nel 1964 avvenne un primo passaggio di parte del pacchetto azionario, mentre due anni più tardi la totalità della Casa di Ingolstadt passò sotto il controllo della Volkswagen...

    La F102
    commercializzata fino a quel momento con il marchio DKW convinse i vertici Volkswagen per il suo impatto stilistico, molto meno dal punto di vista tecnico, essendo la vettura equipaggiata ancora con un motore a due tempi. Per questo, non appena entrata nel capitale Auto Union-DKW, la Volkswagen si decise anche ad estinguere il marchio DKW stesso, poiché oramai nell'immaginario collettivo era associato alla presenza del motore a due tempi e ciò avrebbe potuto avere un effetto deleterio nei programmi commerciali della Volkswagen..
    La F 102 non ebbe il successo sperato, (non solo) per motivi di prezzo (sul mercato italiano costava 1.310.085 L. di listino e tecnici (il motore a due tempi era passato di moda, inoltre si verificarono problemi di funzionamento al miscelatore e all'accensione). Perciò, dal gennaio 1965 la vettura fu proposta anche con carrozzeria a quattro porte nel tentativo di risollevarne le sorti commerciali, ma tale tentativo fu vano..
    Esemplari prodotti 53.036...dal 1964 al 1966.
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    Audi 60 (F103) , prodotta dal 1965 -1972 in 416.853 esemplari..

    Derivata dalla DKW F102, da cui stilisticamente differiva essenzialmente in alcuni particolari estetici, come ad esempio i nuovi fari anteriori rettangolari, la calandra ormai priva di listelli cromati, ma solcata da un unico "baffo". L'abitacolo è piuttosto simile a quello del modello precedente, ma con finiture più curate.
    Dal punto di vista tecnico, la vettura riprendeva in gran parte molte soluzioni già viste nella precedente F102, vale a dire la struttura a scocca portante l'avantreno a ruote indipendenti con trapezi, barre di torsione e barra stabilizzatrice, il retrotreno ad assale rigido con puntoni longitudinali di spinta e una barra di torsione trasversale e l'impianto frenante misto. La vera novità tecnica stava invece nel motore, un classico 4 cilindri a 4 tempi (anziché tricilindrico a 2 tempi) di origine Daimler-Benz, inizialmente destinato esclusivamente ad equipaggiare alcuni veicoli militari costruiti dalla Casa di Stoccarda.

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    Audi 100 del 1968-1976
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    Audi 100 Serie C2 (1976-1982)
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    Audi 100 (C3 1982-1990)

    L'Auto Union Audi 100 è un'autovettura prodotta tra il 1968 ed il 1984, in seguito denominata Audi 100 dal 1985 al 1996.
    la nuova Audi 100, deriva dalla piattaforma della 80, fa suo il nuovo motore a cinque cilindri in linea, nato da una costola di un'unita quattro cilindri a quattro tempi, di progetto Mercedes, che la DKW costruiva nei suoi stabilimenti messicani..
    L'immagine Audi era ancora molto nebulosa essenzialmente a causa del nome, affiancato all'ormai decaduto Auto Union e riapparso dopo quasi trent'anni di oblio. Ma l'intenzione di aggredire il mercato era già evidente in questi modelli che cercavano di differenziarsi, perlomeno tecnicamente, dalle più affermate, ma vetuste Fiat e Opel. Intanto a Ingolstadt la produzione Auto Union Audi, i cui numeri erano ancora bassi, era affiancata da quella Volkswagen.
    Nel 1969 un altro colpo portò in Volkswagen la NSU e con essa la complessa e discussa Ro80 a motore Wankel (che sarà pensionata, con tutto il marchio, nel 1977) e il progetto della berlina a quattro cilindri K70. La NSU, complice anche la creatività dei propri uffici, fu intelligentemente fusa con al Auto Union: nacque la l'Audi NSU Auto Union AG. Per la prima volta dopo decenni, il nome Audi torna ad identificare una società.

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    Audi 80 prodotta dal 1972-1995
     
    Ultima modifica: 14 Gennaio 2018
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  2. Oh la la

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    Audi A 80 (B2 1978-86)

    La prima Audi-NSU fu la 80 nel 1972 che avrebbe sostituito la vecchia famiglia derivata dalla 72. Padre del nuovo modello fu l'Ing. Ludwig Kraus, uomo chiave nella storia della nuova Audi che con grande lungimiranza permise lo sfruttamento intelligente delle risorse della Auto Union.
    La 80, fedele all'impostazione a trazione anteriore, fu eletta Auto dell'Anno 1973. Sarà affiancata nel '74 dalla piccola 50, un utilitaria da un litro di cilindrata che farà da base alla ben più fortunata Volkswagen Polo. Due anni dopo, con la nuova Audi 100, derivata dalla piattaforma della 80, fa suo il nuovo motore a cinque cilindri in linea, nato da una costola di un'unita quattro cilindri a quattro tempi, di progetto Mercedes, che la DKW costruiva nei suoi stabilimenti messicani.

    Intanto la mamma Volkswagen si era ripresa grazie al successo immediato di Golf e Passat e l'ombra della crisi energetica sembrava non scalfire più di tanto l'Audi che non avendo ancora raggiunto la vetta del mercato, continuava ad essere "confusa" con marchi popolari: basti pensare che nel 1977 la 100 raggiunse il traguardo del milione di unità. Poco dopo, un nuovo slancio lo diede la 200 del 1979. Realizzata sulla scocca della 100, guardava con entrambi gli occhi al mercato americano (e i vertici di quello europeo): era spinta dal cinque cilindri da 2.2 litri in versione aspirata e turbo.

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    Audi 200 (C3 1982-1990)

    Nel 1979 venne presentata la prima serie della 200 denominata Typ 43, derivata dalla 100 C2
    La 200 C2 era infatti mossa dalla versione turbocompressa del 5 cilindri il linea di 2144 cm³. La potenza toccava così i 170 cv, qualificandola come la trazione anteriore di serie più veloce del mondo. Esisteva poi una versione aspirata, denominata 5E anziché 5T, sempre di 2144 cm³ e con iniezione Bosch K-Jetronic e 136 CV di potenza che non era importata in Italia.

    Erano gli anni in cui a capo degli uffici tecnici dell'Audi c'era un ambizioso tecnico, Ferdinand Piëch, proveniente dalla Porsche - azienda di famiglia - e artefice con Jorg Bersinger del progetto "quattro". Sono questi gli uomini a cui si deve gran parte del successo Audi. È stato grazie alla loro grande ampiezza di vedute, al loro coraggio e alla caparbietà nell'imporre le loro idee, che a partire dagli anni Ottanta la casa di Inglostadt ha guadagnato sempre più slancio.

    Gli anni Ottanta si aprirono per l'Audi con la Quattro. Prima vettura sportiva a trazione integrale, era un coupè derivato dalla 80 e mosso con il motore 2.2 litri turbo della 200, portato a 200 cv tondi tondi. Della coupè fu realizzata anche una versione a trazione anteriore con motore due litri, denominata Coupè GT. Da questo momento, a far da traino alle Audi borghesi ci penseranno i successi agonistici della "Quattro" e la progressiva applicazione (negli anni) di questo schema di trazione all'intera gamma di Ingolstadt.
    fonte omniauto , wikipedia
     
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  3. zinzanbr

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    Non per fare polemica ma ho notato che nella storia dei marchi di automobili tedeschi il periodo che va dall'ascesa del partito nazionalsocialista tedesco dei lavoratori alla fine della seconda guerra mondiale viene quasi sempre saltato.
    Visto che 3 o 4 anni fa' la stessa Audi ha commissionato una ricerca,i cui risultati hanno fatto indignare molte persone e hanno spinto il sindaco di Ingolstadt a ribattezzare una via che portava il nome di Richard Bruhn ritenuto responsabile dello sfruttamento (e indirettamente della morte) di migliaia di prigionieri dei lager,credo che per completezza andrebbe raccontato anche quel lasso di tempo.
    E' pur sempre storia.
     
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  4. Oh la la

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    Conoscere la storia di una marchio ..., non fa male anzi..., indipendetemente dalle nostre preferenze..., le mie penso che ormai sono risapuste a destra e a manca........:emoji_sunglasses:
    Io mi ritengo assolutamente open-minded..., oltre ad essere appassionato di storia dell'automobile, sinceramente non conoscevo tutti i dettagli del passato Audi..
    Chiaro non ho mai visto sfilare, ne partecipare le anziane Audi alla Mille Miglia , o altri eventi ( storiche) Le Mans ecc.., per cui mi sono chiesto semplicemente quali fossero le origini , la storia di questo marchio tedesco.?
    Probabilmente la vera storia , i grandi successi.., tutto cominciò solo allìinizio degli anni '80..

    La quattro di Ginevra 1980 sarà il preludio a una rivoluzione che travolgerà nei primi anni ottanta i rivali nel mondiale rally, ma che garantirà soprattutto ad Audi un posizionamento strategico di cui gode i frutti ancora oggi, a trent’anni di distanza. Ancora oggi se pensiamo a “quattro”, alla trazione integrale su un’auto, pensiamo ad Audi. E in Audi capiscono in fretta come farci venire questo collegamento mentale: fin dal novembre del 1982 entrano infatti a listino i modelli 80 a trazione integrale, cui nel 1983 seguono l’Audi 100 e la 200. Sono tutte quattro, anzi, qvattro, pronunciato alla tedesca.

    Ur-quattro è la progenitrice voluta da Piëch, la prima della stirpe: complicata da assemblare, messa insieme in maniera semi-artigianale da Audi e Baur, mossa da un’evoluzione di un propulsore che ha già qualche annetto, il 5 cilindri da 2.1 litri abbinato a un turbocompressore con intercooler. Per i tempi però è una sportiva vera: la quattro scarica a terra 200 Cv ed è relativamente leggera, a vuoto pesa 1.280 kg. Per capirci: una Audi RS3 odierna di Cv ne ha 400 e pesa circa 200 kg in più.

    Sulla quattro Röhrl vincerà parecchio: ma in piena epoca di mostri del Gruppo B anche la quattro inizia a soffrire le rivali, soprattutto la Peugeot 205 Turbo 16, altra macchina per i tempi rivoluzionaria. Così anche la quattro viene evoluta: se per il Gruppo B nascerà la rarissima Sport quattro a passo accorciato, le evoluzioni della quattro “tradizionale” saranno contraddistinte dalla sigla A1 e A2.
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    http://www.esquire.com/it/sport/corse/a12806429/audi-quattro/
     
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  5. mani in alto

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    Penso che quel periodo di tempo fu molto confuso per vari motivi.
    Hitler ovviamente parteggiava la vw, quindi avrà fatto pressioni al popolo perché a acquistasse il maggiolino.
    Inoltre durante un conflitto e in particolare nella germania nazista che si preparava da tempo a fare guerra le aziende automobilistiche, che hanno macchinari costosi e ricercati per costruire veicoli da guerra, vengono utilizzate per scopi bellici.
    Nel periodo 1939-1945 praticamente tutto il mondo si é fermato per la seconda guerra mondiale, quasi nessuno ha prodotto nuovi modelli in quei 6 anni.
     
  6. zinzanbr

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    Mi risulta che esistano modelli audi prodotti in quel periodo.
    E anche mezzi militari e veicoli da guerra producono utili,quindi per come la vedo i grandi costruttori tedeschi hanno incrementato i propri utili servendosi di manodopera a costo zero (volgarmente detti schiavi) per la produzione.
    Mi rendo conto che sono pagine buie della storia dei suddetti marchi ma saltare a piedi pari il periodo più nefasto dello scorso secolo solo perchè il ruolo che hanno avuto genera cattiva pubblicità non mi sembra storicamente corretto.
    Ovviamente non mi riferisco a questo topic in particolare ne al suo autore,ma alla tendenza diffusa di sorvolare quel determinato periodo storico da parte di chi ha avuto parte in quei terribili avvenimenti non solo come spettatore impotente ma come complice con un chiaro tornaconto.
     
  7. mani in alto

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    Su questo hai ragione, molto spesso si fa finta di niente e si saltano come per magia quei 10 anni, come se tutto non fosse successo.
    Da un lato é anche comprensibile perché raccontando la storia automobilistica di un marchio e parlare di deportati sfruttati non é il massimo, dall'altro sarebbe comunque corretto almeno accennare l'argomento.
    Al netto di tutto non ne faccio certo una colpa di Audi, era composta e comandata da tedeschi e all'epoca ( con la martellante propaganda fascista) era quasi considerato naturale considerare i deportati come schiavi e sfruttarli, ma era normale per tutti, dai capi al popolo.
    Certo oggi un'azione del genere mette i brividi ma per l'epoca e per il contesto era una cosa logica e sensata.
     
  8. arizona77

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    E/o forse perche' se non lo facevi rischiavi di fare la stessa fine....
    Mica tutti sono come il Gentleman della famosa lista.
    O come il nostro ottimo Perlasca da Padova
     
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  9. zinzanbr

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    Forse col senno di poi è facile giudicare,ma le fonti dicono che la popolazione sapeva molto più di quanto si volesse far credere e pensare che potessero non porsi alcuna questione morale fa davvero impressione.
    E il fatto che oggi tante persone non solo non abbiano i brividi ma minimizzino o addirittura cerchino di far riaffiorare gli "ideali" che hanno generato una simile aberrazione è davvero terrorizzante.
    Ho appreso da poco da un documentario che la tristemente nota soluzione finale venne testata in principio su 70000 disabili tedeschi,una sorta di banco di prova per valutare il grado di indignazione della popolazione che fu tristemente basso se non nullo.
    Da questo punto di vista non sorprende il fatto che quando tale soluzione fu applicata in massa su soggetti ritenuti estranei e non appartenenti al popolo tedesco (anche se il concetto di popolo-religione è un'invenzione che mi ha sempre lasciato perplesso) non ci furono proteste.
    Però mi rendo conto di aver deragliato da quello che era l'argomento di questo topic molto ben scritto,ho trovato interessanti specialmente le immagini di alcuni modelli troppo datati perchè potessi ricordarli o conoscerli.
    Fa un effetto strano vedere i modelli antecedenti allo stile Audi degli ultimi trent'anni,durante i quali lo stile si è evoluto all'insegna della continuità rendendo ancora familiari anche modelli non proprio recenti.
     
  10. Brumista

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    Io eviterei, seppur uno intrinseco a l'altro, di mischiare puri fatti di storia con la cronistoria di una produzione automobilistica..
    Seppur vero che la storia, soprattutto relativa all'ultimo conflitto mondiale, ha praticamente monopolizzato ogni settore produttivo, in particolar modo quello automobilistico e/o meccanico in genere, rimane il fatto che qui ci si debba occupare solo ed esclusivamente di produzione automobilistica....
    Questo il mio parere.
     

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